Le malattie oncologiche colpiscono moltissime persone in tutto il mondo. Secondo i dati riportati dal rapporto “Global Cancer Statistics 2020”, realizzato dall’American Cancer Society (ACS) e dall’International Agency for Research on Cancer (IARC), nel 2020 i nuovi casi di tumore nel mondo sono stati circa 19,3 milioni. È stato calcolato, inoltre, che una persona su cinque può sviluppare un tumore nel corso della propria vita.
L’incidenza dei tumori è alta e sono sempre di più i pazienti che sopravvivono a queste patologie o convivono con esse per lungo tempo. È fondamentale, quindi, occuparsi anche degli aspetti psicosociali delle neoplasie, che possono avere un impatto profondo su pazienti e familiari. Il campo interdisciplinare della psiconcologia, che si è sviluppato a partire dagli anni Ottanta, si occupa proprio di questo. Approfondiamo insieme l’argomento.
Che cos’è la psiconcologia?
La psiconcologia è una disciplina complessa basata sull’integrazione di diverse professionalità e ambiti, come la psicologia clinica, la psichiatria e la medicina palliativa che, grazie alla sinergia tra queste discipline, sviluppa specifici programmi di assistenza ai malati oncologici.
Come ricorda la Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO), in una pubblicazione sul tema, la psiconcologia deve conoscere e tenere conto dei processi psicologico-sociali “che canalizzano i pensieri, le emozioni, le visioni, i desideri, le convinzioni, i ruoli e le azioni di chi costruisce l’esperienza di malattia e di chi costruisce l’esperienza di aiuto”. Non riguarda, quindi, soltanto il paziente e le persone della sua famiglia, ma coinvolge anche il personale sanitario.
Quali sono i campi di intervento principali?
La psiconcologia ha come obiettivo quello di fornire supporto a chi affronta una neoplasia, durante tutte le sue fasi: diagnosi, trattamento, follow-up, eventuale recidiva o fallimento del trattamento, terapie domiciliari, fase terminale.
Ognuno di questi momenti è delicato e l’intervento psicologico può aiutare il paziente a ridurre l’impatto negativo, senza mai dimenticare una considerazione molto importante. Il supporto psicologico offerto non è dovuto a una condizione di instabilità mentale, ma è legato alla volontà di affrontare la malattia nel modo più efficace.
La diagnosi di un tumore
Quando una persona riceve la prima diagnosi di un tumore, o quando le viene comunicato che c’è stata una recidiva, spesso può sentirsi condannata. I medici, in questi casi, hanno il compito di riferire dati oggettivi sulla salute, sui trattamenti e sulle prospettive, ma anche di capire in che maniera parlare dell’argomento e con quali parole, nel rispetto della sensibilità del paziente, delle sue paure, della sua rabbia.
Affrontare i trattamenti
Sia i tumori stessi che le terapie farmacologiche, come la chemio, e quelle chirurgiche, possono provocare dolore e trasformare il corpo di chi ne soffre. Si tratta di cambiamenti che hanno un fortissimo impatto psicologico, poiché vanno a modificare l’immagine della persona e si possono ripercuotere anche sulle relazioni che ha con partner, familiari e amici. Anche in questo caso, gli interventi sono mirati a fare in modo che il paziente esterni le emozioni e le sensazioni che prova, per poi elaborarle e agire in maniera costruttiva.
Ciò è fondamentale anche quando si tratta di cure palliative, che vengono praticate qualora i trattamenti non abbiano fatto effetto o la malattia sia arrivata a uno stadio troppo avanzato.
Il sostegno alla famiglia
Come sottolinea la SIPO, “il cancro rappresenta, a livello sociale, l’archetipo della malattia mortale e pertanto determina un particolare disordine emotivo ed esistenziale non solo in chi ne viene colpito, ma anche nelle persone che svolgono una funzione di supporto e di assistenza”. La famiglia, naturalmente, è la cerchia più vicina al paziente e può essere scossa in profondità dalla malattia di uno dei membri. Potrebbero rompersi degli equilibri delicati o riemergere tensioni mai sopite, dannose per tutti e ancora di più per chi sta male e deve concentrare le proprie forze sul processo di guarigione.
Qualunque intervento deve tenere in considerazione sia i bisogni emotivi del paziente, quindi, che quelli dei caregiver, per contribuire a ripristinare, creare o mantenere un clima positivo e di supporto all’interno della famiglia stessa. Non solo: può essere necessario anche fare in modo che i familiari condividano e accettino le scelte terapeutiche fatte dal paziente insieme all’équipe medica.
Il counseling per i tumori familiari
Il 5-10% di tutti i tumori ha carattere ereditario. Questo vuol dire che, all’interno della stessa famiglia, più persone possono sviluppare delle neoplasie, a causa di una mutazione genetica che aumenta la predisposizione a queste patologie. Inoltre, sempre per lo stesso motivo, i membri di questi gruppi possono ammalarsi più precocemente rispetto all’età di cui accade di solito. Il counseling genetico specifico per il setting oncologico (counseling onco-genetico o COG) è stato introdotto proprio per seguire le famiglie in cui c’è l’occorrenza o il rischio di ricorrenza di una malattia a base genetica, e coinvolge anche i professionisti esperti nel settore. Il COG è una tecnica d’intervento che individua il rischio, lo definisce e offre degli strumenti per gestirlo.
La psiconcologia nella prevenzione dei tumori
Oltre all’impatto psicologico, comportamentale, sociale ed emotivo della malattia sul paziente, la sua famiglia e l’équipe medica, la psiconcologia analizza anche il ruolo dei fattori psicologici e comportamentali nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nella cura dei tumori.
Questa disciplina, infatti, interviene nella creazione di campagne informative per il pubblico, come quelle sull’alimentazione o contro il fumo, aiutando a studiare i modi migliori per comunicare questi argomenti. Il terrorismo psicologico, infatti, è un’arma usata troppo spesso per combattere cattive abitudini o promuovere stili di vita più sani, che però non ha gli effetti desiderati su tutta la popolazione. Con l’aiuto di professionisti, invece, è possibile studiare una comunicazione che riesca davvero a interessare e coinvolgere le persone e a sensibilizzarle su questi temi.
La prevenzione passa dalla cura della nostra salute. Per conoscere e monitorare con costanza le nostre condizioni, una soluzione è affidarsi a polizze assicurative che prevedono specifici pacchetti per i controlli, come UniSalute 360°. Scegliendo “Prevenzione oncologica”, si possono effettuare esami diagnostici per individuare le principali patologie tumorali negli uomini e nelle donne. C’è inoltre a disposizione un supporto economico per la convalescenza, in caso di diagnosi di tumore, e la consulenza di uno psicologico per affrontare un momento così delicato.
Nessun commento