Che cos’è l’ansia da prestazione e da cosa dipende
Come abbiamo già intuito, quindi, l’ansia da prestazione è legata sia alla difficoltà di relazionarsi con situazioni che non possiamo controllare del tutto, sia alle aspettative che si creano intorno ad esse. “Viviamo tempi complessi in cui ci è costantemente richiesto di esprimere le nostre potenzialità al massimo”, afferma la psicologa. “Siamo ossessionati dai risultati, dalla necessità di riuscire in tutto: aspiriamo a un lavoro gratificante e prestigioso, vogliamo vivere una vita sentimentale piena e appagante, e anche in ambito sociale ci sforziamo di apparire agli occhi degli altri come persone stimolanti, ricche di interessi, con le quali è piacevole passare del tempo. Nel perseguire questi obiettivi, siamo sempre valutati e sottoposti al giudizio altrui”.
Nessun ambito del quotidiano è esente da questi meccanismi: la scuola, il lavoro, il tempo libero, le relazioni sociali e, naturalmente, la sfera sessuale. Fatte queste considerazioni, non è difficile capire perché oggi l’ansia sia un disturbo così diffuso. In particolare, “l’ansia da prestazione interessa sempre più persone, e può colpire indifferentemente donne e uomini, bambini o anziani”, precisa la dottoressa. “Può essere definita come una preoccupazione sproporzionata per una prestazione che si dovrà affrontare. In altre parole: la paura di fallire e non centrare un obiettivo che ci si è prefissati”.
Ansia da prestazione: quali sono i sintomi?
I sintomi dell’ansia da prestazione sono facilmente riconoscibili e tendono a intensificarsi più si avvicina il momento della ‘prova’. Si tratta di:
- aumento dello stress e dell’irritabilità
- difficoltà di concentrazione e memoria
- malessere fisico e mentale
- ipersudorazione
- tremori e tensione muscolare
- palpitazioni
- bocca asciutta
- nausea e inappetenza.
Oltre a questi, in casi più gravi, possono verificarsi veri e propri disturbi d’ansia e d’umore. “Per chi soffre di questo problema, ogni area della quotidianità viene compromessa, perché la tensione mentale e la preoccupazione riguardo a una situazione futura non concedono tregua”, precisa la dottoressa. Per questo, imparare a gestire l’ansia significa migliorare considerevolmente la propria qualità di vita. “L’approccio consigliato per far fronte a queste situazioni – ricorda la psicologa – generalmente suggerisce di concentrarsi su ciò che si può controllare e di tenere sempre l’attenzione puntata sul processo anziché sull’obiettivo”.
Come trattare l’ansia da prestazione: tipologie e trattamenti
In linea generale, precisa la dottoressa, “la psicoterapia aiuta a lavorare su pensieri ed emozioni per rendere la persona più propensa ad accettare il rischio del fallimento, mostrando come questi eventi non comportino necessariamente un giudizio definitivo sul valore globale dell’individuo. La continua ricerca di approvazione, infatti, è strettamente legata alla stima che ciascuno ha di sé e l’ansia da prestazione nasce dunque dalla paura di non risultare all’altezza. Il terapeuta, in aggiunta, può anche insegnare alcune tecniche di rilassamento psicofisico che rappresentano un modo rapido e molto concreto per affrontare i sintomi che l’ansia comporta e per alleviare il dolore, fisico e mentale, che si vive in queste situazioni”.
Come abbiamo già detto, quindi, l’ansia da prestazione interessa individui di tutte le età e situazioni quotidiane di ogni tipo, in base alle quali è possibile distinguere tra differenti tipologie di ansia a seconda degli ambiti che colpisce. Approfondiamole insieme e vediamo come trattarle nel paragrafo successivo.
L’ansia da prestazione scolastica
Per quanto riguarda l’ansia da prestazione di bambini e ragazzi, la si può riscontrare in una eccessiva preoccupazione per come andranno le verifiche e le interrogazioni, ma anche nella difficoltà di parlare di fronte alla classe, nel bisogno di continua approvazione da parte degli insegnanti e dei genitori. “Talvolta è accompagnata dalla presenza di irritabilità, insonnia, fatica a concentrarsi anche nello studio di argomenti un tempo interessanti per il ragazzo, e può evidenziarsi anche con dei sintomi fisici come mal di pancia, mal di testa, o eccessiva stanchezza”, spiega la psicologa.
