Dipendenza da videogiochi

Videogiochi, smartphone e tablet: quali rischi per i nostri bambini?

Dispositivi elettronici, videogiochi e smartphone fanno oggi parte della nostra vita quotidiana e anche di quella dei più piccoli. Tuttavia troppa tecnologia non fa bene, soprattutto per i bambini che non sono capaci di regolarsi autonomamente e rischiano di passare troppo tempo di fronte agli schermi. Al punto che un uso inconsapevole ed incontrollato può comportare conseguenze anche gravi come, per esempio, la dipendenza da videogiochi.

Nulla, tuttavia, è perduto: da genitori possiamo infatti dare il buon esempio e seguire alcune regole quotidiane molto semplici e concrete per tutelare la nostra salute e quella dei nostri figli. Vediamo quali sono.

“Echo baby boomers”: bambini di oggi e tecnologia

Bambini e tecnologia

Negli ultimi vent’anni lo sviluppo tecnologico ha fatto sì che cambiasse in maniera significativa il modo di usufruire dell’intrattenimento. Prima c’erano la televisione e la radio, ritenute responsabili anche di molti “mali sociali”, legati alla passività di fruizione dei contenuti proposti, ma anche alla mancanza di comunicazione ed interazione che comportano.

Oggi, smartphone e dispositivi elettronici sono diventati a portata di tutti e stimolano un rapporto anche attivo tra gli utenti. Tant’è che molti studi evidenziano come l’uso non esagerato anche dei videogiochi, soprattutto per i bambini, favorisca l’abilità cognitiva e motoria, migliori i tempi di reazione alle situazioni e sviluppi la coordinazione visivo-manuale. Si tratta di una vera propria rivoluzione al punto che l’ultima generazione di bambini, quelli che hanno tra i 7 e i 15 anni, viene definita “echo baby boom” o generazione multi-schermo proprio in virtù di questa capacità trasversale di impiegare i media digitali, anche contemporaneamente, in maniera personalizzata. Ma fino a che punto il minore sta sviluppando il multitasking e quando, invece, bisogna preoccuparsi degli eccessi?

Smartphone e videogiochi: quali rischi?

Smartphone bambini rischi

Un primo dato che ci fornisce un prezioso elemento di riflessione è quello riguardante l’età di accesso ad internet. Infatti, oggi già prima dei 10 anni i bambini hanno un cellulare con accesso alla connessione web e con i videogiochi, grazie alla disponibilità sul mercato anche di telefoni “per bambini”, studiati per i più piccoli e acquistati dai grandi, anch’essi sempre più spesso dipendenti.

Proprio i genitori, infatti, sono i primi promotori, spesso inconsapevoli, di un uso eccessivo e dannoso di smartphone, tablet e giochi. Infatti, non sono rari i casi in cui questi dispositivi vengono impiegati come baby sitter tecnologici e digitali. Hanno la caratteristica di ipnotizzare il bambino che non è in grado di misurare il tempo che trascorre con gli occhi sullo schermo. Inoltre, dal punto di vista psicologico, regalare uno smartphone ai propri figli ha un duplice effetto: sui più piccoli funziona come calmante e soluzione per farli stare buoni, sugli adolescenti diventa un “guinzaglio telematico”, utile a controllare spostamenti, amicizie, attività.

Conseguenze concrete: dipendenza da videogiochi e non solo

Dispositivi elettronici insonnia

La sovraesposizione alle informazioni e agli stimoli visivi dei giochi, soprattutto di quelli violenti, fatti senza filtro né protezione né assistenza da parte dei genitori, può comportare, dunque, conseguenze concrete anche a lungo termine. Trascorrere più di un’ora di fila di fronte allo schermo può portare a:

  • nomofobia, ovvero la paura di rimanere sconnessi dalla rete, una patologia che provoca sensazioni simili agli attacchi di panico
  • aggressività nel bambino
  • disturbi del sonno, soprattutto se la sovraesposizione è serale
  • problemi posturali e patologie della colonna vertebrale
  • qualche forma di alienazione sociale e disinteresse per gli impegni, per le relazioni sociali ed amicali se si preferisce il videogioco all’interazione con gli altri
  • disturbi dissociativi.

