Ageismo: cosa sono gli stereotipi, i pregiudizi e le discriminazioni basati sull’età

Il termine ageismo è l’italianizzazione di ageism, un termine della lingua inglese coniato nel 1969 dallo psichiatra e gerontologo statunitense Robert Neil Butler e usato per indicare gli stereotipi, i pregiudizi e le discriminazioni basati sull’età. Sebbene, di solito, si ritiene che pensieri e comportamenti di questo tipo riguardino soltanto le persone anziane, l’ageismo può interessare allo stesso modo i giovani: chiunque, infatti, nel corso della sua vita, può essere vittima di questo genere di discriminazioni. In questo articolo faremo chiarezza sui diversi ambiti in cui si manifesta l’ageismo, che impatto può avere sull’identità e cosa possiamo fare per evitarlo.

Ageismo: quando stereotipi e pregiudizi dipendono dall’età

È l’Organizzazione Mondiale della Sanità a spiegare nel dettaglio, in una pagina di Q&A sull’ageismo (disponibile in lingua inglese) come si configurano gli stereotipi, i pregiudizi e le discriminazioni basati sull’età di un individuo. È importante citare tutti e tre questi aspetti, poiché sono collegati: corrispondono, infatti, rispettivamente, al modo di pensare, a ciò che si prova e alle azioni che ne derivano.

A differenza di quanto avviene nei casi di razzismo e sessismo, in cui a essere colpiti sono specifici gruppi di persone, l’ageismo è “universale”: essendo basato sull’età, infatti, prescinde da genere, sesso o disabilità. Inoltre, coinvolge moltissimi ambiti delle interazioni sociali: 

  • si parla di ageismo istituzionale quando è un’istituzione a portare avanti questa modalità di pensiero e azione;
  • di ageismo interpersonale nelle relazioni tra due o più persone; 
  • di ageismo interiorizzato quando è la persona stessa a introiettare certe convinzioni, per applicarle su di sé. 

Stereotipi, una scorciatoia cognitiva

Gli stereotipi sull’età sono interiorizzati già intorno ai 4 anni, e possono sovrapporsi ad altri, come quelli legati al genere o alle disabilità. 

Prima di procedere oltre, però, soffermiamoci proprio sui meccanismi che ci fanno produrre pensieri stereotipati. Gli stereotipi sono vere e proprie “scorciatoie cognitive”: rappresentazioni di un gruppo o di una categoria che creiamo culturalmente, assumendo che tutti gli individui o gli elementi che ne fanno parte condividano alcune caratteristiche comuni. Questa classificazione permette al nostro cervello di valutare velocemente le altre persone: prima ancora che avvenga una conoscenza approfondita, le collochiamo già all’interno dei nostri schemi, attribuiamo loro dei requisiti positivi o negativi, possiamo sviluppare sensazioni a riguardo e mettere in atto comportamenti discriminatori basati proprio su questi pregiudizi. 

fizkes/gettyimages.it

Alcuni esempi di ageismo

Pensare che una persona, in automatico, rifletta le caratteristiche del gruppo a cui appartiene (anche quando si tratta di una divisione effettuata in base all’età) influenza ciò che crediamo possa o non possa fare. Questo tipo di convinzioni porta, a sua volta, a comportamenti come:

  • chiedere informazioni sull’età a un colloquio, anche quando questo elemento non è davvero importante per il ruolo che la persona dovrà ricoprire. In questi casi rientrano anche il non assumere chi ha più anni (o meno) di quelli considerati “ideali” dal datore di lavoro;
  • considerare i giovani inaffidabili e immaturi perché non ancora adulti;
  • all’interno di una famiglia, dare poca importanza ad alcuni membri molto piccoli oppure anziani, sminuendo, per esempio, i loro sentimenti o la loro capacità di comprendere le situazioni (con frasi come “cosa ne sai tu, sei solo un bambino”);
  • escludere un gruppo o una generazione specifica da contesti sociali o lavorativi.

