Diversi studi hanno evidenziato un possibile legame tra pillola anticoncezionale e tumore al seno, soprattutto in caso di uso prolungato e formulazioni ad alto dosaggio ormonale. Il rischio, pur presente, è considerato basso in termini assoluti e tende ad aumentare con la durata del trattamento. D’altra parte, i contraccettivi orali offrono protezione verso altri tumori, come quello dell’endometrio e dell’ovaio. La scelta del metodo anticoncezionale va dunque condivisa con un ginecologo o oncologo, specie in presenza di fattori di rischio aggiuntivi.
Il legame tra pillola anticoncezionale e tumore al seno è da anni oggetto di numerosi studi. Sebbene rappresenti una delle soluzioni contraccettive più diffuse ed efficaci, il suo utilizzo a lungo termine è stato associato a un possibile aumento del rischio di carcinoma mammario. Ma quali sono le evidenze alla base di questa correlazione? In che misura assumere contraccettivi orali può esporre al rischio di tumore alla mammella? Facciamo chiarezza.
La pillola anticoncezionale aumenta il rischio di tumore al seno?
- menarca precoce
- menopausa tardiva
- assenza di gravidanze o gravidanza tardiva
- terapia ormonale: rientrano in questa categoria la terapia ormonale sostitutiva utilizzata per combattere i sintomi della menopausa, i farmaci per ormonoterapia, e tutte le situazioni in cui vengono immessi ormoni esogeni nell’organismo, per cui anche la pillola anticoncezionale o altri metodi contraccettivi a base di ormoni (cerotto, spirale a rilascio ormonale, anello).
Come molti studi hanno confermato, l’uso prolungato di contraccettivi ormonali è correlato a un aumento del rischio di tumore al seno benché questo rischio dipenda in larga misura dalla durata del trattamento, dal tipo di formulazione e dalla presenza di altri fattori predisponenti.
Dati sul legame tra pillola e tumore al seno
La maggior parte delle ricerche che hanno messo in relazione pillola anticoncezionale e incidenza del tumore al seno sono state realizzate su tipologie di pillole ad alti dosaggi e trifasiche che ad oggi sono state quasi del tutto superate. Questo, tuttavia, come si approfondirà più avanti, non diminuisce in maniera così rilevante l’incidenza di tumore ormone-correlato.
Lo studio del 2014, pubblicato sulla rivista scientifica Aarc, American Association for Cancer Research, dell’associazione americana per la ricerca sul cancro, ha preso in esame, su un totale di quasi 22mila cartelle cliniche di donne americane tra 20 e 49 anni, 1.102 donne con diagnosi di carcinoma mammario invasivo dal 1990 al 2009. Sono poi stati individuati i casi in cui l’uso di contraccettivi orali da parte del campione di pazienti fosse avvenuto entro l’anno precedente alla diagnosi di malattia tumorale. Mettendo insieme i dati è emersa un’associazione più alta con la diagnosi di malattia tumorale nel caso di estrogeni ad alte dosi, diacetato di etinodiolo o dosaggio trifasico con una media di 0,75 mg di noretindrone.
I risultati hanno così suggerito che l’uso di contraccettivi orali nell’ultimo anno è associato a un aumento del rischio di cancro al seno, anche se ciò dipende dal tipo di formulazione della pillola (alti dosaggi di estrogeni). Ad ogni modo, come dichiarato dai ricercatori, “gli aumenti assoluti di rischio erano ridotti”.
A conclusioni di segno opposto è giunto uno studio pubblicato nel 2017 dall’American Journal of Obstetrics and Gynaecology che ha seguito 46.000 donne britanniche per oltre 30 anni esaminando il rischio di tutti i tipi di cancro tra coloro che avevano assunto la pillola. I risultati hanno mostrato che l’uso della pillola produce effetti protettivi nei confronti di alcuni tumori specifici come quello del colon-retto, dell’endometrio e dell’ovaio.
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Pillole di vecchia e nuova generazione: differenze sul rischio di tumore al seno
In passato si supponeva che l’incidenza di tumore al seno fosse inferiore per le pillole anticoncezionali di nuova formulazione rispetto alle vecchie. I risultati di molti studi hanno permesso di fare maggiore chiarezza.