“Dipendenza” da videogiochi: i consigli per i genitori

Videogiochi consigli genitori

Un primo passaggio fondamentale per tutelare la salute dei nostri figli è proprio prendere coscienza dei rischi che corrono sotto ai nostri occhi. Senza demonizzare telefoni, giochi e altri schermi, è cruciale distinguere l’uso che se ne fa secondo fasce di età e seguire alcuni consigli molto semplici, ricordando innanzitutto, che l’esposizione giornaliera a videogiochi e dispositivi elettronici per i bambini non dovrebbe mai durare più di un’ora, meglio se frammentata nell’intero arco della giornata.

La regola del 3-6-9-12

Lo psichiatra francese Serge Tisseron, a proposito, ha elaborato delle indicazioni specifiche per i genitori che seguono la tabellina del tre e per cui a ciascun numero corrisponde l’età del bambino.

  1. Evitare ogni contatto con qualsiasi tipo di schermo prima dei 3 anni, poiché in questa fase il bambino si sta formando, il suo cervello ha una plasticità molto diversa e sono importanti tutti gli stimoli e tutte le informazioni che gli vengono date. È preferibile, dunque, favorire il gioco concreto sia con i genitori che con altri bambini.
  2. Introdurre, volendo, i videogiochi solo dopo i 6 anni perché, prima, il bambino non ha la capacità autonoma di distaccarsi quindi aumenta il rischio di sovraesposizione.
  3. Prima dei 9 anni l’uso di internet andrebbe limitato se non proprio vietato. Solo da questo momento in poi si può avviare un percorso di educazione all’uso consapevole, alle regole e ai pericoli del web. Il tutto sempre con la presenza e l’aiuto di un insegnante a scuola o di un genitore in casa.
  4. Dopo i 12 anni il bambino può iniziare ad utilizzare i dispositivi elettronici in maniera autonoma, ma sempre tenendo sotto controllo il tempo di esposizione, le motivazioni, il tipo di navigazione che viene fatta, nonché il contenuto del videogioco. A tal proposito, si consiglia di seguire sì le indicazioni delle case produttrici stampate sulle confezioni, ma anche di provare il gioco per essere pienamente coscienti di quello che andrà a fare il bambino.

Che fare? Dare il buon esempio

Dipendenza da videogiochi consigli

In conclusione, ciascun genitore dovrebbe, oltre a seguire le regole, cercare di responsabilizzarsi in prima persona in modo che possa dare egli stesso il buon esempio ai più piccoli. Un uso corretto di smartphone, videogiochi e dispositivi elettronici, infatti, si impara a casa e a scuola, dove sarebbe utile seguire percorsi educativi e strategie pedagogiche che evidenzino il fatto che non si può delegare tutto alla tecnologia.

Un passo preliminare è proprio l’autoanalisi per capire se l’uso che facciamo e consentiamo di fare ai bambini dei dispositivi elettronici sia equilibrato oppure no. Infatti, se noi per primi non siamo consapevoli di essere sovraesposti allo schermo del nostro cellulare, non riusciremo facilmente a notare quello dei bambini. Ricordiamo, a tal proposito, che il bambino tende ad imitare l’adulto quindi è lui che, per primo, deve apprendere come impiegare gli strumenti tecnologici in maniera responsabile e dare così l’esempio.

Il genitore è una figura chiave nello sviluppo del bambino e deve, quindi, osservare e controllare il rapporto del bambino con qualsiasi tipo di dispositivo elettronico per evitare che disturbi, patologie e forme di dipendenza dai videogiochi emergano e si sedimentino. Nessuno di questi strumenti può e si deve sostituire ad un baby sitter o al contatto umano con gli altri. Non si può, dunque, prescindere dal parlare con il bambino, trovare alternative di intrattenimento, giocare con lui: è l’unica strategia efficace per assicurargli un futuro più sereno.

Ora che avete capito qual è l’uso corretto che i vostri bambini dovrebbero fare dei dispositivi elettronici, vi piacerebbe sapere se esiste un modo per spingerli a studiare di più? Date un’occhiata al nostro articolo su come motivare i bambini a studiare, troverete risposte probabilmente inaspettate.

In ogni passaggio della crescita dei bambini è fondamentale sapere di poter contare su un professionista di fiducia a cui rivolgersi in caso di necessità. Per garantirsi non solo la disponibilità di un pediatra, ma anche servizi aggiuntivi, è possibile stipulare una polizza assicurativa come Protezione Famiglia Ragazzi che è stata studiata da UniSalute proprio per rispondere alle esigenze dei bambini dai 4 ai 17 anni e dei loro genitori. Una garanzia in più per farli crescere in salute. La conoscevate?

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