Tre giovani camminano abbracciati per i corridoi della scuola

Bullismo e cyberbullismo: quali sono le differenze?

L’adolescenza è un periodo molto delicato, fatto di grandi cambiamenti e di vulnerabilità. Non è raro, purtroppo, che in questa fase della vita si verifichino episodi di bullismo nei confronti dei soggetti considerati più “deboli” e “fragili”. Se questo tipo di comportamenti violenti e intenzionali – di tipo verbale, fisico, sociale – non sono recenti, è anche vero che la tecnologia e l’iper-connessione hanno portato però a creare nuove forme di bullismo, forse ancora più pericolose e insidiose. È così che è stato coniato il termine “cyberbullismo”, proprio per identificare quel tipo di manifestazioni il cui scopo è provocare danni a un coetaneo incapace di difendersi che si attuano nel mondo digitale, soprattutto sui social e sulle chat. 

La diffusione di questi fenomeni può avere effetti devastanti sulla salute psico-fisica delle vittime minorenni, ma anche bulli e cyberbulli possono andare incontro a problemi di natura psicologica e comportamentale, o addirittura incorrere in sanzioni penali e civili a seconda della gravità dell’atto.

In questo articolo cerchiamo di capire insieme quali sono le differenze tra il bullismo e il cyberbullismo e perché è essenziale – e urgente – prevenirne ogni forma, soprattutto nelle scuole.

Ridofranz/gettyimages.it

Cosa sono bullismo e cyberbullismo: partiamo dalle definizioni

Il bullismo è un fenomeno sociale che esiste da sempre, ma solo negli ultimi decenni è diventato un tema di interesse nazionale, con la nascita di nuovi fenomeni che sfruttano proprio il web per ferire e umiliare altre persone. I nuovi mezzi di comunicazione hanno infatti un impatto enorme non solo sulla vita degli adolescenti ma anche sulle loro relazioni sociali, modificando comportamenti e abitudini. 

Partiamo da una specifica: le definizioni di bullismo e cyberbullismo non sono univoche, ma senz’altro evidenziano tratti in comune. Sul sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito è riportata la seguente definizione: “Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico”. Se di solito questo fenomeno è relegato negli spazi e nei tempi della scuola, il bullismo prende oggi una nuova piega: la tecnologia mette a disposizione ai bulli una serie di mezzi digitali per “infiltrarsi” nelle case delle vittime in ogni momento della giornata. Prosegue sempre il Ministero, “Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi”.

Un’altra definizione di cos’è il cyberbullismo ci viene data dalla legge del 29 maggio 2017, n. 71, secondo la quale il “cyberbullismo” è identificato come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia  del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco  dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

Ma quanto sono diffusi questi fenomeni? Secondo le statistiche raccolte dalla Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022, si osserva che il bullismo a scuola colpisce soprattutto i ragazzi più giovani (11-13 anni) e le ragazze, con proporzioni simili a quelle registrate nel 2017/18. Nel frattempo, il cyberbullismo sta emergendo come una problematica sempre più rilevante, sempre tra le ragazze e i ragazzi della fascia d’età tra gli 11 e i 13 anni. Fortunatamente, entrambi i fenomeni tendono a diminuire con l’aumentare dell’età.

Quali sono le differenze tra bullismo e cyberbullismo

Come visto, il cyberbullismo è un’evoluzione del bullismo, che però attraverso i mezzi digitali ne esce in qualche modo “potenziato”. A entrambi i fenomeni si riconosce:

  • una precisa intenzionalità di ferire, umiliare, svilire, mettere in ridicolo l’altra persona o un gruppo di persone
  • la continuità dell’atto, con una ripetizione sistematica dei comportamenti aggressivi e violenti
  • l’evidente squilibrio di potere, con una vittima più “debole” che non riesce a uscire da questa situazione.

Tuttavia, è bene specificare che ci sono anche notevoli differenze, che rendono appunto i due fenomeni diversi.

