Come ogni trattamento medico, anche l’anestesia epidurale implica delle linee guida che è bene tener presente, e non può esser praticata in particolari situazioni. Vediamo di cosa si tratta, quando viene eseguita e quali sono i possibili rischi legati all’anestesia epidurale in caso di parto naturale.
Anestesia epidurale: come e quando viene eseguita

L’epidurale viene somministrata da un medico anestesista esperto per garantire la sicurezza della mamma e del bambino.
L’anestesia epidurale è un tipo di anestesia loco-regionale centrale, che prevede l’iniezione di anestetico locale in diverse concentrazioni, tra il periostio e la meninge dura madre.
Per comprendere l’azione di questa tipologia anestetica è bene ricordare che il parto viene comunemente suddiviso in tre fasi:
- la fase dilatativa, con dolore intermittente ed in sincrono con le contrazioni;
- la fase espulsiva, con dolore che si localizza ed aumenta al contempo di intensità;
- infine, l’ultima fase, quella di secondamento.
L’anestesia epidurale viene somministrata durante la prima fase, all’inizio del travaglio, quando la partoriente raggiunge una dilazione di 3-4 centimetri. Per mezzo di un ago, viene introdotto nella zona sottocutanea nella regione lombare un sottilissimo, viene catetere, che poi viene fissato tramite un piccolo nastro adesivo, in modo da permettere alla partoriente di muoversi in completa libertà. Attraverso il catetere è così possibile dosare nel tempo la somministrazione del farmaco.
Chi desidera usufruire di questo tipo di anestesia, dopo aver consultato il proprio ginecologo, deve sottoporsi generalmente a una visita anestesiologica nei mesi che precedono il parto.
Epidurale: quando non può essere eseguita e i possibili rischi

L’epidurale permette di vivere il parto in modo più sereno e consapevole, ma potrebbe avere effetti collaterali. Parlane con il tuo medico.
Se correttamente eseguita, l’anestesia epidurale è efficace e sicura. Tuttavia, esistono alcuni casi in cui non può essere eseguita, ad esempio:
- in pazienti con disturbi della coagulazione o piastrinopenici;
- in presenza di lesioni settiche della cute in zona d’iniezione;
- in caso di lesioni delle membrane che avvolgono l’encefalo e il midollo spinale;
- in presenza di allergie agli anestetici;
- in pazienti affetti da patologie del sistema nervoso centrale.
Altro elemento da non sottovalutare è la preparazione del personale medico sanitario.
Come detto infatti, per poter praticare epidurale in sicurezza servono anestesisti con una buona dimestichezza con la procedura, la presenza del materiale necessario in loco ed un periodo di formazione specifico.
Rischi e possibili effetti collaterali dell’epidurale
Come qualunque pratica medica, anche l’anestesia epidurale non è esente da possibili rischi quali lesioni nervose o ematomi.
Tra gli effetti collaterali più frequenti, troviamo la comparsa di una forte cefalea, causata dalla perdita di fluido cerebrospinale attraverso il foro dell’epidurale. L’incidenza è direttamente proporzionale al diametro ed alla tipologia di ago utilizzato: aghi smussati a ‘punta a matita’ si sono dimostrati migliori rispetto a quelli ‘a punta Quincke’. Questa cefalea si manifesta entro due giorni dall’anestesia, con un mal di testa che tende ad intensificarsi con il movimento e la posizione seduta, e che si allevia quando ci si distende. Per alleviare il disturbo e diminuire l’intensità del dolore è consigliabile assumere molti liquidi e favorire una corretta idratazione.
Nel caso in cui la perdita di fluido cerebrospinale sia maggiore del normale e nel caso in cui il medico lo ritenga opportuno, si ricorre generalmente al Blood-patch epidurale, una tecnica che prevede l’iniezione di sangue dello stesso soggetto, a ridosso del foro fatto per la somministrazione dell’epidurale: il coagulo che si formerà creerà in questo modo una sorta di “cerotto” che impedirà la perdita di liquor.
La procedura comporta i rischi tipici della puntura epidurale stessa, ma risulta altamente efficace in casi particolari e più gravi.
Luci e ombre di una tecnica in continua diffusione

