La gravidanza è senza dubbio uno dei momenti più delicati nella vita di una donna. Una fase ricca di cambiamenti, che richiede attenzioni particolari e il sostegno, oltre che della famiglia, di professionisti sanitari lungo tutta la durata della gestazione.
L’ultima ricerca dell’Osservatorio Sanità di UniSalute[1], condotta insieme all’istituto di ricerca Nomisma, ha svolto un’indagine sulle future mamme italiane, analizzando il loro modo di affrontare i nove mesi di gravidanza, cercando di scoprire quali sono le loro principali preoccupazioni e quali, invece, gli aspetti importanti che rischiano di essere trascurati.
Scopriamo insieme quali sono i dati più interessanti.
Gravidanza, un’italiana su due preferisce farsi seguire da uno specialista privato
Un primo dato interessante riguarda la scelta di molte donne che preferiscono farsi seguire da un medico specialista privato. Soluzione che accomuna più di una donna su due, ovvero il 52% del campione preso in esame. Solo una mamma su quattro si rivolge a un medico del settore pubblico, in percentuale il 25%, e circa una su cinque fa riferimento a un consultorio territoriale (22%).
Per i corsi preparto e di accompagnamento alla nascita la situazione si inverte: il 72% delle future mamme preferiscono affidarsi al servizio pubblico, diversamente da uno scarso 17% di donne che fanno affidamento sui corsi realizzati da aziende private. Un simile risultato è stato rilevato analizzando la scelta relativa al luogo del parto: l’89% del campione infatti sceglie l’ospedale pubblico.
Come vivono i 9 mesi di attesa?
Dalla ricerca emerge che la maggior parte delle donne incinte (circa il 77%) non sperimenta particolari complicazioni durante la gravidanza. Quasi in una donna su 5, però, circa il 22%, vive i mesi di attesa poco serenamente a causa di ragioni principalmente legate ad aspetti sanitari (48%), ma anche a motivi economici (32%).
Indipendentemente dalle complicazioni, il 32% delle future mamme lamenta una cattiva qualità del sonno, definita scarsa dal 28% del campione o addirittura pessima dal 4%.
L’alimentazione e lo sport tra gli aspetti più trascurati dalle future mamme italiane
Dal punto di vista dei controlli, tra quelli di routine più trascurati ci sono l’ecografia con translucenza nucale e il bi-test/tri-test, effettuati rispettivamente solo dal 61% e dal 51% delle donne. La gravidanza richiede poi una serie di accorgimenti specifici, che però non sempre sono seguiti scrupolosamente: riguardo l’alimentazione, ad esempio, solo il 51% si attiene a un regime alimentare controllato, sia esso prescritto dal dietologo, dal ginecologo o dal medico di base, mentre il 40% del campione (quattro donne su dieci) dichiara di non seguire alcun regime alimentare specifico, e c’è anche chi si affida solo a consigli online (7%) o di amici e parenti (2%). Inoltre, circa una donna su quattro (24%) non svolge alcun tipo di attività fisica in gravidanza.
Va meglio, invece, dal punto di vista dell’astensione da alcol e fumo, con una percentuale abbastanza limitata che dichiara di aver fumato (11%) o bevuto (12%) almeno qualche volta durante la gestazione.
E dopo il parto?
UniSalute e Nomisma hanno indagato, infine, anche alcune scelte relative ai 12 mesi immediatamente successivi al parto. Vediamo cosa hanno rilevato.
Nel primo anno di vita, la maggior parte delle neomamme (il 54%) porta o intende portare il figlio dal pediatra una volta al mese, nel 29% dei casi scegliendo di rivolgersi anche o esclusivamente a un pediatra privato.
Oltre alla visita pediatrica generale, i controlli più effettuati nei primi 12 mesi sono l’ecografia dell’anca (71%), l’esame auxologico (53%) e il Boel test (46%), un esame comportamentale in grado di dare indicazioni sulle capacità uditive, visive, motorie e di attenzione dei bambini.
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