  • Il bullismo opera soprattutto nei contesti scolastici e di conseguenza i bulli sono in genere coetanei compagni di classe o dell’Istituto; agendo sul web, invece, il cyberbullismo può riguardare sia coetanei conosciuti dalla vittima, ma anche ragazzi e adulti sconosciuti e anonimi provenienti da ogni parte del mondo.
  • Nella vita “reale” il bullo si contraddistingue per un carattere forte e una grande autostima, in quanto deve essere in grado di imporre il suo potere e carisma sulle altre; online, invece, chiunque può diventare un cyberbullo, persino chi è vittima di bullismo nella vita reale che si sfoga così su altre persone.
  • Il bullismo agisce in un ambiente specifico e circoscritto: ad esempio, un atto di bullismo potrà essere raccontato a scuola, o al massimo in contesti sociali vicini; invece le azioni del cyberbullismo si possono ripercuotere ovunque, con la diffusione di materiale in tutto il mondo.
  • La pervasività di Internet nelle vite degli adolescenti fa sì che non ci sia più un “tempo” preciso in cui avvengono gli attacchi: possono accadere ovunque e in qualunque momento, mentre in genere le azioni del bullismo tradizionale avvengono durante la scuola o nel tragitto casa-scuola e scuola-casa.
  • La velocità con cui si diffonde il materiale online e la facilità estrema di condivisione fanno sì che il cyberbullismo possa essere caratterizzato anche da un solo episodio che però si moltiplica in maniera rapidissima. È anche il caso delle cosiddette “shit-storm”, in cui in poche ore, se non addirittura minuti, una persona si ritrova al centro di una “tempesta” di commenti negativi, giudizi, insulti, minacce per qualcosa che ha detto/fatto. La ferocia dei commento, l’istantaneità della comunicazione e la viralità rendono pericolosissimo questo fenomeno.
  • Infine, l’assenza di reazioni visibili da parte della vittima non consentono al cyberbullo di vedere nel concreto gli effetti delle proprie azioni, guadagnando ulteriore distacco che, in alcuni casi, può portare a uno “sdoppiamento della personalità”, per cui le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite non a sé stessi ma al “profilo utente” online.
Gruppo di giovani adolescenti sorridono

FatCamera/gettyimages.it

Le conseguenze del bullismo

Una persona o una categoria di persone possono essere prese di mira per una caratteristica dell’aspetto fisico, per un modo di parlare o di vestirsi, per il proprio orientamento sessuale, la propria provenienza geografica, e così via. Ma ciò che emerge chiaramente è che, agli occhi del bullo, questa persona o gruppo viene percepito come “diverso”. Anche se le vittime possono essere di entrambi i sessi e di qualunque età, a distinguerle è spesso una scarsa autostima e considerazione di sé e un senso di inadeguatezza

Purtroppo, questa situazione di partenza non può che peggiorare. Il bullismo ha infatti conseguenze gravi per le vittime, sia a livello psicologico che fisico causando:

  • ulteriore danneggiamento dell’autostima, che può portare a una dipendenza emotiva dagli altri, a una scarsa assertività o a una maggiore vulnerabilità alle pressioni esterne.
  • Problemi di salute mentale come ansia, depressione, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e anche disturbi alimentari. 
  • Danni fisici diretti, come lividi, ferite, tagli o altre lesioni, o indiretti, come mal di testa, mal di stomaco, o altri sintomi fisici.
  • Isolamento sociale e problemi relazionali: già considerato “diverso”, chi subisce bullismo è portato a sentirsi ancora più solo ed emarginato dal resto della comunità.
  • Difficoltà scolastiche, calo del rendimento e perdita di interesse nello studio, a causa delle preoccupazioni o delle emozioni negative generate dall’esperienza del bullismo. 

Nei casi più gravi, il bullismo può portare anche a un maggior rischio di soffrire di disturbi correlati ad abuso e dipendenza da alcol e/o sostanze psicoattive, ad autolesionismo e anche allo sviluppo di pensieri suicidi

Vittime, bulli e testimoni

Come abbiamo visto, bullismo e cyberbullismo provocano effetti terribili a chi lo subisce, lo agisce ma anche a chi assiste. Da non dimenticare che, infatti, oltre a bulli e vittime esistono una serie di testimoni che assistono all’atto senza essere direttamente coinvolti e che, con il loro silenzio o meno, svolgono un ruolo importantissimo nella prevenzione e nell’interruzione del bullismo. Al contrario, queste persone possono fornire sostegno al bullo o rendersi addirittura complice del cyberbullo, più o meno consapevolmente: non denunciare ma anche un semplice like, un commento, una condivisione, rende corresponsabile chiunque partecipi, facendo di fatto aumentare la portata dell’azione o dell’attacco. 

