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Intervento innovativo su un paziente tetraplegico: intervista a Bruno Battiston

Lo scorso giugno all’ospedale CTO della Città della Salute di Torino è stata applicato, per la prima volta in Italia su entrambi gli arti e con integrazione tra più specialisti, un nuovo approccio chirurgico che ha permesso di intervenire su un paziente tetraplegico senza possibilità di muovere gli arti che, a conclusione del periodo di riabilitazione, potrà ricominciare a utilizzare le mani. Si tratta di un intervento complesso, reso possibile dalla professionalità e dalla cooperazione tra i vari componenti del team torinese tra cui fisiatri, neurochirurghi e il chirurgo Bruno Battiston, che abbiamo intervistato per capire perché è stato possibile realizzare questa innovativa operazione di chirurgia alla mano e in quali casi, molto specifici, sia possibile replicarla.

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Chirurgia alla mano: intervista a Bruno Battiston su un innovativo intervento a Torino

L’operazione è stata realizzata dal dottor Battiston insieme con i colleghi Diego Garbossa, Paolo Titolo e Andrea Lavorato: “abbiamo applicato una tecnica elaborata da un neurochirurgo brasiliano e che prende spunto da quanto viene fatto per la ricostruzione delle paralisi traumatiche.” L’idea è che sia possibile trasferire un nervo funzionante su un nervo che ha perso la propria funzione permettendo così, al muscolo mosso dal secondo, di ricominciare a funzionare.

Il team torinese ha fatto un passo avanti rispetto a come veniva utilizzata questa tecnica. Il dottor Battiston ci spiega, infatti, un’importante criticità che il team torinese è riuscito a superare: togliendo il nervo da un muscolo sano, questo veniva di fatto paralizzato. “La vera innovazione messa a punto a Torino riguarda la scelta del nervo da prelevare che viene effettuata con criteri chiari seguendo regole standardizzate e con modalità (es. l’approccio contemporaneo su entrambi gli arti). Queste permettono di ottimizzare le possibilità di successo della chirurgia: andiamo infatti ad individuare rami nervosi che, una volta spostati, non vanno a togliere alcuna funzionalità al paziente”. Un esempio che ci riporta il chirurgo è quello del braccio: “per poter muovere il gomito utilizziamo due muscoli differenti, se tolgo il nervo funzionante a uno dei due per riattivare, per esempio, la funzionalità della mano, non privo il paziente della capacità di muovere comunque il gomito”.

La buona riuscita dell’intervento non è sufficiente da sola a restituire la funzionalità a un muscolo danneggiato, poiché è fondamentale anche un percorso riabilitativo specifico. Il nervo innestato, infatti, deve ricrescere e non esiste la certezza che questo avvenga sempre.

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CTO Torino

A quali condizioni l’intervento è possibile?

L’intervento svolto a Torino, dunque, porterà il paziente tetraplegico a utilizzare nuovamente le mani, ma è stato possibile soltanto grazie a specifiche condizioni. In primo luogo, un’equipe interdisciplinare, affiatata e specializzata che ha studiato e approfondito la tecnica chirurgica per poter individuare questa nuova strategia.

Inoltre, un paziente con caratteristiche adatte a questo tipo di operazione. Il professor Battiston ci spiega, infatti, che ci sono due elementi fondamentali perché si possa realizzare un intervento del genere. “Il paziente deve avere subito la lesione da meno di un anno, poiché possiamo intervenire soltanto su un muscolo pronto a funzionare di nuovo. Infatti, dopo un periodo di denervazione lungo, la muscolatura diventa fibrotica e non può recuperare la sua funzionalità.”

Seconda condizione è la tipologia di lesione. Il paziente operato a Torino, infatti, aveva alcuni muscoli funzionanti da cui è stato possibile prendere i nervi da trasferire. “Non tutti i tetraplegici sono uguali – precisa il chirurgo – alcuni hanno lesioni alte, all’altezza delle vertebre C3 o C4, in questo caso nessun muscolo della parte superiore del corpo conserva le sue funzionalità ed è impossibile allo stato attuale intervenire. Il discorso è diverso con lesioni più basse, C6 o C7: in questi casi, è possibile utilizzare alcuni nervi sani per ripristinare la funzionalità di un muscolo paralizzato.”

L’intervento è durato tre ore e mezza per arto e il paziente avrà bisogno di seguire un percorso di riabilitazione per i prossimi mesi prima di poter ricominciare ad utilizzare le mani. Il professor Battiston immagina che, se il nervo crescerà, riuscirà a compiere alcune azioni semplici in autonomia come prendere una forchetta oppure muovere il joystick della carrozzina. Potenzialmente è una tecnica che si può applicare anche sugli arti inferiori, tuttavia il risultato potrebbe essere un recupero di scarse funzioni, senza l’opportunità di ricominciare a camminare.

“Ci tengo a sottolineare – aggiunge il dottor Battiston – che non restituiamo la mano al paziente con questa operazione e basta, ma c’è bisogno anche della rigenerazione del nervo. Si parla di un percorso di riabilitazione che richiede almeno sei mesi e il tempo necessario per insegnare al paziente ad usare un muscolo innervato in maniera diversa.”

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Un passo avanti per la cura della tetraplegia

L’intervento, sebbene non praticabile per qualsiasi tetraplegico, rappresenta un importante passo in avanti nella cura di questa patologia invalidante. “Stiamo reclutando pazienti che rispettano le caratteristiche e programmando anche altre operazioni che utilizzano questo nuovo approccio chirurgico”, ci spiega ancora Battiston.

La tetraplegia, infatti, è una paralisi degli arti e del torso causata da un danno cerebrale oppure al midollo spinale. Ci sono casi differenti: talvolta, infatti, il paziente può muovere il braccio, ma non la mano, in altri casi invece la paralisi è più diffusa, in altri ancora è coinvolta anche la dimensione sensoriale oltre a quella motoria.

Questa patologia può comportare anche alcune complicazioni e conseguenze come dolore intenso, trombosi, ulcere, spasmi muscolari, problemi respiratori, perdita del controllo della vescica. Tutti casi in cui la qualità della vita del paziente è ulteriormente peggiorata dalla malattia.

Proprio per questa ragione, l’intervento realizzato a Torino è stato accolto con entusiasmo: nei pazienti compatibili, infatti, permette un recupero di alcune funzionalità motorie che possono restituire una parziale autonomia al tetraplegico che, attualmente, è considerata perduta.

Avevate già sentito parlare di questa operazione?

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