Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva causata dal Monkeypox virus. Si trasmette principalmente attraverso contatti stretti e prolungati, con sintomi che includono febbre, linfonodi ingrossati ed eruzioni cutanee. Nella maggior parte dei casi è autolimitante e si risolve in 2-4 settimane, ma nei soggetti fragili può causare complicazioni. La prevenzione si basa su isolamento dei casi, tracciamento dei contatti, vaccinazione e buone pratiche igieniche.
Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva trasmessa da un virus della stessa famiglia del vaiolo. Negli ultimi anni ha suscitato crescente attenzione a livello internazionale a causa della comparsa di diversi focolai al di fuori delle aree endemiche dell’Africa centrale e occidentale.
Nel 2022, infatti, per la prima volta, sono stati segnalati numerosi casi in Europa e in altre regioni del mondo in cui l’infezione era prima assente. Sono stati oltre 20.000 i casi documentati nell’UE non correlati a viaggi in Africa. Nell’agosto 2024, la diffusione in più stati africani di una nuova variante del ceppo clade Ib,identificata inizialmente nella Repubblica Democratica del Congo, ha spinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a dichiarare un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale. Da allora, tuttavia, i casi al di fuori del continente africano legati a questa variante sono rimasti limitati.
Ma come si trasmette il vaiolo delle scimmie? Quali sono i suoi sintomi e quali opzioni di trattamento sono disponibili? Facciamo chiarezza.
Che cos’è il vaiolo delle scimmie?
Il vaiolo delle scimmie, noto anche come monkeypox o mpox, è una malattia infettiva causata dal Monkeypox virus, appartenente alla famiglia dei Poxviridae, la stessa del vaiolo dichiarato eradicato nel 1980.
La denominazione “vaiolo delle scimmie” deriva dalla sua prima identificazione nel 1958 in colonie di scimmie da laboratorio in Danimarca. In realtà, in natura il virus circola perlopiù tra roditori africani come scoiattoli, ratti e ghiri. Le maggiori aree endemiche della malattie sono localizzate in Africa centrale e occidentale.
Esistono due ceppi principali del virus:
- clade I (prima noto come ceppo del bacino del Congo), associato a una maggiore gravità clinica
- clade II (prima definito ceppo dell’Africa occidentale), generalmente caratterizzato da sintomi più lievi.
Il vaiolo delle scimmie è contagioso per gli esseri umani?
Il vaiolo delle scimmie può trasmettersi agli esseri umani. Il primo caso umano è stato documentato nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo.
Diversamente da quanto si potrebbe pensare, il rischio di trasmissione nella popolazione generale rimane però relativamente basso quando vengono adottate appropriate misure preventive, rispetto ad altre malattie virali come il COVID-19 o l’influenza.
Come si trasmette il vaiolo delle scimmie?
La trasmissione zoonotica, vale a dire dagli animali agli esseri umani, può verificarsi attraverso:
- morsi o graffi di animali infetti
- il contatto con fluidi corporei o lesioni di animali infetti, per esempio durante la preparazione di carne di selvaggina.
La trasmissione da persona a persona può avvenire tramite diverse modalità:
- contatto stretto con una persona infetta. Si tratta della via di trasmissione più comune, include contatti intimi e prolungati, come baci, abbracci o rapporti sessuali
- inalazione di secrezioni respiratorie di soggetti infetti
- contatto con oggetti contaminati come vestiti, lenzuola, asciugamani o oggetti personali
- trasmissione del virus durante la gravidanza dalla madre al feto attraverso la placenta.
Il periodo di incubazione del virus varia tipicamente da 6 a 13 giorni, ma può estendersi da 5 a 21 giorni. Durante questo periodo, la persona infetta non è contagiosa. Lo diventa dalla comparsa dei primi sintomi fino alla completa guarigione di tutte le lesioni cutanee. Questo processo può richiedere dalle 2 alle 4 settimane.
Il virus può sopravvivere su superfici per diversi giorni in condizioni favorevoli.

La denominazione “vaiolo delle scimmie” deriva dalla sua prima identificazione nel 1958 in colonie di scimmie da laboratorio in Danimarca.
Quali sono i sintomi del vaiolo delle scimmie?
Il vaiolo delle scimmie presenta sintomi molto simili a quelli causati dal vaiolo umano.
