ortoressia nervosa

Ortoressia nervosa: quando l’ossessione del mangiar sano diventa una condizione patologica?

Mangiare cibi sani e naturali è il primo passo per vivere bene e in salute, ma questo stile di vita può diventare un’ossessione, rischiando così di compromettere, alla lunga, l’equilibrio sia fisico che psicologico dell’individuo. Quando ciò avviene, si parla di ortoressia nervosa, un disturbo che colpisce circa 450mila persone in Italia: chi ne soffre impiega molto tempo nella preparazione dei pasti e nella scelta degli alimenti, sacrificando spesso anche la vita sociale, perché mangiare in modo sano diventa un obiettivo totalizzante. Con l’aiuto della dottoressa Chiara Bastelli, psicologa e psicoterapeuta, vediamo allora cos’è l’ortoressia, quali sono i fattori scatenanti e come si interviene per curarla.

Ortoressia nervosa: l’ossessione per il cibo sano

ossessione cibo sano

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“L’ortoressia nervosa comporta un’attenzione esagerata per la selezione del cibo: chi ne soffre preferisce la salute al gusto e si sente profondamente in colpa se non  segue la dieta autoimposta – spiega la dottoressa Bastelli. Il paziente affetto da ortoressia nervosa impiega eccessivo tempo nella pianificazione e preparazione dei pasti e si sente bene solo se mangia nel modo ritenuto corretto. Ecco perché è considerata una nuova dipendenza a carattere ossessivo-compulsivo, ovvero una problematica legata all’ansia non gestibile e a comportamenti altrettanto involontari”.

Secondo una stima del Ministero della Salute, oggi oltre tre milioni di italiani soffrono di disturbi del comportamento alimentare e di questi il 15% è affetto da ortoressia. Diversamente da quanto accade per anoressia e bulimia, però, chi soffre di questo disturbo “non è preoccupato dal contenuto calorico del cibo ingerito o dalla quantità, ma dal fatto che risponda a determinate caratteristiche. L’obiettivo non è quindi quello di controllare il peso e dimagrire, ma di stare bene grazie a un’alimentazione corretta. Questo buon proposito, però, si trasforma in un atteggiamento rigido e fanatico che, paradossalmente, spesso si basa su conoscenze non scientifiche, un mix di notizie veicolate da internet e convinzioni personali non necessariamente fondate su reali competenze”.

Ecco perché la persona che presenta questo disturbo cerca in modo ossessivo il cibo salutista, arrivando a imporsi restrizioni sempre maggiori nella scelta degli alimenti, fino ad ammettere solo pochi cibi nella propria dieta: “alcuni partono dall’escludere le carni rosse e i grassi, per arrivare a nutrirsi esclusivamente di alcuni cibi biologici, oppure solo di cibi crudi, scelte che potrebbero essere definite salutistiche, ma che se sono vissute con rigore eccessivo, e senza alcun controllo medico, possono portare a depauperare il proprio organismo di nutrienti indispensabili e/o comportare perdite di peso importanti e inopportune”. Si tratta di un “male moderno”, parallelamente al quale si registra la diffusione di un altro disturbo, ugualmente legato all’immagine e alla percezione che l’individuo ha di sé, come ci spiega l’intervistata: “la bigoressia, o vigoressia, è l’ossessione per i muscoli e la forma fisica. Non stiamo parlando della sana abitudine di fare sport – precisa la psicologa – ma ci riferiamo a chi sacrifica attività ricreative e relazionali per non sottrarre tempo alla propria rigida tabella di allenamenti quotidiana”.

vigoressia

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Chi soffre di ortoressia nervosa?

Anche se i disturbi alimentari hanno sempre riguardato per la maggior parte le donne, nel caso dell’ortoressia la dottoressa Bastelli spiega che le proporzioni sono ribaltate: questo disturbo, infatti, in Italia coinvolge più uomini (11,3%) che donne (3,9%). “Questo dato riflette un mutato scenario nei modelli maschili, oggi molto più portati a controllare l’alimentazione per raggiungere la perfetta forma fisica, che passa quindi anche dall’eliminazione di tutto ciò che non è puro e da una modalità esagerata di disintossicazione”. Le persone con queste tendenze mantengono un estremo controllo sulla tipologia del cibo ingerita e sulla forma fisica, “cercando dunque di ottenere un corpo forte, capace di resistere al passare del tempo ma anche alle contaminazioni del cibo non sano. In questo senso, le condiziona anche una lettura parziale della realtà o la tendenza a sovrastimare alcuni pericoli, alimentata forse anche dai media che regolarmente ci parlano di fenomeni come mucca pazza, aviaria o salumi cancerogeni”.

Il cibo come pensiero fisso

Come abbiamo visto, le persone affette da ortoressia osservano in maniera rigida delle regole autoimposte e sono intolleranti verso ogni minima variazione ed eccezione. “Controllare l’alimentazione può diventare un modo per illudersi di avere il controllo su se stessi, una modalità disfunzionale per cercare di abbassare l’ansia e migliorare l’umore – afferma la psicologa. La rinuncia ad alcuni cibi diventa, quindi, una dimostrazione di superiorità etica e morale, ma anche prova inconsapevole di una ricerca di controllo che a sua volta spesso si lega a scarsa autostima e a profonda insicurezza”.

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Le ricadute sulla vita sociale delle persone che soffrono di ortoressia nervosa sono molteplici, perché il disturbo “influenza, modifica e determina le relazioni sociali dell’individuo che, per evitare di ingerire cibi considerati poco sani, comincia a disertare le uscite di gruppo, le cerimonie e addirittura gli appuntamenti galanti, relegandosi così a un isolamento sociale perenne. Pensiamo all’aperitivo con colleghi o amici, alle cene al ristorante, oppure agli eventi come matrimoni e compleanni: sono tutte occasioni di socialità che chi soffre di ortoressia preferisce evitare, compromettendo così molte delle sue relazioni. Infatti, la necessità di conoscere ogni ingrediente del cibo che si mangia, unita al bisogno di programmare sempre in modo attento i propri pasti (per il 78% dei pazienti è il pensiero fisso più comune) e la fatica quindi di adeguarsi a mangiare fuori casa, condizionano negativamente la vita di relazione dei soggetti”, spiega l’intervistata.

Il trattamento dell’ortoressia nervosa

Il trattamento dell’ortoressia nervosa prevede un approccio integrato e multidisciplinare che, “dopo un’attenta diagnosi specialistica, comporti il contributo di medici, psicoterapeuti e dietisti, perché deve essere tenuto in considerazione sia l’aspetto psicologico che quello clinico-nutrizionale, al fine di definire un percorso terapeutico personalizzato”, spiega la dottoressa Bastelli. “La psicoterapia è finalizzata a comprendere e a trattare il sottostante problema emotivo che spinge a trovare quel tipo di soluzione per attutire le proprie ansie. Infine, il coinvolgimento di parenti e amici è fondamentale. Come per molte altre patologie, le persone vicine possono avere la capacità di riconoscere i sintomi, di fornire motivazione e fiducia, aiutando la persona a superare la propria situazione di crisi e a affidarsi agli specialisti che possano fare una diagnosi corretta, e prospettare i percorsi di cura adeguati a ciascuna persona. Ad ogni modo, avere consapevolezza del problema è il primo passo per accettarlo e risolverlo – conclude la psicologa – per questo è importante agire con campagne di informazione e prevenzione, e puntare sulla diagnosi precoce”.

Se siete interessati a un approfondimento sui disturbi del comportamento alimentare, potete leggere il nostro articolo su anoressia e bulimia.

 

 

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