Se un bambino ha particolari difficoltà di scrittura, scrive molto lentamente, non riesce a rispettare linee e bordi, e la sua grafia risulta poco comprensibile, potrebbe essere disgrafico.
Così come la dislessia e gli altri DSA, anche nella disgrafia la diagnosi precoce è molto importante perché in questo modo l’alunno potrà ricevere il supporto adeguato, sia a casa che a scuola, e avere a disposizione gli strumenti necessari per non restare indietro nelle attività didattiche. In questo articolo cercheremo di capire cos’è la disgrafia, quali sono i suoi sintomi e come si tratta, per avere un quadro più dettagliato di questa condizione non sempre conosciuta da tutti.
Che cos’è la disgrafia
La disgrafia rientra fra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), un gruppo di disturbi del neurosviluppo che compaiono durante l’età evolutiva. Come si può intuire dal nome, compromette la capacità di scrittura a mano e le persone con questa problematica tendono ad avere una grafia poco leggibile e disordinata. Se presente in età adulta, può essere la conseguenza di una disgrafia non diagnosticata durante l’infanzia, oppure può trattarsi di un problema causato da traumi o patologie.
La disgrafia e gli altri DSA
Dei DSA, oltre alla disgrafia, fanno parte anche:
- dislessia, ovvero problemi nella lettura e nell’interpretazione di ciò che si legge;
- discalculia, la difficoltà nel comprendere e operare con i numeri;
- disortografia: spesso confusa con la disgrafia, riguarda invece la capacità di tradurre i suoni del linguaggio verbale in lettere alfabetiche. La disgrafia è legata, invece, all’abilità grafo-motoria.
Secondo i dati di MI – DGSIS – Ufficio Gestione Patrimonio informativo e Statistica riferiti al 2018-2019, i disturbi di dislessia sono quelli più diagnosticati, seguiti da disortografia, discalculia e disgrafia all’ultimo posto. Nella scuola primaria, in particolare, gli alunni con disgrafia rappresentano l’1,2% del totale.
Specifichiamo che nella disgrafia, così come negli altri DSA, la persona ha un quoziente intellettivo nella norma. Il disturbo, quindi, non è connesso a un deficit cognitivo o alla presenza di patologie mediche che potrebbero giustificarlo.
I DSA, inoltre, possono presentarsi singolarmente oppure può verificarsi una situazione di comorbilità, con più disturbi coesistenti. Non di rado, poi, la disgrafia può associarsi ad ADHD (Deficit di Attenzione e Iperattività).
Quali sono le cause della disgrafia?
Le cause della disgrafia non sono ancora chiare. Gli esperti parlano di eziologia multifattoriale, dove a una predisposizione di carattere neurobiologico si aggiungono cause ambientali. Nel bambino disgrafico mancano o sono carenti una serie di competenze coinvolte nel processo di scrittura. L’atto dello scrivere, infatti, richiede:
- capacità esecutivo-motorie;
- abilità visuospaziali;
- rapidità nel movimento;
- coordinazione occhio-mano (riuscire a coordinare i movimenti in base agli stimoli visivi).
Problemi nell’integrazione delle componenti esecutivo-motorie tendono a portare il bambino a una serie di difficoltà nell’apprendimento.
Disgrafia: quali sono i sintomi principali?
La disgrafia influisce su tutti gli aspetti inerenti il processo di scrittura, come leggibilità, ortografia, dimensione delle parole e spaziatura. Il bambino disgrafico può mostrare problemi nel:
- dare forma alle lettere;
- scrivere seguendo una linea retta o rispettando i margini;
- controllare lo strumento di scrittura, come la penna;
- scrivere frasi corrette a livello grammaticale;
- scrivere in modo chiaro e comprensibile;
- realizzare dettati;
- eseguire compiti scritti;
- copiare dalla lavagna;
- scrivere lettere delle stesse dimensioni;
- esercitare una giusta pressione sul foglio;
- mantenere la stessa distanza tra le parole;
- scrivere rapidamente.
Secondo gli esperti, a causa della compromissione delle abilità esecutivo-motorie i bambini disgrafici possono presentare anche:
- difficoltà nell’eseguire da soli attività come vestirsi, allacciarsi le scarpe, infilare i bottoni nelle asole, aprire o chiudere le cerniere, richiedendo quindi l’aiuto di un adulto;
- fatica nell’usare in modo adeguato le posate;
- problemi nel gestire in modo ordinato il materiale scolastico, come zaino e astuccio.
