Sonniferi per dormire, come funzionano e quali sono le alternative

Gli italiani dormono poco e male: una persona su sette non è soddisfatta della qualità del sonno e una su tre riposa meno ore di quelle raccomandate. A dirlo sono i dati di una ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’Università Bocconi e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, in collaborazione con l’Istituto Doxa, pubblicata nel 2020 sulla rivista Scientific ReportsChi soffre di insonnia, spesso, fa uso di sonniferi per dormire a sufficienza: sebbene siano prescritti da un medico dopo attente valutazioni, questi farmaci  comportano degli effetti collaterali e possono indurre dipendenza. Ne parliamo in questo articolo di approfondimento. 

I farmaci nel trattamento dell’insonnia

È bene sottolineare che l’insonnia non è una malattia e può manifestarsi anche in maniera occasionale, soprattutto durante momenti della vita molto impegnativi o stressanti, come un nuovo lavoro, la fine di una relazione o, in generale, cambiamenti di un certo rilievo. 

Quando l’insonnia diventa una costante, in genere è causata da: 

  • scarsa igiene del sonno, ovvero comportamenti sbagliati e cattive abitudini, come bere alcolici prima di dormire, utilizzare schermi e dispositivi tecnologici a letto, irregolarità nel ciclo sonno-veglia;
  • disturbi mentali (depressione o abuso di sostanze, per esempio);
  • disturbi cardiaci e polmonari, oppure altre malattie.

L’insonnia non è trattata sempre nella stessa maniera perché molto dipende dalle sue cause e dalla gravità con cui si manifesta, oltre che dalla storia personale del paziente. In tutti i casi, il medico interviene cercando di promuovere la corretta igiene del sonno e di alleviare o risolvere disturbi e malattie di cui la persona soffre. 

Nelle forme acute ma transitorie, si opta di solito per la prescrizione di farmaci che inducono il sonno, chiamati sedativi-ipnotici e conosciuti comunemente come sonniferi. Nei casi cronici, invece, l’approccio più consigliato è la terapia cognitivo-comportamentale: alcuni studi citati dalla Rivista di Psichiatria, tuttavia, mettono in luce che nel nostro Paese l’accesso a queste cure non è diffuso in modo omogeneo su tutto il territorio, e che la maggior parte dei pazienti è trattata con dei farmaci.  

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Sonniferi: cosa sono e come agiscono

Quando la mancanza di sonno ha numerosi effetti negativi sulla vita della persona, perché ne compromette la salute, la stabilità e le capacità di dedicarsi ad attività lavorative e ludiche, lo specialista può intervenire somministrando dei farmaci. 

I sedativi-ipnotici necessitano di prescrizione medica e appartengono a diverse categorie, che vedremo a breve più nel dettaglio. Il loro meccanismo d’azione dipende dal dosaggio: in quantità minori agiscono come ansiolitici e rilassanti, a dosi più elevate causano sonnolenza. Alcuni, in dosi ancora maggiori, sono usati anche nella sedazione chirurgica, come anestetici. Il loro impiego come sedativi-ipnotici genera nel paziente una condizione di riposo notturno simile a quella fisiologica, ma non identica, poiché queste sostanze possono interferire con le diverse fasi del sonno. Qualunque sonnifero, infatti, non induce uno stato identico al sonno naturale, ma può per esempio reprimere la fase REM e ridurre, quindi, gli effetti benefici e rigeneranti di una notte di riposo.

Le benzodiazepine e i composti non benzodiazepinici

Alla categoria delle benzodiazepine appartengono una serie di farmaci con varie proprietà, compresa quella sedativo-ipnotica. Sono utilizzati nel trattamento dell’insonnia a breve termine, poiché se ne sconsiglia l’assunzione per lunghi periodi. 

I composti non benzodiazepinici, conosciuti anche come “Z-drugs”, hanno effetti simili: entrambi, infatti, agiscono come antagonisti del recettore GABA. Il GABA è un neurotrasmettitore coinvolto in molti processi del sistema nervoso centrale: rallenta l’attività cerebrale, per esempio, riduce il tono muscolare, l’ansia e lo stress. Perché possa svolgere la sua funzione, deve legarsi a dei recettori specifici, tra cui il GABA-A, al quale possono legarsi anche le benzodiazepine e le Z-drugs. L’effetto è l’attivazione del recettore: proprio come se a legarsi fosse il neurotrasmettitore, si attivano una serie di segnali inibitori che portano l’organismo a rilassarsi e diminuire l’attività cerebrale

L’efficacia di questi farmaci si accompagna, in alcuni casi, a effetti collaterali: sono frequenti difficoltà di concentrazione, episodi confusionali, oltre che tolleranza e dipendenza. Le Z-drugs sembrano indurre anche parasonnie, come comportamenti violenti durante il sonno o sonnambulismo. 

