Il caffè, insieme al tè, contiene una sostanza detta “nervina”, che agisce sul sistema nervoso. È uso comune riferirsi a essa chiamandola teina nel caso del tè e caffeina nel caso del caffè, anche se in realtà si tratta del medesimo composto chimico.
Non sempre queste bevande e, più in generale, la caffeina contenuta in esse, fanno bene alla salute. È il caso delle donne in dolce attesa: scopriamo quindi se è possibile bere il caffè in gravidanza e se vi sono eventuali rischi legati al suo consumo.
Caffeina: gli alimenti che la contengono
Forse non tutti lo sanno, ma la caffeina non si trova solo nel caffè e nel tè, ma vi sono alcuni alimenti che consumiamo spesso e che possono contenere al loro interno questo alcaloide vegetale, come per esempio:
- Bibite gassate e zuccherate
- Energy drink
- Cioccolato al latte
- Cioccolato extrafondente
- alcuni farmaci da banco.
Si tratta, infatti, di una sostanza psicoattiva, comunemente usata, e presente in molte materie prime impiegate per la produzione di prodotti industriali, come: gelati, caramelle e dolciumi, prodotti da forno, gomme da masticare e integratori alimentari.
Caffè in gravidanza: i rischi
Vi siete mai chiesti come agisce la caffeina sul nostro organismo e quali sono i suoi effetti? I nostri neuroni producono l’adenosina, un neurotrasmettitore che segnala al cervello i livelli di stress ossidativo del nostro organismo, favorendo il sonno. La caffeina agisce sul nostro cervello, inibendo la produzione dell’adenosina: proprio per questo motivo dopo un caffè ci sentiamo più svegli ed energici.
Il rapporto tra caffeina e gravidanza è difficile da definire: la letteratura scientifica si è espressa sul tema, ma i numerosi studi condotti hanno dato negli anni risultati contrastanti, per cui ad oggi non è possibile dare una sentenza definitiva a riguardo.
L’OMS raccomanda alle donne in gravidanza di non superare i 300 mg di caffè al giorno, per ridurre il rischio che il bambino possa nascere sottopeso.
A supporto di questa posizione, lo studio della Iowa State University ha ricostruito una placenta su chip, per studiare il passaggio della caffeina dalla madre al feto, mentre lo studio condotto dal Norwegian Instiate for Public Health ha analizzato l’associazione tra l’assunzione di caffeina materna e il peso del bambino alla nascita.
Lo studio della Iowa State University
Recentemente alcuni ricercatori della Iowa State University hanno studiato i possibili effetti della caffeina sul feto, utilizzando una placenta su chip, ovvero una ricostruzione utilizzata per la ricerca, che comprende cellule materne prese da una vera placenta e cellule fetali prelevate da alcuni campioni di cordone ombelicale. Questi due insieme di cellule sono separati da una membrana, simile alla barriera della placenta.
I ricercatori hanno sottoposto la placenta su chip al passaggio della caffeina, contenuta non solo in bevande e alimenti, ma anche in farmaci, mettendo in evidenza alcuni aspetti importanti. Mentre l’organismo della madre possiede gli enzimi per poter processare questa sostanza (nonostante il suo organismo in gravidanza sia 15 volte più lento nel metabolizzarla rispetto a uno stato “normale”), il feto, che è in via di sviluppo, non è in grado di smaltire la caffeina correttamente. Il suo organismo, infatti, non possiede ancora gli enzimi necessari al processo metabolico, ovvero le sostanze indispensabili per incrementare la velocità delle reazioni biologiche e “scomporre” le molecole complesse in sostanze nutritive semplici. Per questo motivo, l’organismo del feto potrebbe essere esposto per un tempo maggiore ai possibili effetti della caffeina. Dallo studio condotto è emerso, inoltre, che una minima concentrazione di caffeina è in grado di attraversare la placenta, passando dal liquido amniotico fino al sangue del feto.
