L’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) è un disturbo del neurosviluppo che si manifesta con disattenzione, iperattività e impulsività. Tende a comparire nell’infanzia entro i 7 anni. Ha una base neurobiologica ed è influenzato da fattori genetici e ambientali. I sintomi variano con l’età e possono interferire con la vita quotidiana. La diagnosi si basa sui criteri del DSM e su una valutazione multidisciplinare. Trattamenti mirati – psicologici, educativi e farmacologici – permettono di gestire efficacemente il disturbo e migliorare il funzionamento del paziente e la qualità della vita.
Difficoltà a restare concentrati, irrequietezza, impulsività: quando questi comportamenti si manifestano con costanza e interferiscono con le attività quotidiane – a scuola, al lavoro o nelle relazioni – possono essere il segnale dell’ADHD, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Una condizione neuroevolutiva che accompagna l’individuo fin dall’infanzia e che, se non riconosciuta, può creare difficoltà anche nell’età adulta.
A cosa è dovuto questo deficit? Come può essere riconosciuto? E in che modo può essere gestito? Scopriamone di più.
Che cos’è l’ADHD?
L’ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder o disturbo da deficit di attenzione e iperattività) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da una marcata inclinazione alla disattenzione, iperattività e impulsività. Esordisce nell’infanzia, in genere entro i 7 anni.
ADHD: cause
L’ADHD ha una base neurobiologica: deriva cioè da un funzionamento diverso di alcune aree cerebrali coinvolte nell’attenzione, nell’autocontrollo e nella regolazione delle emozioni. Le ricerche indicano una combinazione di fattori genetici – spesso il disturbo è presente in più membri della stessa famiglia – e di fattori ambientali che possono causarne l’insorgenza.
Quali sono i sintomi di ADHD?
I sintomi dell’ADHD possono essere ricondotti a tre categorie:
- disattenzione: difficoltà a mantenere la concentrazione, scarsa organizzazione, tendenza a perdere oggetti, errori di distrazione, difficoltà a portare a termine compiti e attività
- iperattività: incapacità di stare fermi a lungo, bisogno continuo di muoversi, irrequietezza, necessità di alzarsi anche in situazioni che richiedono tranquillità
- impulsività: fatica ad aspettare il proprio turno, risposte affrettate, tendenza a interrompere gli altri, difficoltà a gestire frustrazione ed emozioni intense.
Questi segnali possono cambiare con l’età:
- nei bambini prevale spesso l’iperattività
- negli adolescenti e negli adulti emergono maggiormente disattenzione e difficoltà di gestione del tempo, organizzazione e regolazione emotiva.
L’intensità dei sintomi varia nel tempo e può essere influenzata dal contesto familiare, scolastico e sociale. Un riconoscimento precoce permette di impostare strategie di gestione efficaci e personalizzate, migliorando la qualità della vita.

Specialmente nei bambini, l’ADHD può manifestarsi con iperattività (incapacità di restare fermi a lungo, bisogno continuo di muoversi).
ADHD: come si diagnostica?
La descrizione clinica dell’ADHD e i criteri necessari per diagnosticarlo sono stati definiti nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) dell’American Psychiatric Association, considerato uno degli strumenti più utilizzati per la classificazione dei disturbi mentali.
Secondo il DSM, la diagnosi di ADHD può essere posta quando sono presenti almeno sei dei nove sintomi riconducibili alla disattenzione, oppure sei dei nove sintomi che riguardano iperattività e impulsività, persistenti in più contesti di vita e tali da interferire con il funzionamento quotidiano.
La diagnosi di ADHD si basa su una valutazione clinica multidisciplinare e prevede:
- colloqui clinici con la famiglia e, per bambini e adolescenti, con la scuola
- osservazione del comportamento in più contesti
- scale di valutazione standardizzate
- esclusione di altre condizioni che possono causare sintomi simili.
Riconoscere correttamente il disturbo consente di impostare un trattamento mirato e di evitare etichette improprie.
Disturbo ADHD: si guarisce?
L’ADHD non “guarisce” nel senso tradizionale del termine, poiché è una condizione neuroevolutiva che tende a persistere nel tempo. Tuttavia, grazie ai trattamenti disponibili, è possibile gestire i sintomi in modo efficace e raggiungere un buon livello di autonomia e benessere.
I percorsi terapeutici più utilizzati includono:
- interventi psicologici e psicoeducativi, utili per potenziare organizzazione, regolazione emotiva e abilità sociali
- parent training, per fornire ai genitori strategie pratiche nella gestione del comportamento
- interventi scolastici mirati, come strumenti compensativi, modifiche dell’ambiente di studio e tecniche di supporto
- farmaci, che agiscono sui circuiti cerebrali dell’attenzione e dell’autocontrollo (in particolare il metilfenidato o alcune anfetamine).
Con un trattamento adeguato, molte persone con ADHD raggiungono risultati scolastici, lavorativi e relazionali soddisfacenti. La gestione precoce fa la differenza.
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Il trattamento dell’ADHD prevede spesso un percorso di psicoterapia.
Le domande più frequenti dei pazienti
Come distinguere tra vivacità e ADHD?
La differenza sta nella costanza e nell’impatto dei comportamenti: nell’ADHD disattenzione, impulsività e iperattività sono persistenti, si manifestano in più contesti e interferiscono con attività scolastiche, lavorative o relazionali.
A che età si può diagnosticare l’ADHD?
I sintomi compaiono in genere entro i 7 anni, ma la diagnosi può essere formulata anche più avanti, soprattutto negli adolescenti e negli adulti in cui il disturbo non è stato riconosciuto da bambini.
Chi effettua la diagnosi di ADHD?
La valutazione viene svolta da specialisti del neuropsviluppo: neuropsichiatra infantile, psicologo o psichiatra, attraverso colloqui, osservazioni e scale di valutazione standardizzate.
L’ADHD si può curare?
Non si parla di “guarigione”, ma di gestione efficace. Con interventi psicologici, psicoeducativi e, quando indicato, farmacologici, molte persone riducono i sintomi e raggiungono una buona qualità di vita.


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