I barbiturici

I primi farmaci usati contro l’insonnia sono stati i barbiturici, che oggi però vengono impiegati soprattutto come antiepilettici e anestetici, poiché sono estremamente potenti. Inoltre danno luogo a molte interazioni con altre sostanze, prima tra tutte l’alcol, ma anche gli antistaminici, i narcotici, gli antidolorifici, i miorilassanti. Inoltre, poiché stimolano gli enzimi epatici che degradano numerosi farmaci, possono diminuire l’efficacia di alcuni medicinali. 

Antagonisti dei recettori della melatonina

In Italia è disponibile la melatonina 2 mg a rilascio prolungato, approvata alcuni anni fa per il trattamento dell’insonnia nei pazienti con più di 55 anni. Il farmaco agisce sulla presenza di melatonina, un ormone fondamentale per la regolazione del sonno, che dopo i 50 anni diminuisce progressivamente. Gli effetti di un trattamento della durata di massimo 3 mesi sono tollerati molto bene e non producono significativi effetti collaterali, né hanno interazioni con medicinali per il diabete o antinfiammatori. 

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Antidepressivi

A volte anche gli antidepressivi vengono usati per combattere l’insonnia. Questo può avvenire, per esempio, nel caso di pazienti che non tollerano altri farmaci, ma in genere si preferisce non farlo per via degli effetti collaterali come la sonnolenza diurna. 

Sonniferi: quali sono i rischi dei farmaci per dormire?

Abbiamo già evidenziato che i sedativi-ipnotici devono essere prescritti da un medico e che non vanno assunti per un periodo prolungato. Uno dei rischi maggiori legati a questi farmaci è sicuramente la dipendenza o assuefazione: il paziente, già dopo alcuni giorni di trattamento, potrebbe non riuscire a farne a meno, sia dal punto di vista fisico che psicologico. 

Bisogna inoltre considerare:

  • i sintomi da interruzione, come il peggioramento dell’insonnia. Per questo motivo, bisogna smettere gradualmente di assumerli, riducendo la dose nell’arco di alcune settimane;
  • la perdita di efficacia dei medicinali;
  • il rischio di sovradosaggio;
  • gli effetti collaterali gravi: dalla riduzione dell’attenzione alla sonnolenza diurna, a cui abbiamo già accennato, fino a problemi respiratori che possono essere molto pericolosi, in particolare nelle persone anziane. Quasi tutti i sonniferi, infatti, agiscono anche sulle aree del cervello che controllano la respirazione. 

Quali sono i sonniferi da banco

Chi soffre di insonnia, a volte usa anche alcuni farmaci che si possono acquistare senza ricetta: si tratta in genere di preparati che contengono antistaminici, utili per risolvere episodi sporadici, ma sconsigliati nel caso di problemi cronici. In ogni caso, è sempre meglio affidarsi ai consigli del proprio medico, anche per l’eventuale assunzione di questi medicinali, poiché, come i sedativi-ipnotici, possono indurre sonnolenza diurna, stato confusionale e a volte nervosismo o agitazione. 

Bisogna poi ricordare che l’insonnia cronica può essere la spia o un sintomo di altri disturbi e patologie, per questo il nostro consiglio è di non sottovalutare mai questa condizione e di non ricorrere a rimedi fai da te, ma chiedere il supporto di uno specialista che sappia individuare le cause del malessere e indirizzare il paziente verso la cura adeguata. 

Come sappiamo, il sonno è un aspetto davvero fondamentale del nostro benessere che rispecchia le condizioni generali dell’organismo e può influenzarle in senso positivo o negativo. Riposare un numero adeguato di ore aiuta ad affrontare le giornate al meglio ed è una buona pratica per la prevenzione di numerose malattie.

Avete mai sofferto di insonnia? Come avete risolto questo problema?

 

Altre fonti 

 

ipsico.it

msdmanuals.com

gesund-zh.ch

iss.it

 

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