Nel mondo dell’infanzia, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Quando sorgono difficoltà o veri e propri disturbi nel linguaggio o nella comunicazione, la logopedia può essere una risorsa preziosa per aiutare i bambini a superare questi ostacoli e a migliorare. Ma cos’è esattamente la logopedia e come può fare la differenza per i più piccoli? Lo scopriamo in questo articolo, dove capiremo anche quando è il caso di rivolgersi a uno specialista, cosa aspettarsi durante una visita logopedica e, soprattutto, quali segnali non sottovalutare.
Cos’è la logopedia?
Partiamo dando una definizione: logopedia deriva dalle parole greche logos (parola) e paideia (educazione). È la disciplina che riguarda in generale l’educazione del bambino alla parola, mentre nello specifico si occupa della prevenzione, valutazione e trattamento delle difficoltà di linguaggio, comunicazione, deglutizione e apprendimento. In genere, un logopedista lavora soprattutto con bambini e adolescenti per migliorare le capacità comunicative e di espressione e correggere eventuali imperfezioni fonetiche, difetti di pronuncia, oppure vere e proprie difficoltà nel linguaggio che possono indicare problematiche e disturbi sottostanti, anche seri.
Nei bambini, la logopedia può intervenire su diverse aree, come:
- disturbi del linguaggio, ossia difficoltà nel parlare, comprendere il linguaggio, articolare correttamente i suoni, o esprimersi in modo chiaro
- disturbi della comunicazione, che riguardano problemi nella comprensione o nell’uso della comunicazione verbale e non verbale
- disturbi della deglutizione, spesso legati a condizioni fisiche o neurologiche
- disturbi dell’apprendimento, quindi difficoltà specifiche che influenzano la capacità di leggere, scrivere o calcolare.
Perché e quando rivolgersi a un logopedista per bambini
Molti genitori si chiedono quando è il momento giusto per consultare un logopedista: è bene specificare che non c’è una risposta univoca, in quanto il percorso di apprendimento del linguaggio non è uguale per tutti i bambini. In genere, una vera e propria diagnosi di disturbo del linguaggio non viene effettuata prima dei 4 anni d’età, ma se si dovessero riscontrare difficoltà comunicativo-linguistiche già da prima è consigliabile rivolgersi comunque a un logopedista. Ma in quali casi potrebbe essere utile richiedere una valutazione logopedica?
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- Ritardi e disturbi del linguaggio
- Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), come dislessia, disortografia, discalculia, disgrafia
- Disturbi della voce (disfonia infantile), cioè quei cambiamenti nella qualità della voce, che può diventare rauca o affaticata, spesso causati da abuso vocale o problemi fisiologici
- Disturbi della fluenza verbale, che comprendono difficoltà come balbuzie e cluttering (discorso eccessivamente rapido e poco chiaro)
- Ipoacusia (sordità)
- Disprassia verbale evolutiva, un disturbo congenito che consiste nella difficoltà a eseguire la sequenza dei movimenti necessari per produrre i suoni del linguaggio e formare sillabe, parole e frasi
- Deglutizione disfunzionale e respirazione orale
- Disturbi comunicativo-linguistici secondari a disabilità intellettiva, come la sindrome di Down
- Disturbi comunicativo-linguistici di origine neurologica
- Disturbo dello spettro dell’autismo
- Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).
Rivolgersi a un logopedista, anche precocemente, può fare una grande differenza, poiché le difficoltà del linguaggio e della comunicazione possono influire negativamente sullo sviluppo cognitivo, sul rendimento scolastico, sull’autostima e la socialità del bambino. Se non trattati, infatti, alcune problematiche e disturbi del linguaggio possono persistere anche in età adulta, impattando quindi sulla qualità della vita e la serenità.
Logopedia e bambini: quali segnali prestare attenzione?
Non tutti i bambini imparano a parlare con facilità, purtroppo. Per alcuni il percorso di apprendimento è più lungo e accidentato e, come abbiamo visto, un ritardo o una difficoltà possono anche nascondere alcune problematiche più serie. Per questo è fondamentale monitorare lo sviluppo linguistico del proprio bambino, e i genitori sono i primi che possono accorgersi di eventuali “segnali”. Ecco alcuni dei più importanti:
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- assenza della lallazione: tra gli 8 e i 10 mesi, il bambino non produce sillabe ripetute come “mamama” o “bababa” e non emette suoni entro il primo anno di vita
- scarso utilizzo dei gesti: tra i 12 e i 18 mesi, il bambino non utilizza gesti per comunicare, come indicare o fare “ciao” con la mano
- vocabolario ridotto: a 24 mesi, il bambino produce un numero di parole inferiore a 50 e mostra una lenta crescita del vocabolario, usando sempre le stesse parole
- difficoltà nella formulazione delle frasi: a 30 mesi, il bambino ha scarsa capacità di formulare frasi semplici di due o tre parole.
- linguaggio poco comprensibile a 36 mesi
- ritardo nel parlare: a 2 anni, il bambino non ha ancora iniziato a parlare.
