I benefici della psicoterapia nella terza età: intervista alla psicologa

La psicoterapia è un ottimo strumento per supportare le persone a tutte le età nella gestione di problemi di gravità differente. In particolare, nelle persone anziane è importante nella gestione di sintomi legati ad ansia e depressione che possono emergere durante l’invecchiamento. In un’ottica di rafforzamento, mira a utilizzare le risorse e la capacità di affrontare le difficoltà che via via si incontrano, anche per quanto riguarda i limiti fisici e cognitivi, che possono avere un’origine patologica o funzionale legata all’avanzare dell’età. Per approfondire questo e altri aspetti che riguardano la psicoterapia per anziani, abbiamo intervistato la dottoressa Elisabetta Scalambra, psicologa e psicoterapeuta.

Psicoterapia per gli anziani: un supporto ai tanti cambiamenti psico-fisici, cognitivi ed emotivi

Invecchiare non è una malattia, ma un naturale processo dovuto al passare del tempo, durante il quale possono svilupparsi delle condizioni patologiche. La sua evoluzione non è standardizzata, ma può variare da persona a persona. 

“Ciò porta necessariamente a una riflessione sulle esigenze che subentrano col trascorrere dell’età e dei servizi a supporto necessari per consentire alla popolazione anziana una qualità di vita dignitosa”, ricorda la dottoressa. 

La psicologia dell’invecchiamento vede nel benessere mentale la chiave del benessere globale della persona: “si va a supportare l’autostima e la gestione delle emozioni in una fase di grandi cambiamenti, che possono essere però il preludio di progettualità nuove. La persona può immergersi in un’altra forma di socialità, andando così anche a sviluppare le funzioni cognitive che, proprio con il processo di invecchiamento, rischiano di diventare deficitarie”. 

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Depressione e sintomi ansiosi negli anziani 

La dottoressa Scalabra sottolinea che tra le principali motivazioni che avvicinano una persona in terza età alla psicoterapia ci sono la depressione, e la presenza di sintomi ansioso-depressivi, “che derivano da difficoltà fisiche o da limiti legati a funzioni cognitive. Spesso, infatti, può essere complicato accettare che il corpo e la mente non funzionino più come una volta. È necessaria una diagnosi differenziale per comprendere se si tratti di patologia organica, come per esempio una demenza, oppure di aspetti psicologici e cognitivi non patologici ma funzionali, ovvero legati all’età.”

Capire la causa del problema, quindi, è fondamentale, per decidere l’approccio: “il processo di cura e di supporto, che ha come obiettivo la risoluzione o il contenimento dei bisogni della persona, cadrà infatti in ambiti molto diversi, spesso complementari, quello medico e quello psicologico.” L’aspetto multidisciplinare è importantissimo, così come quello della rete professionale grazie alla quale sarà possibile trovare risposte ai diversi quesiti sul proprio stato di salute psicofisica.

Affrontare il lutto e la paura della morte

Ci sono anche altri aspetti che possono indurre l’anziano a ricorrere alla psicoterapia: “pensiamo al lutto e al tema della morte, che col passare del tempo può diventare sempre più pregnante e spaventoso. Riuscire a verbalizzare queste paure, i timori e i pensieri confusi è necessario, mentre si va alla ricerca di un ordine che già di per sé rende più consapevoli circa le proprie potenzialità e nell’avanzamento verso quella che è una fase normale del ciclo di vita”. 

La fine del percorso lavorativo

Con l’invecchiamento subentra anche il pensionamento, che può mettere a dura prova la persona, a seconda di come viene vissuta. Potrebbe essere un periodo felice in cui si comincia a viaggiare o a fare molte altre cose per le quali prima non si aveva tempo, ma la reazione è del tutto soggettiva e ci si può anche sentire molto insoddisfatti o addirittura depressi. 

Il termine del periodo lavorativo spesso coincide anche con l’assunzione di un nuovo ruolo, quello di nonno o nonna. “Se presente, quest’ultima condizione funge da incentivo e accresce l’autostima, perché la persona continua a sentirsi utile e fondamentale, seppur in funzioni diverse rispetto a quelle esercitate fino ad allora. A volte, però, questo non accade, perché non ci sono nipoti da accudire o per approccio caratteriale della persona stessa, che si ritrova a dover ricostruire il proprio assetto quotidiano. L’evoluzione può seguire due direzioni diverse: il cambiamento può fare da stimolo per una nuova socializzazione, ma può causare isolamento e senso di inutilità”.

L’importanza del sostegno familiare 

La psicoterapia aiuta a gestire i cambiamenti e ad accettarli, ma per beneficiarne al massimo, la persona dovrebbe comprenderne l’importanza e avere a disposizione una rete familiare che possa intervenire di fronte a evidenti difficoltà. “Supportare l’anziano nella scelta di un percorso psicoterapeutico, infatti, rivela uno spiccato senso di cura da parte della famiglia, non è scontato, né banale”, ricorda l’intervistata. “Una famiglia che partecipa al malessere fa qualcosa di grande, perché mette il focus sul fatto che l’invecchiamento non è un problema, ma lo può diventare a causa di come la persona vive questa fase e per i limiti che possono subentrare”.

Prendersi cura di sé stessi implica riservare attenzioni anche ai propri pensieri, alla propria capacità di affrontare la situazione: “in questo, l’anziano spesso va aiutato. Invecchiando possono venire meno quelle caratteristiche che rendevano la persona più disponibile, più attiva, lasciando il posto invece a bisogni che le impediscono di essere come un tempo. Questo può provocare un grande senso di frustrazione e di inutilità. È chiaro, quindi, come la vicinanza della famiglia in questa fase possa diventare fondamentale”.

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Una nuova fase da vivere nella ricerca del benessere mentale

Invecchiare può essere traumatico, e il ruolo della psicoterapia è contribuire al benessere mentale e, di conseguenza, anche fisico di chi la vive. L’abbandono della sfera lavorativa, i cambiamenti nella socialità e nelle relazioni, le eventuali difficoltà che possono subentrare nella vita di ogni giorno rappresentano una sfida, che è diversa per ognuno di noi, non soltanto perché ci sono differenze tra uomini e donne. Come ricorda la psicologa, infatti, “ogni persona non è fatta solo della ‘qui e ora’, ma di tutto il proprio vissuto, il passato e le esperienze, la cultura nella quale è cresciuta e l’educazione ricevuta. Vi sono tantissime sfaccettature che rendono imprevedibile la reazione di fronte all’invecchiamento, anche in funzione di come evolve la sua salute psicofisica”.

Come familiari, è importante agire di conseguenza in base a ciò che accade, osservando rispettosamente l’anziano nel suo percorso e, “laddove non vi sia, da parte sua, una presa di coscienza puntuale e lucida sugli aspetti critici della sfera psico-cognitiva, intervenire cercando di supportarlo. Suggerire con delicatezza un percorso che possa aiutarlo a tirare fuori le proprie risorse nell’affrontare quotidianamente le difficoltà e a vivere ogni occasione ed esperienza, nella consapevolezza di non essere solo, ma circondato da una famiglia che lo ha a cuore e da professionisti che lo affiancano nella ricerca di un equilibrio emotivo che dia alla sua vita la dignità che merita”, conclude la dottoressa Scalambra.

La protezione della salute non ha età. Sia quando si è giovani, sia con l’avanzare del tempo, è importante mantenere uno stile di vita sano e monitorare il proprio stato di salute.

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