L’infezione si manifesta in genere con una fase prodromica febbrile (1-5 giorni), accompagnata da:
- mal di testa intenso
- brividi e sudorazione
- dolori muscolari
- mal di schiena
- astenia
- ingrossamento dei linfonodi.
Dopo 1-3 giorni dalla comparsa della febbre insorge un’eruzione cutanea con lesioni che evolvono in diversi stadi: si presentano dapprima come macule (piatte e arrossate), mutano poi in papule (solide e in rilievo), vescicole piene di liquido chiaro, pustole piene di pus e infine in croste che, seccandosi, cadono.
Il rash tende a concentrarsi su viso, palmi delle mani e piante dei piedi, busto, braccia e gambe, zona genitale e anale, bocca.
Nella maggioranza dei casi, i sintomi si risolvono osservando un periodo di riposo e assumendo terapie di supporto. Alcuni categorie fragili, tuttavia, come bambini, donne in gravidanza e persone immunodepresse, sono a maggior rischio di sviluppare forme severe della malattia con complicazioni quali:
- infezioni batteriche secondarie delle lesioni cutanee
- polmonite
- encefalite
- infezioni corneali che possono portare alla perdita della vista
- sepsi.
Qual è il trattamento per il vaiolo delle scimmie?
Il trattamento del vaiolo delle scimmie è in gran parte sintomatico e di supporto. Prevede:
- assunzione di antipiretici per controllare la febbre e analgesici contro il dolore
- mantenimento di un’adeguata idratazione e nutrizione
- cura delle lesioni cutanee per prevenire infezioni secondarie.
Di solito, il processo di guarigione avviene in modo spontaneo in 2-4 settimane.
Per i casi gravi o i pazienti a rischio di complicazioni, esistono protocolli terapeutici specifiche basati sull’utilizzo di farmaci antivirali. Il più utilizzato è il tecovirimat (TPOXX), approvato per il trattamento del vaiolo e dimostratosi efficace anche contro il vaiolo delle scimmie.
Come evitare il vaccino delle scimmie?
La prevenzione del vaiolo delle scimmie si basa sulla vaccinazione mirata alle categorie più esposte e sull’adozione di comportamenti responsabili in caso di contatto con persone infette.
In Europa, dopo i recenti focolai è stato approvato l’utilizzo del vaccino di terza generazione Imvanex prima impiegato per la prevenzione del vaiolo umano e dimostratosi efficace anche nel contrasto del virus mpox.
Secondo le direttive del Ministero della Salute, questo vaccino non è destinato alla popolazione generale, ma a gruppi specifici:
- adulti che hanno avuto contatti stretti con un caso positivo
- operatori sanitari e di laboratorio a rischio di esposizione
- persone con comportamenti sessuali che aumentano la probabilità di trasmissione.
Per chi non è mai stato vaccinato contro il vaiolo sono previste due dosi a distanza di circa un mese; per chi invece aveva già ricevuto almeno una dose prima del 1977 (anno della sospensione della vaccinazione di massa contro il vaiolo) può bastare un richiamo.
Oltre alla vaccinazione, è essenziale contenere le occasioni di contagio. L’isolamento dei casi confermati, il tracciamento dei contatti e l’adozione di misure igieniche appropriate restano degli elementi cardine nel controllo della diffusione del virus.

La prevenzione del vaiolo delle scimmie si basa sulla vaccinazione delle categorie più esposte.
Le domande più frequenti dei pazienti
Il vaiolo delle scimmie è pericoloso?
Nella maggior parte dei casi il vaccino delle scimmie è una malattia che si risolve spontaneamente in 2-4 settimane. Tuttavia, in categorie più fragili come persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini può provocare complicazioni anche gravi.
Come si trasmette il vaiolo delle scimmie?
La trasmissione da persona a persona avviene soprattutto attraverso contatti stretti e prolungati pelle a pelle, inalazione di secrezioni respiratorie e contatto con oggetti contaminati. È possibile anche la trasmissione da madre a feto in gravidanza.
Quali sono i sintomi più comuni?
Febbre, mal di testa, dolori muscolari, linfonodi ingrossati e, dopo pochi giorni, la comparsa di un’eruzione cutanea che evolve in vescicole e croste.
Esiste un vaccino contro il vaiolo delle scimmie?
Sì, il vaccino Imvanex, già usato contro il vaiolo umano, è stato autorizzato anche per la prevenzione di mpox. In Italia la sua somministrazione è raccomandata solo per categorie a rischio.
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