Aspartame e additivi alimentari
L’uso dell’aspartame è autorizzato nei Paesi UE come additivo alimentare in bevande, prodotti di pasticceria, confetteria e lattieri, gomme da masticare, prodotti dietetici e per il controllo del peso e come edulcorante da tavola. Sul sito dell’EFSA, si legge che gli additivi alimentari sono “sostanze deliberatamente aggiunte ai prodotti alimentari per svolgere determinate funzioni tecnologiche”. Per essere approvati dall’Unione Europea, oltre ai requisiti che permettono loro di rientrare nella categoria di additivi alimentari, i dolcificanti devono rispondere a uno o più dei seguenti scopi:
- sostituire lo zucchero per la produzione di alimenti a minor contenuto energetico, alimenti non cariogeni o senza zuccheri aggiunti;
- sostituire lo zucchero quando ciò permette di allungare la shelf life di un prodotto.
La loro presenza deve essere necessariamente dichiarata: in etichetta devono esserci sia la funzione dell’additivo nell’alimento finito, sia la sostanza specifica usata, e l’identificazione avviene grazie a un numero preceduto dalla lettera E.
Oltre ai dolcificanti, altre categorie di additivi molto comuni sono:
- gli antiossidanti
- i coloranti
- gli emulsionanti
- gli stabilizzanti
- gli agenti gelificanti
- gli addensanti
- i conservanti.
I dolcificanti alternativi sono sicuri?
Come abbiamo sottolineato a proposito dell’aspartame, gli edulcoranti alternativi hanno il grande vantaggio di dolcificare più del saccarosio, motivo per cui è sufficiente usarne una minore quantità. Parallelamente alla loro diffusione, però, sono cresciuti anche dei dubbi relativi agli effetti sulla salute e sono stati effettuati, di conseguenza, molti studi volti a verificare l’effettiva salubrità del loro consumo e a dimostrare che non si tratta di sostanze cancerogene.
All’inizio degli anni Settanta, delle ricerche condotte sui topi collegarono l’assunzione della saccarina all’incidenza del tumore alla vescica e i prodotti che la contenevano dovettero per legge recare un’etichetta che metteva in guardia dal potenziale rischio. Tuttavia, a seguito di altre indagini, è emerso che l’effetto sui roditori non può essere considerato predittivo di quello sugli esseri umani, poiché non esistono evidenze scientifiche certe che nell’uomo lo sviluppo di tumore alla vescica sia connesso con il consumo di saccarina, che ad oggi non è più inclusa tra le sostanze con buon margine di cancerogenicità.
Anche l’acesulfame K, il sucralosio e il neotame (simile all’aspartame) sono stati a lungo analizzati, ma alla luce delle attuali evidenze sono considerati sicuri per il consumo da parte dell’uomo.
L’aspartame è cancerogeno? I risultati degli gli studi scientifici
Prima che ne fosse autorizzato l’utilizzo, l’aspartame fu sottoposto a molte analisi, che non mostrarono effetti collaterali sull’uomo. Dalla metà degli anni Novanta, però, i dubbi su questo dolcificante tornarono più numerosi di prima: l’aspartame fa male? Potrebbe addirittura essere cancerogeno? L’additivo, identificato con la sigla E951, era sotto la stretta osservazione dei ricercatori, che avevano ipotizzato e stavano cercando le prove di un’eventuale correlazione tra il suo utilizzo e l’aumento di tumori al cervello negli anni dal 1975 al 1992. I dati forniti dal National Cancer Institute, però, hanno confutato questa tesi.
Pochi anni più tardi, nel 2005, un altro studio si concentrò sulla correlazione tra consumo di aspartame e lo sviluppo di linfomi e leucemia nei topi, che avevano quotidianamente ingerito alte dosi di questo additivo, ma i dati anche in questo caso non mostrarono una chiara evidenza; a seguito di questa ricerca, tuttavia, una divisione del National Cancer Institute statunitense realizzò uno studio per verificare gli effetti del consumo sull’uomo, coinvolgendo mezzo milione di persone: l’aspartame, secondo i dati raccolti, non può essere collegato allo sviluppo di linfomi, leucemie e tumori al cervello.
La Fondazione Europea Ramazzini di Bologna ha testato gli effetti dell’aspartame sui topi. Dagli studi bolognesi è emerso che questo dolcificante poteva aumentare il rischio di tumori cerebrali.
L’autorità per la sicurezza alimentare lo considera sicuro
Nel dicembre 2013 l’EFSA ha pubblicato la sua prima e completa valutazione del rischio associato all’aspartame, dopo un monitoraggio che era iniziato nel 2002. Le conclusioni del documento sono che sia l’aspartame, sia i suoi prodotti di degradazione, possono essere consumati da tutta la popolazione in generale, anche da neonati, bambini e donne in gravidanza, senza il rischio di effetti collaterali. L’EFSA ha inoltre stabilito una soglia giornaliera considerata sicura, fissata a 40 mg/kg di peso corporeo al giorno. Essa è al di sopra dell’attuale consumo medio di aspartame da parte dei cittadini europei e per superarla occorrerebbero, secondo Federchimica, 20 lattine di bibita gassata (per una persona di 60 kg).
L’aspartame ha tuttavia una controindicazione nel caso di pazienti affetti da fenilchetonuria (PKU): essi, infatti, non possono assumere grandi quantità dell’aminoacido fenilalanina, presente nel dolcificante alternativo.
Attualmente, quindi, non sono ancora emerse evidenze scientifiche sufficienti a richiedere un nuovo parere della massima autorità del campo in Europa, ma gli studi sull’aspartame continuano, per determinare se possano o meno esserci implicazioni negative nel loro consumo. Come sempre, la raccomandazione è di non eccedere e preferire, per quanto possibile, prodotti naturali, rivolgendosi al proprio medico o a uno specialista di fiducia per tutte le questioni che riguardano la propria salute, a partire dall’alimentazione.
Sottoporsi a controlli periodici, inoltre, è il modo migliore per monitorare il proprio benessere. Un soluzione, in questo senso, può essere quella proposta dalla sanità integrativa con polizze come Piani Individuali di UniSalute, che prevedono un’assistenza studiata sulle specifiche necessità di ogni cliente.
Utilizzate i dolcificanti alternativi o preferite i prodotti a base di zucchero?
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