Gli stereotipi sugli anziani 

Un gran numero di stereotipi riguarda la popolazione anziana, spesso ritenuta improduttiva e quindi vista come un peso per l’intero sistema. È vero che molti anziani sono soli e a volte non autosufficienti; molto spesso, con l’invecchiamento subentrano una serie di condizioni e patologie, come il diabete, l’ipertensione, le malattie degenerative, che possono privare queste persone della serenità necessaria ad affrontare una tappa fisiologica della vita.  Purtroppo, però, invece di considerare l’invecchiamento come una tappa fisiologica della vita, nella cultura in cui viviamo è comune pensarlo piuttosto come una condizione di declino delle capacità fisiche e cognitive che porta in maniera inesorabile alla solitudine e all’infelicità. Questo atteggiamento appartiene alla società occidentale di stampo capitalista, in cui la popolazione anziana è molto numerosa, mentre era del tutto assente in passato, quando le persone avanti negli anni erano considerate un punto di riferimento e non un peso, grazie alla loro esperienza di vita. 

L’ageismo nella sanità: le discriminazioni verso le persone anziane

Uno degli ambiti in cui si manifesta l’ageismo è proprio l’assistenza sanitaria. Secondo una revisione sistematica del 2019, infatti, in tutto il mondo gli stereotipi e i pregiudizi basati sull’età portano a discriminare le persone sia durante il percorso diagnostico che in quello terapeutico, e sono inoltre un fattore rilevante anche nelle assunzioni del personale sanitario.  

Lo stereotipo dell’anziano solo, malato e abbandonato, che quasi torna bambino, perdendo quindi la capacità di capire cosa gli accade e di prendere decisioni, porta spesso medici e familiari a parlare a voce alta, a scandire le parole anche quando non c’è alcun problema di udito, a semplificare eccessivamente l’uso del linguaggio. Una comunicazione del tutto svilente e poco empatica, quindi, dal momento che aumenta la distanza tra il paziente e la persona che se ne prende cura, creando, in molti casi, delle barriere che ostacolano il processo di guarigione. 

Le conseguenze dell’ageismo sulla popolazione anziana

Secondo un recente rapporto realizzato da OMS, Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali (DESA) e Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (OHCHR), tutte le istituzioni più importanti, che riguardano quindi la salute, i sistemi sociali e legali sono influenzate dall’ageismo

I pregiudizi legati all’età si traducono sì in discriminazioni verso alcuni gruppi di persone, ma non dimentichiamo che hanno delle forti ripercussioni negative su chi li subisce. Sempre secondo il documento, infatti, l’ageismo causa un netto peggioramento della salute fisica e mentale, riflettendosi quindi su una minore qualità della vita e portando in molti casi addirittura alla morte prematura. Il comportamento della società verso gli anziani, infatti, li porta sempre più ad autoisolarsi; questa tendenza, sommata alle difficoltà economiche spesso presenti, fa sì che le persone si ammalino più facilmente, andando anche a gravare sulla sanità, dove però non trovano l’accoglienza e l’ascolto di cui avrebbero bisogno.

Come superare stereotipi e pregiudizi?

Abbiamo già ricordato che l’ageismo non si riferisce soltanto a stereotipi, pregiudizi e discriminazioni nei confronti degli anziani, ma può riguardare anche i giovani. Tuttavia, è molto più evidente nel caso delle persone anziane, soprattutto in un Paese come il nostro in cui la media della popolazione non è affatto giovane. 

D’altro canto, le aspettative di vita aumentano: in questo quadro, è necessario fare tutto il possibile perché gli anziani tornino a essere considerati una parte importante e attiva della società, a partire dalla famiglia, ma anche e soprattutto a livello istituzionale. La discriminazione basata su una presunta fragilità è comunque una discriminazione e come tale deve essere trattata, perché possa essere eliminata in maniera definitiva e non infuire sul benessere psicofisico delle persone

Il benessere fisico incide molto su quello psicologico e viceversa: soprattutto nella terza età la prevenzione è fondamentale. UniSalute Over65 include un programma di prevenzione della sindrome metabolica e, a scelta, un pacchetto di prevenzione cardiologica, oncologica o dermatologica in base alle tue necessità. Inoltre è possibile beneficiare tariffe scontate per accertamenti e diagnosi svolte nei nostri centri convenzionati

Conoscevate le implicazioni dell’ageismo?

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