In Italia, la ricerca di una gravidanza tramite fecondazione assistita apre complesse considerazioni, soprattutto di carattere clinico. Il benessere psicofisico di una coppia che ricorre a un supporto esterno per avere un figlio è strettamente connesso alle dinamiche della sanità pubblica e privata, nonché a fattori personali e familiari legati all’importante decisione di avere e di crescere un bambino. In questo articolo proviamo a far luce sulle tecniche della Procreazione Medicalmente Assistita in Italia, con uno sguardo alle politiche di supporto aziendale volte a garantire alle future madri uno standard di vita sempre più soddisfacente.
Cos’è la fecondazione assistita
Il ricorso alla fecondazione assistita è una scelta frequente tra le coppie che non possono avere figli. Come precisa l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si parla di infertilità nel caso in cui non avvenga alcun concepimento dopo oltre 12 mesi di rapporti sessuali completi e non protetti; si tratta di una condizione che può dipendere da molti fattori e necessita di essere diagnosticata, per entrambi i partner, tramite una serie di verifiche cliniche ed esami di laboratorio.
Verifica di fertilità nella donna
Quella di infertilità, infatti, è una vera e propria diagnosi, che viene elaborata soltanto a partire dai risultati di alcuni esami, principalmente:
- ecografia alle ovaie (utile soprattutto a indagare eventuali malformazioni o lesioni uterine);
- dosaggi ormonali;
- visita ginecologica e tampone vaginale.
Verifica di fecondità nell’uomo
I principali esami eseguiti per sondare una sospetta sterilità nell’uomo sono invece:
- esame del liquido seminale e spermiocoltura;
- ecografia del testicolo.
Oltre a quelli ormonali e strutturali, a determinare la capacità riproduttiva di una coppia intervengono anche altri fattori, come quello anagrafico e genetico; in generale, il quadro che si delinea in seguito all’indagine clinica è utile qualora la coppia opti per la cosiddetta Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), anche perché la diagnosi di infertilità certificata dal medico rappresenta un requisito di accesso alla PMA stessa.
Tecniche di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita)
Nell’ambito di quella che è comunemente definita “fecondazione assistita” o “procreazione assistita”, diverse sono le applicazioni tramite cui si agevola il concepimento di un figlio in una coppia a seguito della diagnosi di infertilità. In Italia la questione è disciplinata dalla Legge 40/2004, che stabilisce che solo le coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate oppure conviventi possano accedere alla PMA. In altri Paesi, invece, come la Spagna, per la donna non è necessario avere un partner.
Fino al 2015, la legge indicava quella omologa come unico tipo di PMA praticabile in Italia: in altre parole, il materiale biologico utilizzato doveva provenire esclusivamente dai futuri genitori del nascituro. In seguito, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, rendendo di fatto possibile anche in Italia il ricorso alla PMA con gameti provenienti da donatori esterni alla coppia.
Erogabile sia presso centri pubblici che presso strutture private/private convenzionate, la fecondazione assistita consta di diverse tipologie e relative tecniche di applicazione a seconda di come i gameti vengono manipolati. Vediamole in dettaglio.
Fecondazione assistita intracorporea
È realizzata all’interno dell’apparato genitale femminile, si pratica mediante una terapia farmacologica finalizzata a stimolare la crescita dei follicoli e, in seguito, tramite l’introduzione nell’utero – durante il periodo fertile – del liquido seminale precedentemente trattato in modo da selezionare solo gli spermatozoi migliori.
Fecondazione assistita extracorporea
Avviene in vitro e ha un grado medio-basso di invasività. Si eroga per lo più nei casi in cui l’opzione di PMA intracorporea non abbia avuto successo. Preliminarmente, gli ovociti vengono prelevati e trattati in vitro con il liquido seminale; solo nel caso che siano fecondati, si procede a trasferirli nell’utero.
Fecondazione assistita: quali sono i costi in Italia e i tempi di attesa?
Ma quali sono i costi e i tempi medi di applicazione? In Italia essi variano a seconda del tipo di PMA erogata e del centro prescelto. Vediamoli insieme. Costi, tempi e strutture: i numeri della fecondazione assistita Rispetto alle attività dei centri di Procreazione Medicalmente Assistita in Italia, il Ministero della Salute pubblica periodicamente una relazione annuale. I dati del 2017 registrano la tendenza delle coppie a iniziare un trattamenti di fecondazione assistita per lo più nei centri pubblici (dove si effettua il 38,6% dei cicli) e in quelli privati convenzionati (che erogano invece il 24,8% dei cicli).Solo il restante 36,6% dei cicli viene realizzato nei centri privati.
