Cardiotocografia: cos’è, a cosa serve e come si esegue

La gravidanza è un periodo delicato per la donna e per il nascituro, e sono diversi i controlli a cui è importante sottoporsi per monitorare il proprio benessere e quello del bambino. Tra gli esami che possono essere prescritti c’è la cardiotocografia, una tecnica semplice e non invasiva, generalmente indicata quando la gravidanza giunge al termine o prima del parto, in fase di travaglio. Scopriamo insieme in cosa consiste e quali informazioni permette di rilevare.

Cardiotocografia fetale o CTG: cos’è e a cosa serve

La cardiotocografia, spesso abbreviata come CTG, è più di un semplice esame medico: è una finestra che ci permette di dare uno sguardo al benessere del bambino ancora prima della sua nascita. Utilizzando un apparecchio chiamato cardiotocografo, durante questa visita si monitorano due aspetti fondamentali: la frequenza cardiaca del feto e le contrazioni uterine della madre. In questo modo, si possono raccogliere dati preziosi che aiutano i medici a comprendere come sta il piccolo nel grembo materno. Inoltre, uno degli aspetti più importanti che la CTG può rivelare è la presenza di segnali di ipossia, una condizione che indica un insufficiente apporto di ossigeno al feto. 

Quando si esegue

Generalmente, l’esame si effettua nelle ultime settimane di gravidanza, quando si avvicina il momento del parto, e durante il travaglio stesso. Ma ogni gravidanza è unica, e in alcuni casi, soprattutto se ci sono patologie o complicazioni, il ginecologo potrebbe consigliare di effettuare la CTG anche prima. Quindi, in pratica, sarà il ginecologo a fornire indicazioni precise su quando e quanti tracciati effettuare. Ad esempio, se ci sono particolari rischi o complicazioni, la futura mamma potrebbe dover effettuare più tracciati rispetto a una gravidanza considerata “normale” o fisiologica.

Come si svolge

La cardiotocografia è una procedura non invasiva, di facile esecuzione e senza rischi, sia per il bambino che per la mamma. Avviene, come dicevamo, grazie a un apparecchio specifico, il cardiotocografo, e consiste nell’applicazione di due rilevatori, chiamati trasduttori, sull’addome materno, per mezzo di fasce elastiche. 

Un trasduttore, appoggiato in corrispondenza del dorso fetale, ha il compito di registrare la frequenza cardiaca del feto; il secondo, invece, posizionato a livello del fondo dell’utero, rileva le contrazioni uterine. L’esame può avere una durata variabile, da un minimo di 20 a 60-80 minuti circa, a seconda del caso. 

 

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Per quanto riguarda il battito cardiaco del bambino, la cardiotocografia consente di rilevare aspetti come frequenza, variabilità, accelerazioni e decelerazioni, mentre rispetto alle contrazioni uterine, consente di verificarne la presenza, il numero, la durata. 

Tutti i risultati dovranno poi essere valutati dal personale sanitario tenendo conto di una serie di fattori, come vedremo nel prossimo paragrafo. L’interpretazione, inoltre, si basa su criteri differenti a seconda che si tratti di un monitoraggio svolto durante il travaglio o nel corso della gravidanza.

Cardiotocografia: un esame che richiede un’attenta interpretazione

La cardiotocografia è uno strumento complesso: richiede la capacità da parte degli specialisti di leggere correttamente i dati e necessita di un’adeguata formazione di base,  costante nel tempo. Questa complessità deriva anche da alcuni limiti insiti nell’esame, dichiarati dalla stessa comunità scientifica. Come si legge sulle raccomandazioni per il monitoraggio cardiotocografico in travaglio realizzate dalla fondazione Confalonieri Ragonese su mandato SIGO, AOGOI, AGUI del 2018, l’analisi dei tracciati è infatti soggetta a discordanza e variabilità. La cardiotocografia, inoltre, è considerata una tecnica a bassa specificità, con un’alta incidenza di falsi positivi. Ciò significa che dal risultato potrebbe emergere un quadro falsamente allarmante, che può portare a un intervento ostetrico non necessario. 

Per questo, come sottolinea il documento, una formazione strutturata e continua degli specialisti è imprescindibile per garantire una corretta interpretazione della cardiotocografia e, di conseguenza, un approccio adeguato. Questo vale anche per l’utilizzo dell’esame durante la gravidanza: anche per questa applicazione la fondazione Confalonieri Ragonese, nel 2021, ha redatto raccomandazioni specifiche

I valori normali della cardiotocografia fetale

Durante l’esame, il battito cardiaco fetale è monitorato attentamente e oscilla normalmente tra 120 e 160 battiti al minuto. Valori al di fuori di questi limiti potrebbero indicare condizioni come bradicardia o tachicardia. Oltre al numero di pulsazioni, è fondamentale osservare l’entità e la frequenza di accelerazioni e decelerazioni del battito cardiaco. Questi dati possono essere ulteriormente analizzati da software specializzati, ma la valutazione finale spetta sempre a personale sanitario esperto.

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Come richiedere una cardiotocografia fetale

Di solito, questo esame è incluso nel piano di monitoraggio della gravidanza, soprattutto nelle ultime settimane prima del parto. Tuttavia, se la futura mamma manifesta particolari condizioni di salute o complicazioni, potrebbe essere necessario effettuare l’esame anche prima. Una volta discussa la situazione con il ginecologo, verrà fornita una richiesta per l’esame che potrà essere presentata presso il centro di diagnostica indicato. Alcuni potrebbero richiedere una prenotazione anticipata, mentre altri accettano pazienti anche senza appuntamento. 

È importante portare con sé tutta la documentazione medica pertinente, come cartella clinica e eventuali analisi precedenti, il giorno dell’esame.

Il costo di una cardiotocografia può variare notevolmente a seconda del centro medico e della regione in cui ci si trova. Se l’esame è effettuato in un ospedale pubblico o è prescritto dal ginecologo come parte del monitoraggio della gravidanza, potrebbe essere coperto dal Servizio Sanitario Nazionale. Tuttavia, se si opta per un centro privato, i costi possono variare e andare da circa 50 a 100 euro o più, a seconda della struttura e dei servizi offerti.

Sono diversi gli esami che è bene svolgere durante la gravidanza: molti di questi sono obbligatori, ed è bene sottoporvisi anche in assenza di complicazioni. Di conseguenza, i costi medici che le future mamme si trovano ad affrontare ancora prima che il bimbo nasca possono essere impegnativi. 

Ecco perché è utile affidarsi a una soluzione come UniSalute Mamma, la polizza sanitaria pensata appositamente per le donne in gravidanza e i loro neonati. Questa polizza offre una gamma completa di servizi che vanno ben oltre i semplici controlli medici.

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E voi sapevate a cosa serve la cardiotocografia e come si esegue?


Immagine in evidenza di Anastasiia Stiahailo/gettyimages.it

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