Si tratta della tipologia di cancro più frequente nelle donne come confermano i numeri del cancro in Italia 2018, report dell’Associazione italiana di oncologia medica. Dalla seconda metà degli anni ‘90 gli stessi dati permettono però di osservare una regolare diminuzione della mortalità legata ai programmi di prevenzione femminile per la diagnosi precoce promossi dal Ministero della Salute e agli sviluppi costanti nelle terapie oncologiche sempre più all’avanguardia.
Per una donna il rischio di incorrere in carcinoma mammario è correlato con l’esposizione prolungata di alti livelli ormonali, i quali si verificano in caso di:
- menarca precoce
- menopausa tardiva
- gravidanza (assenza o tardiva)
- terapia ormonale
Con l’espressione terapia ormonale, si fa riferimento alla terapia per combattere i sintomi della menopausa o ai farmaci per ormonoterapia, ma viene genericamente utilizzata anche per tutte le situazioni in cui vengono immessi ormoni esogeni nell’organismo, per cui anche la pillola anticoncezionale, o altri metodi contraccettivi a base di ormoni ne fanno parte.
Esiste quindi una correlazione tra pillola anticoncezionale e tumore al seno?
Gli studi a lungo termine che correlano pillola anticoncezionale e tumore al seno
Come molti studi hanno confermato, l’uso prolungato di contraccettivi ormonali è correlato a un aumento del rischio di tumore al seno benché, come vedremo, risulta essere strettamente legato alla durata del trattamento e ad altri fattori di rischio.
La maggior parte delle ricerche atte a mettere in relazione pillola anticoncezionale e incidenza del tumore al seno sono state realizzate su tipologie di pillole ad alti dosaggi e trifasiche che ad oggi sono state quasi del tutto superate ma questo, come è stato dimostrato purtroppo da uno studio molto ampio e recente, non diminuisce in maniera così rilevante l’incidenza di tumore ormone-correlato.
Lo studio del 2014 pubblicato sulla rivista scientifica Aarc, American Association for Cancer Research dell’associazione americana per la ricerca sul cancro, ha preso in esame, su un totale di quasi 22mila cartelle cliniche di donne americane di età compresa tra 20 e 49 anni, 1.102 donne con diagnosi di carcinoma mammario invasivo dal 1990 al 2009.
In base alle informazioni disponibili, sono poi stati individuati i casi in cui l’uso di contraccettivi orali da parte del campione fosse avvenuto entro l’anno precedente alla diagnosi di malattia tumorale. Mettendo insieme i dati è stata rilevata un’associazione più alta con la diagnosi di malattia tumorale nel caso di estrogeni ad alte dosi, diacetato di etinodiolo o dosaggio trifasico con una media di 0,75 mg di noretindrone.
I risultati hanno così suggerito che l’uso recente di contraccettivi orali (nell’ultimo anno), è associato ad un aumento del rischio di cancro al seno, anche se ciò dipende dal tipo di formulazione della pillola (alti dosaggi di estrogeni) e comunque, come evidenziato dai ricercatori, “gli aumenti assoluti di rischio erano piccoli”.
Tuttavia, un altro studio pubblicato nel marzo del 2017 dall’American Journal of Obstetrics and Gynaecology, ha seguito 46.000 donne britanniche per oltre 30 anni esaminando il rischio di tutti i tipi di cancro tra coloro che avevano assunto la pillola. I risultati hanno mostrato che l’uso della pillola produce effetti protettivi nei confronti di alcuni tumori specifici come quello del colon-retto, dell’endometrio e dell’ovaio.
L’importanza di valutare i dati
È molto importante specificare come l’aumento assoluto dei tumori al seno diagnosticati tra chi utilizza contraccettivi ormonali è dimostrato essere pari a circa 1 evento tumorale in più all’anno ogni 7690 donne.
Alla luce di questi dati, possiamo, quindi, consigliare a chi si sottopone a una terapia anticoncezionale, di valutarne sempre i pro e i contro, assieme al medico specialista.
Infatti, ad esempio, la pillola anticoncezionale riduce l’incidenza di altri generi di tumore come quello dell’endometrio, ma è pur vero che uno stile di vita sano, come adottare un regime nutrizionale adeguato, attività fisica regolare e un calo ponderale riducono l’incidenza di molti tumori incluso quello al seno. Per cui ogni situazione ed esigenza vanno valutate a sé.
