Questo tipo di intervento dentistico è definito conservativo: il suo obiettivo infatti è riportare il dente allo stato di salute precedente all’infezione cariosa, evitando quindi che la situazione si aggravi e che si debba procedere con un’estrazione dentale.
Oggi approfondiamo insieme caratteristiche e dettagli dell’otturazione, per comprendere anche in quali casi è necessaria.
Otturazione dentale: di cosa si tratta e in quali casi è necessaria
Innanzitutto, è importante sapere che l’otturazione di un dente è una pratica molto comune. Come abbiamo già accennato, il suo obiettivo è risanare i denti, applicando un materiale riempitivo che ottura il buco causato dall’erosione dello smalto, dovuta a una carie.
Come abbiamo spiegato nell’articolo dedicato alla carie infatti, all’origine di questo disturbo vi è proprio un accumulo di batteri che corrodono lo smalto fino a danneggiare la struttura interna del dente, rendendo necessaria, nei casi peggiori, la rimozione. Questo problema è dovuto a vari fattori, tra cui scorretta igiene orale, alimentazione eccessivamente carica di zuccheri e povera di fluoro, tabagismo, problematiche genetiche della struttura dentale.
Nel caso in cui un dente sia colpito dalla carie, intervenendo con un’otturazione è possibile sigillare gli spazi in cui potrebbero penetrare nuovamente i batteri, prevenendo così un ulteriore processo cariogeno. In questo modo, si può curare l’infezione e alleviare il mal di denti dovuto alla problematica in corso.
Qualora il dentista ritenga necessario procedere con l’otturazione del dente, come vedremo di seguito, si dovrà innanzitutto rimuovere la carie e disinfettare il dente stesso.
Otturazione: come si svolge la procedura?
L’otturazione di un dente è una procedura piuttosto semplice, che viene svolta durante una normale seduta odontoiatrica, e può durare da mezz’ora a un’ora circa. I passaggi che lo specialista compirà sono:
- anestesia locale nella zona del dente colpito, in modo che il paziente non avverta dolore di alcun tipo. L’otturazione di un dente, quindi, non è una pratica dolorosa.
- Rimozione della carie. Per questa operazione, bisognerà aspettare l’azione dell’anestetico. A quel punto, si potrà procedere ripulendo il dente da tutta l’infezione.
- Otturazione vera e propria. Il solco creato dalla rimozione viene quindi “riempito” con l’otturazione. Per farlo, come vedremo in seguito, il dentista si serve di particolari resine, porcellana oppure oro.
La ripresa delle normali attività a seguito di un’otturazione è pressoché immediata: dopo poche ore dall’intervento si potrà infatti ricominciare a masticare normalmente.
È importante sottolineare che, se la carie è molto profonda, la procedura di otturazione potrebbe richiedere più tempo: in questo caso, infatti, sarà necessario, dedicarsi maggiormente alla pulizia del dente.
Se poi l’infezione è già in stato avanzato, potrebbe poi degenerare in pulpite (infezione della polpa del dente) o in un ascesso dentale, condizioni che richiedono una cura specifica.
Nei casi più gravi, potrebbe invece non essere sufficiente una semplice otturazione, e il dentista potrebbe dover procedere con l’estrazione del dente stesso.
Otturazione del dente: quante tipologie ne esistono
L’otturazione dentale può essere effettuata utilizzando diversi materiali: sarà il dentista stesso a scegliere quello più adatto al tipo di lesione e alle caratteristiche del paziente.
Come vedremo di seguito, le principali discriminanti che possono far propendere per un materiale oppure un altro, sono la colorazione dell’otturazione e il costo.
L’otturazione, infatti, potrebbe essere visibile quando si apre la bocca, per questo in genere si sceglie un materiale che si mimetizzi con la dentatura.
Per quanto riguarda il costo, alcuni materiali sono più costosi di altri: pertanto, il paziente potrebbe aver necessità concordare con il suo dentista una soluzione idonea alle proprie necessità. Vediamo di seguito quali sono i materiali maggiormente utilizzati.
Otturazione in oro
È un materiale molto resistente, infatti le otturazioni di questo tipo hanno una durata di circa vent’anni. Il motivo per cui viene scarsamente utilizzato è di natura estetica (le otturazioni in oro sono molto visibili) ed economica, essendo piuttosto costoso.
Otturazione in porcellana
È eccellente dal punto di vista estetico, poiché permette di riprodurre un colore pressoché identico a quello del dente stesso; è inoltre un materiale molto resistente. Così come l’oro, è piuttosto costoso.
Resine composite
Questi materiali hanno il vantaggio di essere molto versatili dal punto di vista cromatico, poiché consentono di ottenere un colore simile a quello della dentatura. D’altro canto però, hanno una scarsa tenuta e si scheggiano facilmente: le otturazioni più resistenti durano circa dieci anni, e nei casi peggiori è necessario sostituirle ogni due o tre anni. Questa è la tipologia di otturazione meno costosa.
Quanto può costare un’ otturazione?
Per dare un ordine di grandezza, in Italia le otturazioni costano circa tra i 70 e i 200 euro l’una. Il costo può variare a seconda – appunto – del materiale usato, ma anche del listino applicato dal dentista stesso.
A chi deve ricorrere all’intervento di un dentista per curare carie o altre problematiche dei denti, può essere utile sapere che esistono polizze assicurative mirate, come Dentista di UniSalute, che permette di accedere a prestazioni dentistiche e odontoiatriche a prezzi agevolati.
E voi, vi siete mai sottoposti a un’otturazione?
Fonti
salute.gov.it
humanitas.it
albanesi.it
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