Come affrontare e prevenire il bullismo e il cyberbullismo?

Tre giovani camminano per strada abbracciandosi e sorridendo

kate_sept2004/gettyimages.it

Non c’è una risposta semplice. Si tratta di fenomeni complessi, che cambiano da situazione a situazione e che non coinvolgono solo due persone, come abbiamo visto, vittima e bullo, ma un intero gruppo di persone. E in alcuni casi non è nemmeno così facile riconoscere immediatamente cogliere i segnali in chi sta subendo bullismo o cyberbullismo.

Detto questo, però, appena si è appurato che stanno effettivamente accadendo episodi di bullismo, è bene cercare di intervenire tempestivamente, offrendo supporto a chi sta vivendo questa situazione. È fondamentale fargli comprendere che non deve sentirsi sbagliato o provare vergogna e, soprattutto, che non deve colpevolizzare se stesso per l’aggressione di un bullo. Mai minimizzare, quindi: bisogna prendere sul serio ogni “campanello d’allarme” o segnalazione su fenomeni di bullismo e cyberbullismo, coinvolgendo genitori, insegnanti e autorità competenti per affrontare il problema in modo efficace. Essenziale in questi casi è comunicare alle vittime che non sono sole ad affrontare questa situazione, creando un clima di ascolto, sostegno e collaborazione.

Da evitare il più possibile è agire sul bullo seguendo solo una logica punitiva, che in alcuni casi può peggiorare la situazione e avere un effetto contrario: spesso, il bullo punito fa della punizione una sorta di “medaglia” da esibire fieramente. È essenziale avviare una discussione che lo porti a riconoscere la gravità della propria azione e ad assumersene la responsabilità. Ma non solo: è importante aiutarlo a comprendere quali sono i comportamenti socialmente accettabili e, soprattutto, a ridurre le risposte aggressive.

Come visto, però, i bulli spesso non agiscono da soli: lo fanno con il supporto di tanti testimoni. Ecco perché bisogna accompagnare bambini e adolescenti a riflettere sul fatto che il silenzio, l’omertà e una non-azione, di fronte a una situazione di violenza (che sia fisica o anche solo verbale) vale quanto l’azione stessa compiuta dai bulli. Bisogna quindi promuovere alla consapevolezza della diversità altrui e all’empatia, educando al rispetto e promuovendo un clima di tolleranza nelle scuole, nei centri sportivi, nei luoghi di lavoro e in generale nelle comunità. Per quanto riguarda il cyberbullismo in particolare, è in primis fondamentale educare i minori a utilizzare in maniera responsabile gli strumenti digitali ed evitare di reagire allo stesso livello. Si consiglia di conservare tutte le prove disponibili, che potranno essere utilizzate in caso di denuncia, e bloccare i profili ostili. Se la vittima è maggiorenne, è possibile richiedere direttamente al gestore del sito web o del social network di oscurare o rimuovere i contenuti dannosi: nel caso in cui il gestore non agisca entro 24 ore, esiste un modulo per segnalare il problema al Garante per la protezione dei dati personali. In presenza di vittime minorenni, l’intervento dei genitori o dei tutori è indispensabile

In ogni caso, il nostro consiglio è di rivolgersi a professionisti qualificati, come psicoterapeuti e le autorità competenti, per affrontare questi episodi gravi e le loro conseguenze. Per chi ha bisogno di informazioni o assistenza, può rivolgersi ai diversi enti, organismi e associazioni disponibili a supporto sia alle vittime che agli autori di bullismo o cyberbullismo, come la Polizia postale, il Telefono azzurro, il Safer internet centre, il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, e molte altre realtà presenti sul territorio.

Bullismo e cyberbullismo riguardano tutti noi: la migliore prevenzione inizia dal rispetto nella quotidianità delle relazioni con le altre persone.

 

 

Fonti:

salute.gov.it

epicentro.iss.it

centromoses.it

unicef.it/

uppa.it


Immagine in evidenza di Drazen Zigic/gettyimages.it

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