L’importanza delle figure di riferimento
Gli aiuti che gli psicoterapeuti possono dare a bambini e adolescenti che soffrono di questo tipo di ansia sono molteplici, e l’intento è modificare i loro pensieri disfunzionali e lavorare sulle emozioni, imparando a riconoscere l’intensità delle stesse per affrontare gradualmente le situazioni temute, e di conseguenza a gestire l’ansia. “Naturalmente, è importante che anche i genitori siano coinvolti nei percorsi terapeutici dei figli, affinché possano apprendere come aiutare i propri ragazzi e a supportarli in un cambiamento che spesso contempla anche una correzione di modalità disfunzionali apprese in famiglia”.Se un bambino o un adolescente si dimostra molto ansioso e preoccupato dall’affrontare le prestazioni scolastiche, per prima cosa dovrebbe essere incoraggiato sia dai genitori che dagli insegnanti. Il ruolo delle figure di riferimento è fondamentale, nell’infanzia e nell’adolescenza, poiché la loro disponibilità e il loro supporto tranquillizzante e costruttivo aiutano a crescere con più sicurezze, in aggiunta alle risorse individuali biologiche e psicologiche di ciascuno. Tutto ciò contribuisce a innescare emozioni positive durante lo studio delle discipline, e porta anche all’elaborazione di una immagine di sé adeguata ed efficace. “In questo modo – ricorda la psicologa – bambini e adolescenti saranno maggiormente capaci di gestire lo stress e di avere reazioni di adattamento di fronte a un contesto avverso esterno, o una rappresentazione ansiogena di una prova da superare”. Si favorisce, quindi, lo sviluppo della resilienza, che corrisponde alla capacità di una persona di rispondere in maniera positiva a momenti di difficoltà o a eventi stressanti.
Superare l’ansia da prestazione nel lavoro e nello sport
Per gli adulti, l’aiuto di un terapeuta può essere di supporto nelle situazioni più complesse o nei momenti più delicati. “L’intervento, in questo caso, si concentra nell’ambito cognitivo-comportamentale provando a stimolare una nuova rappresentazione di sé. In questo modo – aggiunge la psicologa – si evita che l’ansia da prestazione torni a presentarsi in maniera ricorrente nel futuro permettendo al soggetto di essere più resiliente e meno vulnerabile di fronte alle esperienze stressanti e di sviluppare una diversa auto-percezione. Nel caso in cui l’ansia da prestazione derivi da esperienze traumatiche non elaborate, come per esempio non riuscire a parlare in pubblico per via dell’imbarazzo che si provava da bambini per timore di sbagliare, è possibile aiutare la persona con l’utilizzo dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Si tratta di un approccio terapeutico efficace per il trattamento di disturbi traumatici e stressanti, che favorisce l’elaborazione del ricordo generatore dell’ansia permettendo a quell’esperienza negativa di essere integrata e riposizionata negli archivi della memoria, in modo tale che la persona possa affrontare ‘meno zavorrata’ i suoi nuovi compiti, lasciando l’ansia di prestazione legata a quell’evento ora elaborato, al passato”.
Per quanto riguarda l’ansia da prestazione sportiva, invece, l’aiuto che lo psicologo dello sport può dare consiste nel supportare l’atleta con tecniche di gestione del disturbo, per migliorare la capacità di approcciarsi alla situazione ansiogena. Parliamo di: “tecniche di respirazione, tecniche di rilassamento psicofisico come il Training Autogeno di Schultz, il rilassamento di Jacobson, la Mindfulness, tecniche di gestione dei pensieri per riconoscere e modificare quelli che generano ansia a favore di pensieri funzionali per far sentire l’atleta più sicuro e positivo nei confronti della prova che deve affrontare”.
Ansia da prestazione sessuale
Anche nell’intimità può capitare – e i casi sono sempre più frequenti – di essere più preoccupati di mostrarsi all’altezza agli occhi del partner, che impegnati a godere dell’esperienza. Si tratta di un problema comune a entrambi i sessi, tuttavia più diffuso tra gli uomini. “Il timore di deludere l’altro può portare a un calo del desiderio sessuale, – spiega la psicologa – alla difficoltà di raggiungere un pieno appagamento, e al successivo evitamento dell’intimità nel timore di rivivere situazioni che il soggetto giudica autosvalutanti”. Ogni caso, tuttavia, va valutato singolarmente, e si tratta di problematiche che è opportuno affrontare rivolgendosi a uno specialista, come un sessuologo, per affrontare le paure che sono alla base dell’ansia.
Accettare ciò che non possiamo controllare
In definitiva, per quanto una persona possa essere preparata, competente e determinata, nel momento in cui deve sostenere una prova si troverà sempre a fare i conti con elementi che sfuggono al suo controllo: la domanda su cui lo studente è meno preparato, la zolla di terra fuori posto al momento di calciare una punizione, il malumore del capo quando giudica la presentazione, la stanza troppo fredda mentre si sta per entrare in intimità con il partner. “Non è possibile avere il controllo su ogni cosa – ricorda la psicologa – quindi è bene tener presente che il successo o il fallimento possono sempre essere influenzati da condizioni che non dipendono da noi. Quello che ciascuno può fare, dunque, è sforzarsi di concentrarsi solo su ciò che può gestire, evitando di affollare la mente di pensieri che generano paura e angoscia. Ecco perché è importante dare attenzione soprattutto al processo – sottolinea infine la dottoressa Bastelli – a tutti quei passaggi che siamo in grado di pianificare e perseguire, senza caricarsi di preoccupazioni che non sono utili a raggiungere il risultato. Sembra più facile a dirsi che a farsi, ma anche in questo ambito l’esercizio aiuta: uno sforzo continuo e consapevole, che diventa ogni volta più facile ed efficace”.
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