Campanelli d’allarme che segnalano una possibile disgrafia
Come vedremo, la diagnosi di disgrafia può essere effettuata solo dopo la seconda elementare, ossia quando il processo di apprendimento della scrittura dovrebbe essere completato. Tuttavia, esistono segnali precoci che possono far sospettare il rischio di incorrere in questo disturbo. Osservando i comportamenti motori di un bambino che frequenta la scuola materna, infatti, si può far caso a una serie di elementi utili in tal senso, ad esempio:
- se c’è un giusto equilibrio tra lo sviluppo delle capacità manuali e le capacità motorie globali;
- il grado di sviluppo della coordinazione motoria in attività come salti, arrampicata, corsa, gioco con la palla;
- l’abilità nell’eseguire azioni manuali come sfilare e infilare perline, bottoni, anelli, aprire e chiudere qualcosa (ad esempio barattoli e cerniere), avvitare e svitare, eccetera;
- la capacità di adattare la pressione della mano al tipo di oggetti da impugnare.
Come si diagnostica la disgrafia?
Quanto detto finora dovrebbe far capire che essere disgrafici non significa semplicemente “scrivere male” nel senso di avere una grafia poco gradevole e disordinata. Questa problematica, infatti, implica la presenza di segnali legati a motricità, gestione dello spazio, coordinazione delle funzioni percettivo-motorie, fondamentali per formulare una diagnosi di questo tipo.
Giungere alla diagnosi il prima possibile è molto importante, così come per tutti i DSA: diventa quindi possibile mettere in atto strategie di aiuto mirate, evitare che il bambino venga etichettato come “svogliato” e poco propenso a impegnarsi, o che il problema venga attribuito a cause differenti, come traumi psicologici o familiari.
La diagnosi, che può essere emessa solo dopo il secondo anno di scuola primaria, deve essere effettuata da specialisti e prevede l’utilizzo di test specifici. L’esame permetterà non solo di verificare l’effettiva presenza di disgrafia, ma anche di comprendere il modo in cui il disturbo si manifesta nel singolo soggetto per poter poi sviluppare un trattamento personalizzato.
Disgrafia: come si tratta questa problematica
La disgrafia richiede un trattamento riabilitativo su misura del singolo individuo e ha lo scopo di integrare e compensare le difficoltà indotte dal disturbo. Il tipo di intervento varia da caso a caso e può includere attività diverse, tra cui training per esercitare la motricità, includendo anche funzioni come memoria, attenzione e linguaggio. In genere è necessario un training grafomotorio e muscolare, ed è fondamentale lavorare sulla motivazione del bambino, in modo che sviluppi fiducia nei confronti dell’operatore. Non meno importante è coinvolgere la famiglia e il contesto extrascolastico per garantire una buona rete di supporto.
Può essere anche necessario avvalersi di alcuni strumenti, scelti e valutati in base alle necessità del bambino, come ad esempio quaderni specifici per disgrafici che presentano righe colorate per aiutare a direzionare la scrittura. Come spiega il Ministero dell’Istruzione, gli alunni con DSA, dunque anche i disgrafici, hanno diritto a un Piano Didattico Personalizzato (PDP) con cui la scuola definisce il percorso formativo ad hoc per lo studente con questa difficoltà. Quest’ultimo può inoltre usufruire di misure dispensative, che nel caso dei disgrafici possono tradursi, ad esempio, in tempi più lunghi per lo svolgimento dei compiti scritti.
Altri esempi di attività utili
Come si legge su Uppa, c’è poi una serie di attività, da svolgere a partire dalla scuola materna, che possono aiutare a prevenire l’evoluzione di un disturbo del movimento che potrebbe portare a disgrafia. Tra queste rientrano:
- giochi che richiedono di assumere posture diverse, oppure di trasportare oggetti sulla schiena, sulla pancia o sulle braccia distese, evitando che cadano;
- giochi che stimolano le abilità manuali;
- attività che portano a sperimentare l’ampiezza del foglio, la propria forza (ad esempio tracciando dei segni con un bastoncino su una tavoletta di pongo) o la velocità.
Come abbiamo capito, dunque, i primi segnali di una possibile disgrafia possono manifestarsi già quando il bambino ha 3-4 anni, anche se bisogna attendere un po’ di più per giungere a una diagnosi ufficiale. Se avessimo il sospetto che nostro figlio possa presentare questo tipo di disturbo, quindi, è bene parlarne con il pediatra e con gli insegnanti in modo da poter verificare quanto prima la presenza o meno di un DSA e intervenire con l’approccio necessario.
Conoscevate la disgrafia e i suoi sintomi?
Fonti:
fatebenefratelli.it
uppa.it
ninds.nih.gov
miur.gov.it
miur.gov.it
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