Uno studio danese del 2017 ha seguito circa 1,8 milioni di donne danesi seguite per quasi 11 anni mettendo a confronto chi aveva utilizzato pillole anticoncezionali (più vecchie, recenti con estrogeni e progesterone, e spirale intrauterina a rilascio di ormoni) con chi non ne aveva mai fatto uso. Il rischio di sviluppare un tumore al seno in chi utilizzava o aveva utilizzato di recente contraccettivi ormonali rispetto alle donne che non ne avevano usati è risultato pari a 1,20.
Tale dato è stato correlato al tempo di somministrazione ormonale. Le donne che ne avevano fatto uso per meno di un anno presentavano un rischio aumentato di 1,09 volte, che diventava di 1,38 volte in chi ne aveva fatto uso per oltre 10 anni. Dopo la sospensione della contraccezione ormonale, il rischio di tumore al seno era più alto tra le donne che avevano usato contraccettivi ormonali moderni per 5 anni o più rispetto alle donne che non ne avevano mai fatto uso.

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Pillola e tumore al seno: ulteriori fattori di rischio
Se è vero che il rischio può crescere con il tempo di utilizzo della pillola, della spirale a rilascio ormonale o dell’anello, rimane prioritaria la correlazione tra tumore al seno e il rischio genetico, oltre a fattori ambientali e di età. Alcuni dei fattori che innalzano il rischio di carcinoma mammario sono:
- mutazioni nei geni BRCA 1 e BRCA 2: esiste un rischio tra il 50 e l’80% maggiore di sviluppare la malattia nel corso della vita. In questi caso l’uso di contraccettivi ormonali deve essere valutato da uno specialista per comprenderne la reale necessità
- il seno denso mammografico
- la presenza di fibromi
- la presenza di tumori in altre posizioni
- l’essersi sottoposte a radioterapie durante la fase di sviluppo.
Ad ogni modo, in tutte le donne soggette al rischio di tumore del seno, la pillola contraccettiva aumenta la probabilità di sviluppare la malattia.
Valutazione del rischio
Vale la pena specificare che l’aumento assoluto dei tumori al seno diagnosticati tra chi utilizza contraccettivi ormonali è pari a circa un evento tumorale in più all’anno ogni 7690 donne.
Alla luce di questi dati, la scelta contraccettiva va personalizzata. Va discussa cioè con lo specialista per soppesare i pro e i contro, considerando le esigenze della singola paziente e l’entità del rischio. Se da un lato, infatti, la pillola anticoncezionale può accrescere il rischio di carcinoma mammario, dall’altro protegge da altri generi di tumore. È pur vero che anche uno stile di vita sano riduce l’incidenza di molte neoplasie, inclusa quella al seno. Ogni caso è a sé.
Non bisogna dimenticare infine la prevenzione, con controlli e screening periodici per individuare tempestivamente eventuali alterazioni e intervenire con le cure più adeguate.
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Le domande più frequenti dei pazienti
La pillola anticoncezionale causa il tumore al seno?
No, ma può contribuire ad aumentarne il rischio, soprattutto in caso di uso prolungato e formulazioni ad alto dosaggio ormonale. Si tratta comunque di un incremento molto contenuto in termini assoluti.
Le pillole di nuova generazione sono più sicure?
I dati raccolti finora non hanno evidenziato una sostanziale differenza in termini di rischio oncologico tra le pillole più moderne e le formulazioni più datate.
Chi ha mutazioni genetiche BRCA1 o BRCA2 può prendere la pillola?
In presenza di mutazioni genetiche, la valutazione deve essere sempre affidata a un ginecologo esperto o a un oncologo. In questi casi, l’uso di contraccettivi ormonali può essere sconsigliato o consentito solo dopo un’attenta analisi del rapporto rischio-beneficio.
È necessario fare controlli specifici durante l’assunzione della pillola?
È consigliabile effettuare visite ginecologiche periodiche e screening senologici regolari per monitorare la risposta dell’organismo alla terapia ormonale e individuare precocemente eventuali alterazioni.


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