A questo proposito, è stata recentemente confermata, in secondo grado, una sentenza che ha riconosciuto un nesso causale tra lo sviluppo di un tumore alla testa in un lavoratore e l’uso intenso del telefono cellulare a cui, per ragioni professionali, questa persona è stata esposta per anni. Ma cosa dice la scienza in proposito? Ci sono risposte certe in merito a una possibile correlazione tra cellulare e tumore? In questo articolo cercheremo di fare maggiore chiarezza sull’argomento, riportando alcuni studi e i pareri delle maggiori autorità.
Che cosa sono le onde a radiofrequenza?
I timori legati al rapporto tra cellulare e tumore derivano dal fatto che questi dispositivi emettono onde a radiofrequenza (RF). Si tratta di una forma di radiazione non ionizzante che si differenzia, dunque, da quelle ionizzanti (ovvero i raggi X o il radon, ad esempio). Mentre è ormai noto che le radiazioni ionizzanti possono aumentare il rischio di cancro nell’uomo, come spiega il National Cancer Institute, per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti (ovvero quelle emesse dai cellulari) attualmente non ci sono prove coerenti che confermino un nesso tra l’esposizione ad esse e un maggior rischio di sviluppare tumori. Come dichiara l’Istituto statunitense, l’unico effetto biologico riconosciuto delle onde a radiofrequenza è la capacità di riscaldare i tessuti. Tuttavia, i livelli a cui siamo quotidianamente esposti risultano inferiori rispetto a quelli necessari per determinare un riscaldamento significativo.
È bene sapere che l’energia assorbita dal corpo cresce all’aumentare della vicinanza con il telefono cellulare, mentre diminuisce man mano che ci si allontana dal dispositivo. La quantità di onde a radiofrequenza assorbite viene calcolata da un’unità di misura chiamata “SAR”, acronimo di Specific Absorption Rate (tasso di assorbimento specifico): in Europa, come riporta il sito della Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, il livello massimo ammesso è di 2 watt per chilogrammo, calcolati su 10 grammi di tessuto (in genere, questo valore è riportato sul sito del produttore oppure sull’apparecchio stesso).
Tuttavia, ad accrescere l’apprensione per un possibile legame tra cellulari e tumori è poi la forte diffusione che questi dispositivi hanno avuto negli ultimi anni, sia tra gli adulti che tra i bambini, a cui si aggiunge il fatto che sono aumentati il numero e la durata delle chiamate effettuate, per cui aumenterebbero anche le radiofrequenze a cui siamo esposti. Contemporaneamente, però, i cellulari odierni sono più evoluti ed emettono energie più deboli rispetto a quelli del passato.
Cellulare e tumore: cosa dice la ricerca?
Innanzitutto, partiamo dalla posizione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2011, infatti, la IARC ha inserito i campi elettromagnetici derivati dalle radiofrequenze nel gruppo 2B, ovvero tra i possibili cancerogeni per gli esseri umani. Di questa categoria, per capirci, fanno parte gli agenti per cui vi sono prove limitate di cancerogenicità negli esseri umani e riscontri insufficienti dagli studi effettuati su animali da laboratorio.
Nel corso degli anni sono state condotte numerose ricerche volte a verificare un’eventuale connessione tra l’uso dei cellulari e l’insorgenza di forme di cancro. I maggiori studi si sono concentrati sulla possibile correlazione con lo sviluppo di tumori cerebrali maligni (come i gliomi), tumori cerebrali non maligni (come i meningiomi) e i neurinomi del nervo acustico, ovvero dei tumori benigni chiamati anche schwannomi vestibolari. Sono state svolte sia indagini di laboratorio, su animali e su colture cellulari, sia ricerche epidemiologiche – quindi sulla popolazione – per quantificare l’utilizzo del cellulare da parte delle persone che avevano contratto i tumori. In sintesi, come riporta l’AIRC, l’esito che emerge è questo: attualmente non ci sono prove sufficienti per sostenere un legame tra la comparsa di tumori al cervello e l’uso del cellulare, soprattutto per i modelli di nuova generazione, anche se alcuni studi hanno rilevato un aumento del rischio per il glioma e il neurinoma.
Vediamo più nel dettaglio quali sono stati gli studi principali e gli esiti a cui sono giunti.
Cellulare e tumore: i principali studi epidemiologici
Fra i diversi studi epidemiologici svolti per indagare un possibile rapporto tra uso del cellulare e sviluppo di tumore, ce ne sono tre molto ampi che vale la pena citare, riportati sia dal sito dell’AIRC sia dal sito del National Cancer Institute:
- Interphone è una grande ricerca che ha interessato 13 Paesi e più di 5mila persone a cui erano stati diagnosticati gliomi o meningiomi. La maggior parte delle analisi pubblicate da questa indagine non ha rilevato un aumento statisticamente significativo dei tumori con l’uso dei cellulari, tranne che un incremento per una piccola percentuale di partecipanti che ne facevano un uso intensivo. C’è da dire, però, che gli stessi ricercatori hanno ammesso la difficoltà nell’interpretare i dati, che sono stati raccolti tramite questionari a molti anni di distanza rispetto all’uso effettivo del telefono.
- Un ampio studio danese ha analizzato l’incidenza dei tumori su 400mila persone che hanno avuto il cellulare dal 1982 al 1995, senza trovare correlazioni tra lo sviluppo di tumori e il telefonino.
- Il Million Women Study, che ha coinvolto circa 800mila donne britanniche: nemmeno in questo caso è stata individuata una connessione causa-effetto tra l’impiego del cellulare e la nascita dei tumori. Benché i risultati iniziali riportassero un’associazione con un maggiore rischio di neurinoma acustico, questa è poi scomparsa nei follow up successivi.
