In questo articolo, scopriamo quello che c’è da sapere sul gas radon in casa, sui rischi che comporta e su come possiamo intervenire.
Gas radon: che cos’è
Come abbiamo detto, il radon è un gas inerte e radioattivo, presente in natura e proveniente principalmente dal suolo, in particolare dalle rocce di origine vulcanica o da materiali da costruzione ricchi di radionuclidi naturali. È un prodotto del decadimento nucleare del radio, che è a sua volta deriva da naturali decadimenti successivi dell’uranio e del torio, elementi diffusi nella crosta terrestre. Inoltre, è del tutto inodore, incolore e insapore, caratteristiche che non lo rendono percepibile dai nostri sensi: per queste ragioni è difficile quantificarne la presenza all’interno di un ambiente. La sua radioattività si misura in Becquerel (Bq) – dove un Becquerel corrisponde alla trasformazione di un nucleo atomico al secondo – e la sua concentrazione nell’aria si esprime in Bq/metro cubo, indicando così il numero di trasformazioni al secondo che avvengono in un metro cubo d’aria.
Perché il radon è un rischio per la salute?
Sulla sua nocività, tutti gli esperti sono d’accordo: il pericolo maggiore di questo gas è correlato alla sua inalazione. Se inalato in quantità eccessive o per periodo prolungati, può causare gravi danni alla salute, al punto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), attraverso l’International Agency for Research on Cancer (Iarc), fin dal 1998 l’ha classificato come appartenente al gruppo 1 delle sostanze cancerogene per l’essere umano.
In realtà, la situazione è più complicata di così: a essere un pericolo per l’uomo non è tanto il radon in sé, quanto i suoi prodotti di decadimento. Questi, infatti, sono elettricamente carichi e tendono ad attaccarsi al particolato dell’aria (ossia, l’insieme delle sostanze sospese in aria sotto forma di “aerosol atmosferico” e, ad oggi, l’inquinante più frequente nelle aree urbane) e, quindi, a penetrare attraverso le vie respiratorie. Quando questi elementi, “figli” del radon, entrano nel nostro organismo, si attaccano alla superficie dei tessuti polmonari e continuano a decadere, emettendo pericolose particelle alfa che possono danneggiare – direttamente o indirettamente – il Dna delle cellule, causando nei casi più gravi forme cancerose. In particolar modo, la categoria più a rischio è quella dei fumatori: per questa ragione, gli esperti consigliano di smettere di fumare a chi abita o lavora in un edificio con un’alta concentrazione di radon.
Dove si trova il radon?
Il radon è considerato un inquinante tipicamente indoor. Infatti, nell’atmosfera si disperde facilmente, mentre si concentra negli ambienti chiusi, diventando così un elemento di pericolo per la salute. Ma dove si trova esattamente? Nei locali a diretto contatto col suolo, come:
- cantine
- taverne
- garage
- cave
- terme
In generale, il radon si trova in tutti quei luoghi al di sotto del livello stradale, questo perché, come abbiamo visto, il terreno è la fonte principale da cui proviene. Ma attenzione, perché tende a irradiarsi anche negli ambienti vicini – anche in quelli dei piani più alti – soprattutto tramite pavimentazioni e pareti a contatto con il suolo, non adeguatamente isolate da fratture e fessure e da tubature e canalizzazioni non ben sigillate.
È possibile misurare la concentrazione di radon in un ambiente?
Per la maggior parte delle persone la principale esposizione a questo gas avviene non solo in casa, ma anche nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Infatti, in tutti gli edifici c’è una quantità variabile di radon, e la sua concentrazione dipende da quanto uranio è presente nel terreno sottostante l’edificio. Una varietà soggetta, tra l’altro, a forti variazioni sia spaziali che temporali (dal giorno alla notte, dall’estate all’inverno), motivo per cui è difficile fare una stima precisa della concentrazione media di gas radioattivo. Per ottenerla, occorre fare una misurazione della durata abbastanza lunga di qualche mese (preferibilmente un anno) tramite un piccolo strumento chiamato dosimetro passivo, in cui è presente un materiale sensibile alle particelle alfa emesse durante il decadimento del radon, radiazioni proporzionali alla concentrazione del gas nell’ambiente. Il costo orientativo di una misurazione annuale varia dai 25 ai 150 euro e i cittadini possono rivolgersi direttamente a organismi di misura attrezzati, sia pubblici che privati: per maggiori indicazioni è possibile contattare le ARPA (Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente) locali.