L’età media delle donne che si sottopongono ai trattamenti di PMA è di 36 anni, mentre 12.836 sono stati i casi di successo dell’applicazione nel 2015 (anno oggetto della relazione ministeriale). Si stima che oggi, in Italia, il costo da sostenere lungo ricerca di un figlio mediante l’ausilio della fecondazione assistita si aggiri intorno ai 12.000 euro: si tratta di una stima complessiva, che tiene conto del dato secondo cui più del 40% delle coppie necessita di accedere ad almeno due cicli di trattamento, se non di più, prima di ottenere una gravidanza.
Tempi di attesa per la fecondazione assistita
E per quanto riguarda i tempi di attesa? Escludendo l’accesso in formula provata, immediato ma più costoso, iscriversi in una lista del SSN implica un’attesa che va dai 3 mesi ai 2 anni (a seconda della regione di appartenenza) per l’accesso al primo ciclo di trattamento. Mentre, relativamente ai tempi di riuscita, si registra che circa il 70% delle coppie ha un figlio entro 4 anni dall’inizio del percorso di fecondazione assistita; il restante 30% riesce ad avere un bambino in tempi più brevi.
Nell’ambito della sanità pubblica, un recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità indica la Val D’Aosta come la regione più virtuosa, con soli 2 mesi per l’accesso alla prima visita ed effettuazione immediata del primo trattamento. In Umbria si richiedono 1 mese di attesa per il controllo preliminare e, in seguito, 6 mesi per l’erogazione del primo step della PMA. Infine, anche l’Emilia-Romagna detiene un primato tra le regioni del centro-nord: in 3 mesi si accede alla prima visita e dopo altri 3 è già possibile sottoporsi a un primo tentativo di fecondazione assistita.
Il congelamento degli ovociti e dello sperma
Il social freezing o social egg freezing è una tecnica di fecondazione assistita. La procedura consiste nel congelamento di ovociti in azoto liquido e si pratica con l’obiettivo di conservarli nel tempo, mantenendo inalterate le condizioni. È un trattamento che permette di preservare la fertilità in alcune circostanze particolari, soprattutto legate alla necessità di sottoporsi a terapie mediche o chirurgiche che potrebbero pregiudicare la capacità di procreare. Parliamo, per esempio, di pazienti che devono effettuare dei cicli di chemio o radioterapia. Si può ricorrere al social freezing anche in via precauzionale, se una malattia o un’altra condizione particolare fanno sospettare una riduzione della fertilità in tempi brevi, diversi da quelli biologici.
Quanto costa congelare gli ovociti?
Se il congelamento è indicato dal medico nell’ambito di un percorso terapeutico, è effettuato tramite il sistema sanitario nazionale. Se invece non c’è questo requisito, è possibile ricorrere a strutture private: il costo è all’incirca quello della fecondazione assistita, poiché per ottenere gli ovuli è necessario ricorrere almeno a due/tre cicli di stimolazione. In questo caso, però, gli ovociti prelevati sono custoditi in una biobanca, che ha un costo ulteriore per la presa in carica (può variare dai 150 ai 300 euro all’anno).
È possibile congelare lo sperma?
Oltre agli ovociti, è possibile ricorrere alla procedura di congelamento per lo sperma. Non c’è bisogno di alcuna preparazione, come invece accade per la donna, e anche in questo caso la pratica è legata soprattutto all’esigenza di preservare la fertilità quando il paziente si sottopone a trattamenti medici. I costi per la conservazione sono gli stessi.
Le spese relative alle procedure di fecondazione assistita sono solitamente escluse dalle misure di welfare aziendale. Alcune compagnie assicurative come UniSalute, però, prevedono queste tipologie di prestazioni nell’ambito delle polizze collettive dedicate al mondo del lavoro. Le aziende che hanno scelto questi piani collettivi, offrono quindi ai dipendenti una serie di agevolazioni che coprono prestazioni sia prima che dopo la gravidanza, incluse le tecniche di PMA.
1 commento
Grazie mille per l’articolo!