Ha senso differenziare le vecchie e le nuove pillole parlando di cancro al seno?
Se tempo fa si supponeva che l’incidenza di tumore al seno fosse inferiore per le nuove formulazioni rispetto alle vecchie pillole anticoncezionali, i risultati di molti studi incluso un ampio studio danese recente, hanno permesso di fare maggiore chiarezza circa questa ipotesi.
La ricerca si è basata sui dati di circa 1,8 milioni di donne danesi seguite per quasi 11 anni confrontando chi aveva utilizzato pillole anticoncezionali (tradizionali più vecchie, recenti pillole con estrogeni e progesterone e spirale intrauterina a rilascio di ormoni) con chi non ne aveva mai fatto uso, per valutare il possibile aumento correlato ad incidenza di tumore al seno relativo anche al tempo di utilizzo della pillola anticoncezionale.
Comparando le donne che non avevano mai fatto uso di ormoni con quelle che invece li avevano utilizzati, l’incidenza tumorale aumentava per le prime di 1,20 volte.
Tale dato è stato inoltre correlato al tempo di somministrazione ormonale: nelle donne che ne avevano fatto uso per meno di un anno, si aveva un aumento del rischio di cancro al seno di 1,09 volte, che diventava 1,38 volte per chi ne aveva fatto uso per un tempo superiore ai 10 anni.
Inoltre, dopo la sospensione della contraccezione ormonale, il rischio di tumore al seno era più alto tra le donne che avevano usato contraccettivi ormonali per 5 anni o più rispetto alle donne che non ne avevano mai fatto uso.
Chi è più a rischio: le mutazioni ereditarie di BRCA1 e BRCA2 e gli altri fattori
Se è vero che parte del rischio può crescere con il tempo di utilizzo della pillola anticoncezionale, della spirale a rilascio ormonale o dell’anello, rimane prioritaria la correlazione tra tumore al seno e il rischio genetico che ciascuna donna porta con sé, oltre a fattori ambientali e di età. In particolare, alcuni dei fattori che innalzano il rischio di carcinoma mammario sono:
- i geni BRCA 1 e BRCA 2
- il seno denso mammografico
- la presenza di fibromi
- la presenza di tumori in altre posizioni
- l’essersi sottoposte a radioterapie durante la fase di sviluppo.
I geni BRCA1 e 2 sono geni che nell’uomo esprimono proteine che aiutano la riparazione del DNA danneggiato ma quando uno di questi geni è mutato le proteine non vengono prodotte o vengono prodotte in maniera non corretta così il danno non viene riparato come dovrebbe. Le cellule quindi sviluppano alterazioni genetiche che possono poi portare al cancro. Le mutazioni ereditarie di BRCA1 e 2 aumentano il rischio di tumori al seno e a molti altri tipi di cancro.
Per le donne che portano geni BRCA1 e 2 mutati, ovvero il 5 per cento di tutti i casi di tumore del seno, esiste un rischio tra il 50 e l’80% maggiore di sviluppare la malattia nel corso della vita, per cui in questi casi l’uso della pillola anticoncezionale (anello o spirale a rilascio ormonale) dovranno essere strettamente valutate dal medico specialista, o un ginecologo che abbia una formazione in oncologia, per comprenderne la reale necessità visto l’alto rischio ad essi associato.
In ogni caso in tutte le donne soggette al rischio di tumore del seno, la pillola contraccettiva aumenta la probabilità di sviluppare la malattia.
In conclusione quindi se è vero che la pillola anticoncezionale, come qualunque terapia ormonale ivi inclusa la terapia a base di ormoni comunemente prescritta per far fronte agli effetti collaterali della menopausa, può accrescere il rischio di carcinoma mammario, essa protegge anche nei confronti di altri tumori quindi per una valutazione corretta è bene comprendere le motivazioni che portano la paziente a optare per la pillola anticoncezionale, informandola, valutando i pro e i contro, caso per caso. Ecco perché è molto importante affidarsi a medici esperti, puntando sulla prevenzione e su screening regolari in modo da monitorare la propria salute e quella dei propri cari e poter individuare un’eventuale malattia in una fase precoce ed approntare quindi una terapia adeguata fin dalle prime fasi.
Fonti
airc.it
cancerres.aacrjournals.org
salute.gov.it
aiom.it
utoronto.ca
sciencedirect.com
Nessun commento