È utile inoltre specificare che tra gli altri studi epidemiologici citati dall’AIRC e dal National Cancer Institute, un gruppo di ricerca svedese esprime invece parere differente, evidenziando un’associazione tra cellulari e tumore.
Per quanto riguarda le indagini specifiche sui bambini, è stato condotto lo studio Cefalo, svolto in Danimarca, Svezia, Norvegia e Svizzera, che ha interessato bambini e adolescenti, tra i 7 e 19 anni, a cui era stato diagnosticato un tumore al cervello tra il 2004 e il 2008: da questo lavoro non è emersa un’associazione tra l’uso dei cellulari e il rischio di tumore. Attualmente, comunque, sono in corso altre ricerche che potrebbero fornire ulteriori punti di vista sui possibili effetti del telefonino sui più piccoli.
Gli studi sperimentali che hanno indagato il rapporto tra cellulare e tumore
Tra gli studi in laboratorio è utile citare due indagini interessanti che hanno rilevato, invece, la formazione di tumori nei roditori in seguito all’esposizione alle radiazioni a radiofrequenza. Il primo è un ampio lavoro condotto dal National Toxicology Program (NTP) degli Stati Uniti, che ha sperimentato, sui roditori, alti livelli di esposizione a frequenze 2G e 3G, evidenziando un aumento di tumori maligni nel cuore dei maschi, ma non nelle femmine. È difficile, però, applicare questi risultati all’uomo, perché i tempi di esposizione e le dosi usate sugli animali erano radicalmente superiori a quelli che caratterizzano il normale utilizzo del cellulare da parte delle persone.
A rafforzare questi risultati, gli esiti dello studio svolto dall’Istituto Ramazzini di Bologna, condotto sempre sui roditori per esaminare gli effetti dell’esposizione umana alle radiazioni a radiofrequenza emesse dai ripetitori e dai trasmettitori per la telefonia mobile.
Nonostante l’intensità delle frequenze fosse inferiore a quella usata nell’indagine di NTP, dalla ricerca è emerso comunque un significativo aumento dei tumori maligni nel cuore nei maschi. Sulla base di questo, i ricercatori suggeriscono la necessità di una nuova valutazione da parte della IARC sulla possibile cancerogenicità delle radiazioni a radiofrequenza.
Il parere delle autorità
Se la sentenza a cui accennavamo inizialmente va in una determinata direzione, ad oggi non ci sono prove scientifiche sufficienti per confermare un nesso di causalità tra cellulare e tumore. A dirlo sono diverse realtà, dalla Food and Drug Administration all’American Cancer Society, e lo conferma anche l’Istituto Superiore di Sanità che, recentemente, ha pubblicato il rapporto Istisan 19/11, una sintesi delle evidenze scientifiche sull’esposizione alle radiofrequenze, al fine di rispondere alla domanda: la ricerca più recente rafforza o indebolisce il dubbio che i cellulari possano causare dei tumori?
Nelle conclusioni del documento si legge che “per quanto concerne il rischio di tumori cerebrali in relazione all’esposizione a radiofrequenze da telefoni mobili, i dati ad oggi disponibili suggeriscono che l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale”. L’Iss ammette che resta “un certo grado d’incertezza riguardo alle conseguenze di un uso molto intenso, in particolare dei cellulari della prima e seconda generazione caratterizzati da elevate potenze di emissione” e che “gli studi finora effettuati non hanno potuto analizzare gli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato da bambini e di un’eventuale maggiore vulnerabilità a questi effetti durante l’infanzia”. Posto quindi che servono approfondimenti scientifici per risolvere tali quesiti, l’Istituto chiude dichiarando che “le evidenze scientifiche correnti, sebbene non consentano di escludere completamente la possibilità di effetti a lungo termine dell’esposizione prolungata a bassi livelli di campi a radiofrequenza, non giustificano modifiche sostanziali all’impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute”.
L’Iss ricorda anche che l’energia emessa è inversamente proporzionale alla distanza tra il corpo e il dispositivo e ribadisce che, per ridurre l’esposizione, è consigliabile usare vivavoce o auricolari.
Le critiche mosse al rapporto dell’Iss
Come spiegato sul sito della Fondazione Umberto Veronesi, la posizione dell’Iss non è stata ben accolta da una parte della comunità scientifica, in particolare dall’Isde, l’Associazione Medici per l’Ambiente, che trova la sintesi dell’Istituto Superiore di Sanità troppo rassicurante e che pensa sia importante adottare il principio precauzionale. Inoltre, si critica il fatto che nel rapporto non vengano tenute in considerazione le patologie diverse da quelle tumorali che possono derivare dall’esposizione alle radiofrequenze, interessando l’apparato riproduttore, il sistema neurologico e quello ormonale, ad esempio.
Di fronte alle risposte non conclusive della scienza circa la relazione tra cellulare e tumore, come comportarsi? La Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro sottolinea che i modelli di nuova generazione – che emettono energie più deboli – e la presenza di un maggior numero di ripetitori garantiscono più sicurezza rispetto al passato. Tuttavia, suggerisce di evitare di usare il telefono cellulare per troppe ore al giorno e, così come l’Iss, di fare le telefonate con gli auricolari. Inoltre, consiglia di non tenere i dispositivi vicini al corpo: meglio riporli in borsa o nella tasca della giacca, evitando le tasche dei pantaloni.
FONTI
- ansa.it
- airc.it
- cancer.gov
- fondazioneveronesi.it
Nessun commento