Durante la gravidanza, la placenta fornisce al nascituro l’ossigeno e le sostanze nutritive che servono per crescere, provenienti dal flusso sanguigno della madre. Quando un bambino è pronto per nascere, la cervice (il collo dell’utero) si dilata, per consentire al nascituro di uscire dall’utero ed entrare nel canale vaginale del parto. Tuttavia, questo processo fisiologico a volte è ostacolato o reso più difficoltoso dalla presenza di anomalie nella placenta stessa: la placenta previa o placenta “bassa” è una di queste.
In questo articolo cercheremo di capire meglio che cos’è la placenta previa e che cosa comporta per la futura mamma e per il nascituro.
Che cos’è la placenta previa?
Si parla di placenta previa, o placenta “bassa”, quando la placenta della donna non si impianta nell’utero in una delle posizioni fisiologiche, cioè sul fondo dell’utero stesso o lateralmente, ma blocca (parzialmente o completamente) l’apertura della cervice, da dove il bambino dovrà passare per entrare nel canale del parto.
Questa particolare condizione necessita di attenzione sia durante la gestazione sia al momento del parto, dal momento che la cervice e il canale vaginale risultano ostacolati. Vediamo quindi quali sono le cause che portano alla placenta previa, i rischi e le conseguenze sulla gravidanza e sulla nascita.
Quali sono le cause della placenta previa?
La placenta previa si riscontra in circa 1 gravidanza su 250. Oltre al caso, ci sono alcuni fattori di rischio che possono aumentare le probabilità di sviluppare una placenta “bassa” durante la gravidanza, come:
- fumare sigarette o fare uso di sostanze stupefacenti;
- concepire a 35 anni o più;
- eventuali parti cesarei precedenti che possono aver lesionato l’utero;
- aver subito altri tipi di interventi chirurgici all’utero;
- gravidanze gemellari;
- predisposizione genetica (uno studio ha rilevato una percentuale maggiore di placente previe nelle donne asiatiche e afroamericane);
- anche eventuali patologie riguardanti la zona della pelvi e l’area uroginecologica, come l’incontinenza urinaria o il dolore pelvico cronico, possono giocare un ruolo nella formazione di una placenta posizionata in modo non fisiologico.
A proposito della posizione, inoltre, è bene sapere che non esiste un solo tipo di placenta “bassa”.
Le tipologie
Esistono infatti tre tipologie di placenta previa, e ciascuna comporta criticità più o meno accentuate durante la gestazione e il parto. Ecco quali sono:
- la placenta previa centrale o completa copre interamente l’apertura della cervice e rende praticamente impossibile il parto vaginale;
- la placenta previa marginale si presenta come una placenta più bassa rispetto alle posizioni fisiologiche, ma che non ostacola del tutto il canale del parto;
- la placenta previa parziale ostruisce solo una parte del collo dell’utero (da qui il nome).
Come sapere se si ha la placenta previa?
Molto spesso la diagnosi di placenta previa arriva direttamente durante una delle ecografie svolte in occasione delle visite prenatali di routine.
Il test di conferma della diagnosi utilizza le onde sonore e viene svolto per capire se la placenta copre o meno l’apertura dell’utero. Il ginecologo posizionerà sull’addome della gestante un dispositivo chiamato trasduttore e se avrà bisogno di effettuare un controllo più approfondito utilizzerà il trasduttore direttamente in vagina.
I sintomi della placenta previa
Tuttavia, anche la stessa futura madre potrebbe rilevare dei sintomi di placenta previa, che si manifestano all’incirca durante il secondo trimestre di gravidanza:
- sanguinamento rosso vivo dalla vagina: il flusso di questo sanguinamento può essere più o meno leggero e non è sempre accompagnato da dolore o contrazioni;
- contrazioni insieme all’emorragia: oltre alla perdita di sangue, la donna potrebbe percepire crampi o una fastidiosa pressione sulla schiena.
Si può curare?
La placenta previa non ha una cura specifica. Tuttavia è importante tenere conto di un fattore molto importante: se è vero che circa il 2% delle donne incinte riscontra un problema di placenta previa nel secondo trimestre della gravidanza, nel 90% dei casi la situazione si risolve in autonomia prima della nascita del bambino.
