La preeclampsia è una complicanza che può insorgere nella seconda metà della gravidanza, caratterizzata da un aumento della pressione sanguigna e dalla presenza di proteine nelle urine. Può comportare rischi sia per la madre che per il feto. Il monitoraggio regolare della pressione arteriosa durante i controlli prenatali è fondamentale per una diagnosi precoce. Nei casi gravi può essere necessario anticipare il parto.
La preeclampsia rappresenta una delle complicanze che possono verificarsi in gravidanza. Si tratta di una condizione che talvolta può svilupparsi in modo silenzioso e che, se non riconosciuta per tempo, può diventare rischiosa. Sapere di cosa si tratta, come può manifestarsi e come viene trattata è il primo passo per individuarla e affrontarla con consapevolezza. Ecco tutto quello c’è da sapere.
Che cos’è la preeclampsia?
La preeclampsia, o gestosi, è una complicanza della gravidanza caratterizzata da un improvviso aumento della pressione arteriosa (ipertensione) accompagnato dalla perdita di proteine attraverso le urine (proteinuria).
La definizione di preeclampsia in particolare si basa sui seguenti valori:
- pressione arteriosa uguale o superiore a 140/90 mmHg
- proteinuria uguale o superiore 0,3 in 24 ore.
La gestosi colpisce circa il 5-8% delle gravidanze e si verifica in genere dopo la ventesima settimana. Più raramente, può comparire in periodi diversi:
- prima della ventesima settimana gestazionale
- nei giorni successivi al parto (entro le prime 48-72 ore): si parla in questi casi di gestosi puerperale o preeclampsia post-partum, una condizione che generalmente deriva da una forma lieve e non rilevata durante la gestazione, che si aggrava dopo il parto.
Preeclampsia: sintomi
Uno degli aspetti più insidiosi della preeclampsia sta nel fatto che nelle prime fasi può risultare asintomatica.
Quando presenti, i sintomi comprendono:
- gonfiore marcato del viso, delle mani e dei piedi (diverso dal normale edema gravidico)
- mal di testa persistente e intenso che non risponde ai comuni analgesici
- alterazioni della vista come visione offuscata, lampi luminosi o temporanea perdita della vista
- dolore intenso nella parte superiore dell’addome o sulla destra, sotto le costole
- nausea o vomito nel secondo o terzo trimestre
- riduzione della quantità di urina
- difficoltà respiratorie
- aumento rapido di peso ingiustificato.

La preeclampsia può accompagnarsi a sintomi quali mal di testa, gonfiore di viso, mani e piedi, disturbi della vista, dolore nella regione addominale superiore.
Preeclampsia: cause e fattori di rischio
Le cause esatte della preeclampsia non sono ancora del tutto note. Si ritiene che questa condizione possa derivare da un’alterazione nello sviluppo della placenta e dei vasi sanguigni che la irrorano.
Sono stati individuati alcuni fattori di rischio che predispongono al suo sviluppo:
- prima gravidanza
- età materna superiore ai 35 anni o inferiore ai 20
- precedenti gravidanze segnate da preeclampsia
- storia familiare di preeclampsia
- gravidanze gemellari
- condizioni preesistenti come ipertensione cronica, diabete o malattie renali
- sovrappeso o obesità.
Cosa succede se si va in gestosi? Rischi associati
Quando non viene diagnosticata e trattata, la preeclampsia può avere delle conseguenze severe, che rischiano di compromettere la salute della madre e del bambino. La gravità delle conseguenze dipende dall’intensità della condizione e dalla tempestività dell’intervento medico.
I rischi per la madre includono:
- eclampsia: la complicanza più grave, caratterizzata da convulsioni che possono causare perdita di coscienza e rappresentare un pericolo per la vita
- sindrome HELLP: una condizione che comporta emolisi (distruzione dei globuli rossi), elevati enzimi epatici e diminuzione delle piastrine, con danni al fegato e problemi di coagulazione
- edema polmonare: accumulo di liquidi nei polmoni che causa difficoltà respiratorie
- insufficienza renale acuta
- distacco di placenta: separazione prematura della placenta dalla parete uterina, con sanguinamento che può essere pericoloso
- problemi cardiovascolari futuri: le donne che hanno avuto preeclampsia presentano un rischio aumentato di sviluppare ipertensione e malattie cardiache nel corso della vita.
Tra gli effetti dannosi per il bambino vi sono:
- rallentamento della crescita: il flusso sanguigno ridotto alla placenta può limitare l’apporto di ossigeno e nutrienti, causando un rallentamento della crescita fetale
- parto prematuro: spesso è necessario anticipare il parto per salvaguardare la salute della madre
- basso peso alla nascita, legato sia alla crescita limitata
- problemi respiratori: comune nei nati prematuri, per via dell’incompleto sviluppo polmonare.
Come si cura la preeclampsia?
L’unico trattamento definitivo per la preeclampsia è il parto. Tuttavia, la strategia terapeutica dipende dalla gravità della condizione, dall’età gestazionale e dalle condizioni di madre e feto.
In presenza di forme lievi e nei casi in cui la gravidanza non sia ancora a termine, si procede di solito a un monitoraggio della gestazione associato a:
- controlli medici settimanali
- riposo intensivo, a letto
- controllo della pressione arteriosa
- interruzione dell’attività professionale, quando possibile
- limitazione delle attività fisiche.
In molti casi si opta per il ricovero ospedaliero, così da garantire l’osservazione rigorosa delle condizioni della madre e del feto.
Se la preeclampsia si manifesta vicino al termine della gravidanza (dopo le 37 settimane), generalmente si procede con l’induzione del parto o, se necessario, con un taglio cesareo. Dopo il parto, la pressione arteriosa tende a normalizzarsi in modo graduale, sebbene possa essere necessario a volte continuare la terapia antipertensiva per alcune settimane.
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Quando non è necessario il ricovero ospedaliero, la preeclampsia richiede comunque riposo a letto e il monitoraggio regolare della pressione arteriosa.
Le domande più frequenti dei pazienti
Chi è più a rischio di preeclampsia?
A essere più esposte a sviluppare la preeclampsia sono donne alla prima gravidanza, con più di 35 anni o meno di 20, con gravidanze gemellari o precedenti esperienze di preeclampsia, o con patologie croniche preesistenti.
Come si diagnostica la preeclampsia?
La diagnosi si basa su misurazioni ripetute della pressione arteriosa e sull’analisi delle urine per rilevare la presenza di proteine. In alcuni casi si eseguono anche esami del sangue ed ecografie per valutare la salute del feto.
Quali sono i danni che la preeclampsia può causare al feto?
Crescita rallentata, ridotto afflusso di ossigeno e, nei casi più gravi, parto prematuro.
La preeclampsia può comparire dopo il parto?
Sì, anche se più rara, esiste la cosiddetta preeclampsia post-partum, che può manifestarsi entro le prime settimane dopo la nascita del bambino.
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