Decremento di peso del neonato
Uno studio condotto dal Norwegian Institute for Public Health e pubblicato su BMC Medicine nel 2013 ha analizzato un campione di 60 mamme con abitudini alimentari e stili di vita diversi per esaminare l’associazione tra l’assunzione di caffeina materna, la durata gestazionale (in particolare il rischio di parto pretermine spontaneo) e il peso del bambino alla nascita.
Dalla ricerca è emersa la correlazione tra il consumo di caffeina e l’aumento del rischio che possano nascere bambini sottopeso. Se il peso normale di un bambino si aggira, infatti, attorno ai 3,6 kg, l’assunzione di caffeina da parte della madre potrebbe essere associata a una riduzione di 21-28 grammi per ogni 100 grammi di caffeina assunta.
Caffè e tè in gravidanza: dosi giornaliere raccomandate
Come abbiamo già ricordato, l’OMS non suggerisce di escludere totalmente dalla propria dieta il consumo di caffè, ma di non superare la dose giornaliera di 300 mg. Se si tiene conto che una tazzina di caffè contiene in media tra 100 e 150 milligrammi di caffeina, basterà berne non più di due tazzine per evitare eventuali rischi.
Anche il consumo di tè va limitato durante la gravidanza, non solo per la presenza della teina, ma anche delle catechine, composti polifenolici che interferiscono nell’assorbimento dell’acido folico, una sostanza che risulta indispensabile per prevenire malformazioni nel feto. Un consiglio valido soprattutto per chi ama il tè nero, che contiene un quantitativo di caffeina più elevato delle altre miscele: tra i 25 e i 50 milligrammi, equiparabile a quello di una bibita energizzante.
Caffè decaffeinato in gravidanza: guida al consumo
Se una normale tazzina di caffè contiene circa 100 milligrammi di caffeina, in un caffè decaffeinato il quantitativo di questa sostanza scende a 2 mg: il “deca”, quindi, rappresenta una valida alternativa per le donne in gravidanza che non sanno rinunciare al rito quotidiano del caffè.
Spesso sono stati sollevati dubbi circa la sicurezza alimentare di questa bevanda, dal momento che nel metodo di estrazione, per eliminare la caffeina dai chicchi del caffè, si utilizzano agenti chimici sospettati di essere cancerogeni per l’organismo umano: diclorometano, acqua e anidride carbonica (il metodo più utilizzato oggi). Il diclorometano è un solvente organico, ma non rappresenta un rischio per la salute, dal momento che i chicchi durante la fase di tostatura vengono sottoposti ad elevate temperature che fanno evaporare del tutto gli agenti impiegati. È quindi, possibile affermare che le sostanze utilizzate per la produzione del “deca” sono innocue e non sono state evidenziate problematiche dal punto di vista sanitario.
Ora che sappiamo che è indispensabile limitare il consumo di caffè quando si è in dolce attesa, senza necessariamente rinunciare a questa bevanda: non resta che prestare attenzione e non superare la dose giornaliera raccomandata, ovvero due tazzine di espresso al giorno. Naturalmente, durante la gravidanza, è importante anche effettuare gli esami necessari a controllare lo stato della gestazione, adottando pratiche di prevenzione che possano aiutarci sia prima che dopo il parto. Per il benessere di tutta la famiglia e per i neo genitori che vogliono affidarsi alle cure di un bravo pediatra, vengono in supporto anche polizze sanitarie ad hoc, come Protezione Famiglia Ragazzi di UniSalute che tra i servizi prevede un programma per la prevenzione dell’obesità infantile, con un percorso volto a migliorare l’alimentazione e l’attività fisica del bambino.
Ci avete mai pensato?
Fonti:
fondazioneveronesi.it
salute.gov.it
1 commento
HO SEMPRE BEVUTO CAFFE’ IN GRAVIDANZA E HO FATTO 3 FIGLI DI 4 KILI E PASSA