Questo avviene grazie alla progressiva crescita dell’utero durante la gestazione, che potrebbe portare a un aumento della distanza tra la cervice e la placenta che si è impiantata in posizione previa.
Che cosa fare in caso di diagnosi?
A seconda della fase della gravidanza in cui si ha la certezza della placenta previa e in base alla sintomatologia, il ginecologo suggerirà alcuni comportamenti da adottare o potrà programmare già il parto se la paziente è prossima alle 36-37 settimane di gravidanza.
Di norma, in presenza di una donna incinta prossima alle 36 settimane di gravidanza che ha manifestato sanguinamenti lievi e non costanti, i comportamenti che vengono raccomandati prevedono:
- riduzione delle attività, per evitare sforzi;
- astinenza da rapporti sessuali;
- assunzione di corticosteroidi per supportare lo sviluppo dei polmoni del bambino, per prepararlo al meglio all’evenienza di un parto pretermine;
- una dieta ricca di ferro, per scongiurare il rischio di anemia;
- ricovero fino al momento del parto.
Se invece la perdita di sangue dovesse essere costante e abbondante, solitamente il parto viene considerato la soluzione migliore, da eseguire il prima possibile, a prescindere dallo stadio della gravidanza.
Quali rischi comporta la placenta previa
Le problematiche connesse a questa condizione riguardano sia la madre che il bambino. Per capire come mai una placenta “bassa” può rappresentare un rischio durante la gestazione e nel momento del parto, bisogna tenere presente la posizione in cui la placenta previa si trova: nella parte inferiore dell’utero, che è quella più elastica, mobile e soggetta ad aumento e contrazioni nell’arco della gravidanza.
Sebbene la sezione inferiore uterina sia flessibile e “contraibile”, la placenta non lo è: ecco perché se la placenta si impianta in questa posizione può provocare rischi di emorragie o il distacco della placenta stessa.
Per la madre, i pericoli provocati dalla placenta previa sono:
- emorragia prima, durante e dopo il parto (antepartum, intrapartum e postpartum);
- isterectomia;
- sepsi;
- mortalità materna.
Per il nascituro, invece, una placenta “bassa” può comportare:
- nascita prematura;
- ritardi di crescita;
- malformazioni congenite;
- mortalità perinatale.
La placenta previa può causare un aborto spontaneo?
Dal momento che la placenta previa si manifesta a partire dal secondo trimestre di gravidanza, non è solitamente connessa agli aborti spontanei o al rischio di perdere la gravidanza anche se, come abbiamo appena visto, può provocare altre complicazioni tra cui il parto prematuro e la presenza di gravi emorragie.
Si può avere un parto naturale?
Uno studio del 2004 svolto dalla Fetal Medicine Unit del St. George’s Hospital di Londra ha rilevato che almeno il 60% dei casi di placenta bassa presi in esame si è concluso con un parto vaginale di successo, a conferma del fatto che la progressiva crescita dell’utero durante la gestazione può aumentare la distanza tra la placenta e la cervice.
Con una placenta previa marginale, cioè che si trova vicino alla cervice ma non la ricopre totalmente, la futura mamma potrebbe essere infatti in grado di avere un parto vaginale.
Molti ginecologi consentono alla paziente di optare per un parto naturale se la placenta si trova almeno a 2 cm di distanza dalla cervice, ma ogni medico ha un parere diverso, come ogni caso è a sé.
In presenza di placenta previa parziale, la scelta più sicura per mamma e bambino potrebbe essere il taglio cesareo. Quando la placenta previa è centrale o completa, il parto vaginale è pressoché impossibile oltre che sconsigliato, quindi si ricorre di norma al parto cesareo.
Come abbiamo già visto, il parere del ginecologo è più che fondamentale, come anche il sottoporsi durante la gravidanza a tutte le visite di routine previste. Alcune assicurazioni, come UniSalute, propongono Polizze sanitarie specifiche: l’offerta Card SiSalute, per esempio, mette a disposizione delle card con cui ottenere importanti sconti su esami e visite.
Avevate mai sentito parlare di placenta previa? Conoscevate i rischi connessi a questa particolare condizione?
Fonti:
asst-spedalicivili.it
nurse24.it
pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
webmd.com
msdmanuals.com
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