Ma come dobbiamo comportarci se ci accorgiamo che i denti di nostro figlio non sono perfettamente dritti, e a chi dobbiamo rivolgerci per sfatare i nostri dubbi e quale potrebbe essere il momento giusto, se serve, di mettere l’apparecchio ai denti dei nostri bambini?
In questo articolo, proviamo a rispondere a queste domande.
Dentista, pedodontoiatra, ortodontista: qual è la figura più adatta a cui rivolgersi?
Spesso sentiamo parlare di diverse figure che hanno a che fare con la cura dei denti, per questo motivo è importante fare chiarezza. Il pedodontoriatra, innanzitutto, è un dentista che ha compiuto studi specifici sul trattamento dei denti in età pediatrica. La specializzazione fa sì che sia il punto di riferimento per la cura dei problemi dei più piccoli, inoltre è proprio il pedodontoiatra che aiuta i genitori nell’educazione all’igiene orale e svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione delle carie.
Un dubbio che in molti hanno è quale sia la differenza tra dentista ed ortodontista: di fatto, il secondo è un odontoiatra specializzato che si occupa nello specifico dell’allineamento dei denti e delle ossa della faccia. Sono, quindi, le figure professionali di riferimento per far fronte a diagnosi, prevenzione e trattamento di questo tipo di problemi.
L’obiettivo generale di qualsiasi trattamento ed intervento è quindi estetico, esistono tuttavia dei casi specifici in cui mettere l’apparecchio ai denti ai bambini e agli adulti ha anche un impatto sull’igiene orale, sulla corretta occlusione e sulla masticazione.
Perché mettere l’apparecchio ai denti?
Non esiste un solo tipo di apparecchio, infatti i dentisti possono proporre diversi tipi di trattamento tutti finalizzati ad avere “denti dritti”. Tuttavia alcuni influenzano la posizione dei denti, altri la crescita delle ossa, altri ancora la loro posizione. Un apparecchio, infatti, può raddrizzare un dente, oppure allargare il palato per permettere all’intera arcata dentale di avere spazio sufficiente per l’eruzione, chiudere eventuali fessure interdentali, regolare il posizionamento di mandibola e mascella, e molte altre funzionalità specifiche.
È fondamentale, quindi, chiedersi per quale motivo nostro figlio ha bisogno di un apparecchio, che problema bisogna a risolvere e qual è il trattamento più corretto per ottenere il nostro obiettivo.
Secondo le Linee guida odontoiatriche nazionali, per pianificare un trattamento che prevede l’impiego di un apparecchio per i denti bisogna prendere in considerazione i seguenti fattori:
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età del soggetto;
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familiarità;
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caratteristiche del difetto su cui si vuole agire (ad esempio, malaocclusione);
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stadio di sviluppo e potenzialità di crescita;
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traumi passati;
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eventuali implicazioni trasversali dell’intervento.
La combinazione tra questi elementi, il problema in essere e le potenziali conseguenze porterà il nostro dentista a consigliarci o meno di mettere l’apparecchio ai denti del bambino che, nella maggior parte dei casi, rappresenta una scelta primariamente estetica. Ci sono casi in cui, invece, il trattamento è una necessità, vediamo quali.
Come valutare se è necessario mettere l’apparecchio?
Per individuare in maniera oggettiva chi sono le persone che trarrebbero un beneficio concreto da un apparecchio dobbiamo fare riferimento all’Indice Necessità Trattamento Ortodontico, abbreviato in IONT. Si tratta di un sistema di valutazione impiegato dai dentisti e che permette di stabilire un livello di gravità che va da 1 (nessuna necessità di trattamento ortodontico) a 5 (necessità di trattamento). La misurazione di questi fattori ci permette di valutare se il trattamento è necessario per preservare la salute del bambino.
Di fatto, sono molto rari in casi in cui si raggiungono gli stadi di gravità 4 e 5, ma i dentisti consigliano il trattamento in quelle situazioni nelle quali i denti sono talmente “storti” oppure le discrepanze cranio-facciali tali da rendere complicata la pronuncia di alcune lettere, la deglutizione o una masticazione corretta.
Talvolta i problemi alle ossa del viso possono avere conseguenze come cefalee localizzate oppure difficoltà a mantenere la postura corretta. Inoltre, un dente storto è spesso più difficile da pulire e un’igiene orale non attenta o precisa è uno dei fattori di rischio di insorgenza delle carie.
In sintesi, molti dentisti consigliano di mettere l’apparecchio ai bambini che presentano problemi diagnosticati che, se non vengono trattati durante l’età evolutiva ovvero a partire dai 6/7 anni, rischiano di degenerare in futuro e, a quel punto, per risolverle potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.
Quando e per quanto: i tempi dell’apparecchio per i denti dei bambini
Ogni caso vale per sé, tuttavia i dentisti consigliano il trattamento a partire dai 6 anni. Non ha importanza il fatto che ci siano ancora i denti da latte, anzi curarli tempestivamente è fondamentale per facilitare la crescita dei definitivi nelle posizioni corrette.
Anche la durata del trattamento è soggettiva. Risolvere alcuni problemi semplici richiede qualche mese, mentre i difetti più complessi necessitano di un iter terapico più lungo. Generalmente, in media, il bambino utilizzerà l’apparecchio per un periodo compreso tra un anno e mezzo e tre anni.
Durante tutta la fase di trattamento, non bisogna tralasciare le periodiche visite di controllo. Anche in questo caso, sarà l’ortodontista a stabilire la cadenza precisa, tenendo conto del caso specifico e degli impegni del bambino.
Spesso siamo spaventati anche dai costi di un apparecchio per bambini. Da questo punto di vista, può essere vantaggioso stipulare una polizza assicurativa dentistica specifica per gli under 18 che prevede che le visite odontoiatriche di controllo siano gratuite e che si possa accedere a tariffe vantaggiose, presso le strutture convenzionate, per eseguire il trattamento. Un investimento utile per assicurare un sorriso smagliante a nostro figlio.
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