Capire come funziona l’anestesia epidurale e dove viene posizionato il catetere è fondamentale per una prima comprensione dei possibili rischi associati. Parlane con il tuo medico per approfondire.
Questo tipo di anestesia, nel nostro Paese, è disponibile in tutti gli ospedali pubblici, lo ha stabilito infatti il governo Monti in un atto legislativo attuando di fatto una svolta in ambito della salute della donna e del parto.
Tuttavia ancora oggi, sebbene l’Organizzazione mondiale della sanità abbia ormai definito il parto con epidurale un diritto di ogni donna, è poco praticata e consigliata.
Stando ai dato dell’Osservatorio Onda (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna), a richiederne l’esecuzione è una partoriente su cinque, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Nord. La mancanza di mezzi e personale ha certamente influito, ed influisce anche oggi, sulla sua scarsa diffusione, a ciò si aggiunge il fatto che per praticarla è necessaria la presenza stabile di un anestesista nella sala parto. Ma non solo in queste ragioni possono essere ricercate le cause di numeri tanto bassi: credenze religiose, ignoranza, paure, impreparazione medica contribuiscono senza dubbio al suo scarso utilizzo.
La bassa diffusione di questa tipologia analgesica in effetti è anche da ricercare nei rischi spesso sovrastimati. A rassicurarci, su questo punto, è uno studio el Bath`s Royal United Hospital (GB, anestesia epidurale: «Rischi sovrastimati»), secondo il quale l’epidurale comporta delle complicazioni solo per 1 paziente ogni 23 mila. Stando al documento, infatti, in Inghilterra, sono 700 mila ogni anno le donne che ricorrono al parto con epidurale, ed i casi di danni permanenti sono identificabili tra i 14 e i 30 l’anno.
L’attesa di un figlio è un’esperienza intensa ed emozionante, durante la quale una donna si prepara ad un grande cambiamento. Diventare genitore, infatti, è una gioia immensa ma anche una grande responsabilità: le decisioni che prendiamo dal momento del concepimento sono infatti determinanti per la salute futura di un bambino. Per questo motivo, è importante effettuare gli esami necessari a controllare lo stato della gestazione, ed adottare le pratiche di prevenzione che ci aiutano a tutelare nostro figlio, sia prima che dopo la sua nascita, quando sarà necessario affidarsi ai consigli di un bravo pediatra.
Un percorso importante e impegnativo, che molti genitori decidono di condividere con un team di medici preparati, affidandosi ad una polizza sanitaria per bambini, come Protezione Famiglia Ragazzi. Ne avete mai sentito parlare?
Epidurale e Allattamento al Seno: Cosa Sapere
Una delle preoccupazioni più comuni tra le future mamme riguarda l’impatto dell’epidurale sull’allattamento al seno. Numerosi studi hanno indagato questa correlazione, cercando di chiarire se l’anestesia epidurale possa influenzare negativamente l’avvio e la prosecuzione dell’allattamento. Contrariamente a quanto si credeva in passato, le ricerche più recenti suggeriscono che l’epidurale non compromette significativamente la montata lattea né la capacità del neonato di attaccarsi al seno.
Tuttavia, è fondamentale che, dopo il parto, il personale sanitario supporti attivamente la madre nell’avvio dell’allattamento, fornendo indicazioni precise sul corretto posizionamento del bambino e sulla gestione delle prime poppate. In alcuni casi, l’epidurale potrebbe causare sonnolenza nella madre o nel neonato, rendendo più difficile l’inizio dell’allattamento; in queste situazioni, un supporto aggiuntivo da parte di ostetriche e consulenti per l’allattamento può fare la differenza. Pertanto, se stai considerando l’epidurale, parlane apertamente con il tuo medico o ostetrica per discutere eventuali preoccupazioni e assicurarti un supporto adeguato per un’esperienza di allattamento serena e soddisfacente.
FAQ sull’Epidurale Durante il Parto: Tutto Ciò che Devi Sapere
1. Cos’è l’epidurale e come funziona durante il parto?
L’epidurale è un tipo di anestesia loco-regionale che permette di eliminare o ridurre significativamente il dolore delle contrazioni durante il travaglio. Viene somministrata tramite l’iniezione di un anestetico locale nella regione lombare, tramite un catetere sottile, lasciando la donna cosciente e lucida.
2. Quando viene somministrata l’epidurale durante il travaglio?
Generalmente, l’epidurale viene somministrata nella prima fase del travaglio, quando la dilatazione cervicale raggiunge i 3-4 centimetri. Un catetere sottile viene inserito nella regione lombare per permettere la somministrazione continua del farmaco.
3. Ci sono rischi o effetti collaterali associati all’epidurale?
Come ogni procedura medica, l’epidurale può comportare alcuni rischi, come lesioni nervose o ematomi, sebbene siano rari. Gli effetti collaterali più comuni includono cefalea (mal di testa) dovuta a perdita di liquido cerebrospinale, che può essere alleviata con idratazione o, in rari casi, con un “blood patch epidurale”.
4. In quali casi l’epidurale non può essere eseguita?
L’epidurale non è raccomandata in pazienti con disturbi della coagulazione, infezioni cutanee nella zona di iniezione, lesioni delle membrane spinali, allergie agli anestetici o patologie del sistema nervoso centrale.
5. L’epidurale è disponibile in tutti gli ospedali pubblici in Italia?
Sì, l’epidurale è disponibile in tutti gli ospedali pubblici italiani, come stabilito da un atto legislativo. Tuttavia, la sua diffusione e pratica variano a seconda della regione e della disponibilità di personale specializzato, come gli anestesisti.
6. Quanto è diffusa la pratica dell’epidurale in Italia?
Nonostante sia un diritto riconosciuto, l’epidurale è meno diffusa di quanto si pensi. Circa una partoriente su cinque richiede l’epidurale, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Nord Italia. Fattori come mancanza di personale, credenze personali e paure possono contribuire alla sua scarsa diffusione.
7. Quanto è sicura l’epidurale? Le complicazioni sono frequenti?
Studi recenti suggeriscono che i rischi associati all’epidurale sono spesso sovrastimati. Le complicazioni gravi sono rare, con un’incidenza di circa 1 caso ogni 23.000. In Inghilterra, ad esempio, su 700.000 parti con epidurale all’anno, i casi di danni permanenti variano tra 14 e 30.
Fonti
salute.gov.it
istitutobioetica.it
valduce.it
SIAARTI – Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva
hsr.it
fondazioneveronesi.it
bbraun.it
ospedaleniguarda.it
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