- espressione incomprensibile: dai 3 anni in poi, il bambino non si esprime in maniera chiara e comprensibile
- produzione limitata di suoni
- problemi di pronuncia: ad esempio il bambino ha difficoltà a pronunciare determinati suoni o parole, usa frasi sgrammaticate oppure cambia l’ordine delle lettere nelle parole
- balbuzie, con interruzioni nel flusso del discorso, come ripetizioni o blocchi
- difficoltà nel deglutire correttamente.
Oltre ai segnali più evidenti, ci sono altri aspetti del comportamento e dello sviluppo del bambino che potrebbero indicare la necessità di un intervento logopedico, come:
- il bambino ha difficoltà a mantenere l’attenzione e a concentrarsi
- il bambino scrive e disegna male, dimostrando difficoltà nella coordinazione motoria
- problemi a memorizzare, eseguire calcoli e leggere
- difficoltà a comprendere o a eseguire istruzioni anche semplici
- il bambino si arrabbia o è frustrato quando cerca di comunicare perché non viene capito, sperimentando una comunicazione fallimentare
- problemi nell’interazione con gli altri bambini o nell’interpretazione dei segnali sociali
- il genitore fa fatica ad attirare l’attenzione del bambino.
Questi segnali possono indicare la necessità di un intervento logopedico e non dovrebbero essere trascurati: se notate uno o più di questi segnali nel vostro bambino, potrebbe essere utile fissare tempestivamente una valutazione con un logopedista.
Come funziona la visita logopedica?
La visita logopedica è un’esperienza fondamentale per comprendere le esigenze specifiche di ogni bambino e definire un percorso di trattamento mirato. Durante il primo incontro, il logopedista parla con i genitori per comprendere a fondo le preoccupazioni che hanno riguardo al linguaggio e alla comunicazione del bambino. Questo colloquio iniziale serve a raccogliere informazioni dettagliate sulla storia dello sviluppo del bambino, evidenziando eventuali difficoltà osservate a casa o a scuola, e creare un quadro clinico generale.
Successivamente, il logopedista procede con una valutazione accurata delle abilità linguistiche del bambino. Utilizzando test standardizzati e osservazioni dirette, analizza aspetti come la produzione dei suoni, la comprensione del linguaggio, la fluenza del discorso e le abilità di comunicazione sociale.
Sulla base dei risultati della valutazione, il logopedista elabora un piano di trattamento personalizzato con obiettivi specifici. Il piano può prevedere ad esempio sessioni di terapia regolari, durante le quali il bambino svolge attività, esercizi e giochi pensati per migliorare le sue abilità comunicative. A seconda degli obiettivi da raggiungere e da quali competenze è necessario da stimolare, il trattamento sarà diverso e individuale. È essenziale comprendere che il “lavoro” non si limita alle singole sessioni, ma continua anche a casa: il logopedista vi fornirà anche suggerimenti e attività da svolgere per supportare il progresso del bambino nella vita quotidiana.
L’importanza del supporto familiare e scolastico
A proposito di genitori: per il successo della terapia logopedica è essenziale il supporto che il bambino riceve da parte della famiglia e dell’ambiente scolastico. Il coinvolgimento e la collaborazione tra genitori, insegnanti e logopedista sono infatti cruciali per creare un contesto positivo in cui il bambino possa sviluppare le proprie capacità comunicative e migliorarsi. Ad esempio, partecipare attivamente alle sessioni di logopedia e mantenere un dialogo aperto e collaborativo con il logopedista permette ai genitori di comprendere meglio le tecniche utilizzate, così da poterle applicare anche a casa.
Coinvolgere gli insegnanti è altrettanto importante. Informarli sui progressi del bambino e condividere con loro le strategie apprese può aiutare a implementare misure di supporto anche in classe, dove il bambino trascorre la maggior parte del suo tempo. Un approccio integrato rafforza il lavoro svolto durante le sessioni con il logopedista e lo “amplifica”.
Infine, creare un ambiente comunicativo stimolante e accogliente è fondamentale. Potete incoraggiare il vostro bambino a comunicare attraverso giochi, letture condivise e conversazioni quotidiane, adattando il linguaggio alla sua età e livello di sviluppo. Ricordate che ogni piccolo passo avanti è un grande successo e che il vostro sostegno e incoraggiamento sono importantissimi per il progresso dei più piccoli.
Come abbiamo visto, quindi, la logopedia è uno strumento potente per affrontare e superare le difficoltà linguistiche e comunicative. Intervenire tempestivamente e con il giusto supporto può fare una grande differenza nello sviluppo del bambino, favorendo una comunicazione efficace e uno sviluppo il più possibile sereno. Se notate segnali che vi preoccupano, non esitate a consultare un logopedista: insieme, potrete trovare la strategia migliore per sostenere il vostro bambino nel suo percorso di crescita.
Fonti:
Immagine in evidenza di Prostock-Studio/gettyimages.it
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