Attacchi di panico: definizione e sintomi
“L’attacco di panico, il primo in particolare, arriva come un fulmine a ciel sereno, improvvisamente. È questo il motivo per cui le persone ne sono tanto spaventate e si può definire come un episodio di ansia intollerabile sperimentata dal soggetto in assenza di un reale pericolo.” Sentimenti di apprensione, paura o terrore, accompagnati da sintomi somatici e cognitivi come la paura di impazzire, di perdere il controllo, e quella di morire sono quelli che caratterizzano questi episodi che, si stima, colpiscono circa il 30% della popolazione almeno una volta nella vita.
Come riconoscere un attacco di panico
Le dottoresse spiegano come gli attacchi di panico abbiano un inizio improvviso, raggiungano rapidamente l’apice (di solito entro 10 minuti o meno) e durino, in media 20 minuti.
I sintomi fisici più comuni sono:
- rossore al viso e talvolta nell’area del petto
- sensazione di soffocamento
- dolore o fastidio al petto
- tachicardia
- aumento della sudorazione oppure brividi
- tremori
- nausea
- disturbi addominali
- capogiri o senso di svenimento
- crisi di pianto.
“Anche i pensieri – aggiungono le dottoresse – si modificano durante un attacco di panico. Le persone tendono a pensare che accadrà loro qualcosa di grave: che potrebbero morire, perdere il controllo oppure impazzire. Potrebbero inoltre preoccuparsi di fare una figura terribile.” In ogni caso, i contenuti di pensieri come: “ho un infarto”, “impazzisco” o “sto per morire” sembrano così reali nel momento dell’attacco di panico da far sì che alcune persone arrivino a chiamare il 118 o si rechino al pronto soccorso.
Cosa fare in caso di attacchi di panico?
Affrontare un attacco di panico non è semplice, proprio perché compare all’improvviso e altera la percezione della realtà. Le psicologhe consigliano, nell’immediato, di ricorrere a tutte quelle strategie che aiutano a ridimensionare i sintomi fisici: “una buona idea è, per esempio, respirare lentamente o all’interno di un sacchetto di carta, oppure anche immergere il viso in acqua fredda. Ciò consente di ridurre l’apporto di ossigeno nel sangue e aiuta a rallentare la frequenza cardiaca.”
Per quanto riguarda, invece, un intervento sui fattori cognitivi e cioè sui pensieri che sono alla base del disturbo da attacchi di panico e sui comportamenti che lo mantengono è necessario richiedere tempestivamente l’aiuto di uno psicoterapeuta che, da una posizione neutrale e competente, sappia guidare il paziente nel suo percorso verso la cura.
“Dopo aver provato una prima volta la spiacevole esperienza di un attacco di panico – raccontano le intervistate – la persona colpita teme infatti che possa accadere di nuovo. Si innesca, dunque, un circolo vizioso in cui si apprende ad avere “paura di avere paura”, elemento che aumenta la probabilità che un ulteriore episodio di panico si verifichi e contribuisce all’instaurarsi di un vero e proprio disturbo da attacchi di panico.”
Secondariamente poi la persona potrebbe iniziare ad evitare le situazioni ritenute ansiogene nell’intento di proteggersi dal panico. Questa strategia, definita “evitamento”, nel breve termine porta una sensazione di sollievo, ma nel lungo termine alimenta il circolo vizioso del panico in quanto limita la persona, impedendogli di fare esperienze diverse dal primo episodio di panico.
Come supportare chi soffre di un attacco di panico
Chi, invece, dovesse riconoscere in una persona accanto a sé un attacco di panico può attuare delle strategie per sostenerla, a partire da un aiuto per la respirazione, in modo tale da non causare iperventilazione e l’aumento dell’ossigenazione del sangue, con conseguente peggioramento dei sintomi.