Normativa e piani di prevenzione per ridurre l’esposizione
Il rischio per la salute c’è e non è da sottovalutare, quindi. Qual è la normativa vigente a questo proposito? La situazione è piuttosto complessa e articolata, soprattutto per quanto riguarda la distinzione tra abitazioni private ed edifici pubblici: infatti, per quanto riguarda il primo caso, in Italia ancora non esiste una normativa che stabilisca una soglia limite (un livello di riferimento, detto anche “livello d’azione”) sulla concentrazione del radon indoor.
Nel corso degli anni, tuttavia, sono stati effettuati numerosi studi epidemiologici sul rischio (e sulla rivalutazione del rischio) di tumore polmonare associato all’esposizione del radon nelle abitazioni: il rapporto dell’OMS pubblicato nel 2009, “WHO Handbook on Indoor Radon: A Public Health Perspective”, ha avuto un notevole impatto sul processo di revisione delle normative internazionali, raccomandando un’adozione di un livello d’azione di 100 Bq/metro cubo (o comunque non superiore a 300 Bq/metro cubo). Il 17 gennaio 2014 è arrivata la nuova direttiva della Comunità Europea (“direttiva 2013/59/Euratom”) dove si indica un nuovo livello di riferimento (300 Bq/m3), oltre il quale bisogna intervenire con azioni di risanamento, per per tutti gli ambienti chiusi, incluse quindi le abitazioni.
Tuttavia, a luglio 2018, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia UE in quanto unico paese europeo a non aver mai adottato una norma di recepimento. Quindi, ad oggi una normativa sul radon esiste soltanto per i luoghi di lavoro e per le scuole, che fa riferimento al decreto legislativo n. 241 del 26 maggio 2000, “In materia di radiazioni ionizzanti”, che integra e modifica il D.Lgs n.230/1995: il livello d’azione è pari a 500 Bq/m3 in termini di concentrazione di attività di radon in aria media nell’anno.
In Italia, la nuova direttiva europea 2013/59/Euratom è ancora in fase di recepimento, ma da segnalare l’impegno iniziato nel 2002 con il PNR, un insieme di azioni volte alla riduzione del rischio radon, che ha portato, alla fine del 2005, alla realizzazione del progetto “Avvio del Piano nazionale radon per la riduzione del rischio di tumore polmonare in Italia”, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.
Come intervenire?
Eliminare completamente il gas radon dagli ambienti in cui si vive non è possibile (infatti, ci saranno sempre tracce presenti anche nell’atmosfera libera), ma è possibile applicare alcuni accorgimenti per ridurne la concentrazione. Prima, tuttavia, occorre specificare che si deve distinguere tra il risanamento del radon in una casa esistente e la prevenzione dal radon in un edificio nuovo: se l’obiettivo è lo stesso (impedire l’ingresso del gas dal suolo), gli interventi saranno diversi.
Nel primo caso, è possibile fare i seguenti interventi:
- Depressurizzare il suolo: lo scopo è realizzare sotto o accanto la superficie dell’edificio un pozzetto per la raccolta del radon, collegato a un ventilatore; in questo modo, si crea una depressione che raccoglie il gas e lo disperde poi nell’aria, all’esterno.
- Migliorare la pressurizzare dell’edificio: aumentando la pressione interna, si può contrastare la risalita del radon dal suolo.
- Migliorare la ventilazione dell’edificio: grazie alla sua facilità di dispersione, un buon sistema di ventilazione aiuta a evitare grosse concentrazioni in ambienti chiusi.
- Utilizzare una guaina antiradon: esistono dei materiali che, ostacolando il passaggio del gas, permettono di abbattere notevolmente i suoi valori di concentrazione.
- Sigillare possibili vie di ingresso dal suolo, soprattutto negli edifici di nuova costruzione.
In caso di edifici nuovi, invece, come si legge nel documento “Il radon in Italia: guida per il cittadino” promosso dall’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, il primo passo è prestare particolare attenzione alla posizione in cui sorgerà l’edificio e alla disposizione di ogni locale (ad esempio, non disporre le stanze da letto al piano terra). Inoltre, fondamentale è la scelta di materiali impermeabili al radon, un buon isolamento termico e, ovviamente, un impianto di d’aerazione efficiente, che non prelevi aria direttamente dal terreno.
Questi accorgimenti sono importanti, certo, ma andrebbero sempre accompagnati da un monitoraggio regolare del proprio stato di salute. Infatti, a causa dell’elevato rischio per l’uomo, gli esperti consigliano di sottoporsi regolarmente a controlli periodici per una migliore e più completa prevenzione. Una soluzione, in questo senso, può essere quella proposta dalla sanità integrativa con polizze assicurative come Piani Individuali di UniSalute, che prevedono un’assistenza studiata sulle specifiche necessità di ogni cliente.
Conoscevate i pericoli del gas radon in casa?
Fonti:
epicentro.iss.it
salute.gov.it
fondazioneveronesi.it
old.iss.it
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