“È utile in questi casi applicare tecniche di rilassamento, come quelle dello yoga o del training autogeno, che prevedano anche un’adeguata tecnica respiratoria”, ma soprattutto, continuano le dottoresse, sostenere significa ricordare alla persona che soffre che ha a disposizione degli strumenti per fronteggiare quella situazione, senza sostituirsi a lui, ma lasciandogli la possibilità di riprendere attivamente il controllo della situazione. “L’obiettivo è consentire alla persona di riconoscere la propria paura, per scoprire e toccare con mano che è un’emozione spiacevole, quando raggiunge picchi elevati, ma non è terribile e passa.”
Quale cura contro gli attacchi di panico?
Secondo quanto riportato dalle linee guida internazionali, la psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, insieme al training di rilassamento, è considerata come uno dei trattamenti più efficaci per la cura degli attacchi di panico. “Alcune ricerche, condotte in diversi paesi, dimostrano che più dell’80% delle persone si libera da questi episodi dopo un breve periodo di trattamento con la Terapia Cognitivo Comportamentale.”
Le dottoresse ribadiscono, dunque, l’importanza di chiedere tempestivamente aiuto ad uno psicoterapeuta poiché le probabilità di stare meglio e in breve tempo sono molto alte: “la psicoterapia, infatti, aiuta il paziente a riconoscere la propria ansia e a gestirla per evitare che aumenti determinando la comparsa dei sintomi del panico.”
Questo tipo di gestione dell’ansia comprende, come spiegano le intervistate, un primo intervento sui sintomi corporei volto ad aiutare il paziente a riconoscerli senza evitarli con il fine di metterlo nelle condizioni di affrontare un episodio di tachicardia o vertigine, superandolo senza ricorrere all’evitamento o ad una semplice fuga.
Successivamente, si procede aiutando chi soffre di attacchi di panico ad individuare i pensieri che ne aumentano in modo esponenziale l’intensità, cercando di fargli capire, tramite delle prove tangibili, che si tratta di interpretazioni catastrofiche. “Tutto ciò consente alla persona di riprendere regolarmente le proprie attività, con un miglioramento del tono dell’umore e della qualità della vita.”
Il confronto con un professionista è, dunque, imprescindibile che si debbano affrontare degli attacchi di panico, ma anche in altri casi come per aumentare la propria autostima, argomento affrontato dalla dottoressa Maria Giulia Minichetti. Sapevate cosa fare in caso di attacco di panico?
4 commenti
io soffro del disturbo di DEPRESSIONE MAGGIORE.(quella UNIPOLARE) da anni, in seguito alla perdita drammatica di mio fratello appena ventcinquenne,e della sua fidanzata, appena diciottenne(morti in casa della fidanzata intossicati da monossido di carbonio,causa caldaia non a norma, camino e doppie finestre, era il 19/11/1981),avevo appena 21 anni, e non conoscevo l’esistenza del MALE OSCURO. Ora lo conosco, ci convivo, e lo combatto con tutta me stessa,lo riconosco da lontano quando sento che sta per riaggredirmi,lo sento quasi dall’odore, un cattivo odore…. ..lui che mi fa piangere,e che non mi fa dormire la notte….mi prende alla testa, mi agita ….. chi mi ha salvato da una fine terribile, e’ stato il mio attuale psichiatra, al pronto soccorso…….che ringraziero’ sempre, perche’ i farmaci sono fondamentali per NON LASCIARSI MORIRE…..
Buongiorno Rita, ti ringraziamo per questa tua testimonianza. Parlare di vicende così personali e delicate non deve essere facile, ma è senz’altro d’aiuto e di conforto ad altre persone che soffrono di depressione. La tua esperienza infatti dimostra che chiedere aiuto, in questi casi, è vitale, e che con il giusto sostegno è possibile affrontare questo male.
Grazie ancora 🙂
vorrei capire come fare a stampare articoli del vs blog in forma leggibile!
grazie
Ciao Maria, purtroppo i nostri articoli non sono stampabili. Possiamo suggerirti di fare delle schermate che poi potresti stampare 🙂