Dunque, certe categorie alimentari sono causa di disturbi per una fetta consistente della popolazione, che tende ad aumentare per la diffusione dei test per le allergie alimentari e per la crescente sensibilità verso fenomeni come la celiachia e altre intolleranze. La diagnosi delle allergie alimentari si esegue infatti attraverso procedimenti dal carattere scientifico, eseguiti da un medico specializzato, l’allergologo, che, in base ai sintomi riportati dal paziente, è in grado di decidere la miglior strategia per individuare la causa dei disturbi. Attenzione quindi ai test fai-da-te o a quelli proposti in luoghi che non sono lo studio medico di uno specialista.
Quali alimenti provocano più allergie?
Un convegno dell’AAIITO (Associazione Allergologi e Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri) svoltosi a Palermo nell’ottobre dell’anno scorso ha provato a stilare una mappa dettagliata delle tipologie di alimenti che più frequentemente scatenano allergie nei pazienti italiani. Ne è uscita una graduatoria che vede al primo posto gli alimenti vegetali, come frutta, frutta secca e legumi, responsabili del 72% dei casi di allergia alimentare, seguiti a grande distanza dai crostacei, con il 13%. Categorie di alimenti a rischio sono anche il pesce (4%), le uova (4%), il latte vaccino (3%), i cereali (2%) e la carne (1%).
Si tratta, com’è evidente, di categorie alimentari compresenti nella dieta abituale di chiunque, per cui non è sempre semplice individuare il cibo responsabile di allergie o intolleranze nel momento in cui si manifestano. Con ogni probabilità sarà necessario ricorrere a test specifici.
Test delle allergie alimentari: quali sono e come funzionano?
A meno che non abbiate già potuto individuare con chiarezza quale alimento scatena le reazioni allergiche, l’allergologo vi porrà alcune domande preliminari per valutare con più chiarezza il quadro. Ad esempio, vorrà sapere di quali sintomi soffrite, che cosa avete mangiato in occasione della loro comparsa e in che quantità, quanti episodi vi sono già capitati e quanto sono durati, se state assumendo farmaci. Sarà inoltre utile fare una dettagliata anamnesi familiare, parlare della vostra dieta abituale e di eventuali criticità ambientali legate alla casa o alla zona in cui abitate. Tutto ciò sarà utile per capire che cosa sta causando gli attacchi di allergia o che cosa può rendere più acuti i sintomi.
Una volta in possesso di queste informazioni, l’allergologo può scegliere correttamente a quale test per le allergie alimentari sottoporvi.
Prick test
In inglese prick significa pungere, fare una puntura, ed è esattamente ciò che avviene durante questo test. L’allergologo appone sulla cute dell’avambraccio alcune gocce di estratto allergenico diluito, cerchiando con un pennarello il punto di rilascio. Il medico va poi a bucare con una lancetta sterile la pelle dell’avambraccio in corrispondenza delle gocce, penetrando per circa 1 millimetro; tuttavia nella maggior parte dei casi il paziente non avverte alcun dolore.
In questo modo il liquido entra in contatto con le cellule del sistema immunitario e, dopo un intervallo che può andare dai 15 ai 30 minuti, sarà possibile osservare un’eventuale reazione: prurito, rossore e rigonfiamento indicano una reazione positiva al test.
Analisi del sangue e Rast test
Il Rast test è un esame di secondo livello che si basa sul presupposto che una persona che soffre di allergie alimentari presenterà nel sangue anticorpi specifici contro un allergene. Può essere quindi eseguito per approfondire o confermare i risultati del prick test. Con questa indagine si individuano eventuali immunoglobuline E specifiche per gli allergeni che si pensano essere la causa scatenante di un’allergia. Si tratta di un esame più costoso del prick test, ma in grado di ovviare ad alcuni difetti di quest’ultimo, che viene vanificato da eventuali difetti della pelle o dall’assunzione di farmaci antistaminici e cortisonici.
Test di eliminazione
In un test di eliminazione, viene prescritta al paziente una dieta che elimina l’alimento che si sospetta essere la causa della reazione allergica. Il bando dell’alimento sospetto dura dalle due alle sei settimane; passato questo periodo, lo stesso viene reintrodotto nella dieta.
Intuitivamente, se i sintomi scompaiono nel periodo di eliminazione e ricompaiono al momento della reintroduzione dell’alimento, ci troviamo con ogni probabilità di fronte a un’allergia o un’intolleranza alimentare.
È assolutamente sconsigliato tentare questo genere di test per le allergie alimentari in autonomia, anche se si hanno forti sospetti su un alimento in particolare. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi ad uno specialista e di seguire le sue indicazioni. In caso di esito positivo, è possibile consultare un dietologo che potrà consigliare cibi e bevande da evitare, istruire il paziente sulla lettura delle etichette degli alimenti e indicargli eventuali fonti alimentari alternative per integrare la propria dieta.
Anche nel caso delle allergie, l’alimentazione si rivela un fattore determinante per il nostro benessere o può diventare causa di disturbi. Nel momento in cui sintomi precisi si presentano più volte dopo aver assunto cibo, è il caso di non attendere oltre e contattare il medico, che potrà prescriverci una visita specialistica con test per le allergie alimentari e consigliarci l’allergologo da consultare.
La scoperta o l’insorgenza di un’allergia alimentare può cambiare anche in modo importante le nostre abitudini a tavola, ma la priorità è salvaguardare la nostra salute e non farci trovare impreparati. Per questo sottoscrivere una polizza sanitaria è sicuramente il modo per non farsi sorprendere dagli imprevisti e per avere a disposizione le diagnosi e le cure migliori nel momento in cui ci servono. È il caso dei piani individuali offerti da UniSalute, che prevedono esami gratuiti, sconti per prestazioni specialistiche presso strutture convenzionate da scegliere fra centinaia disponibili, piani di prevenzione personalizzati, e ancora servizi di assistenza domiciliare post infortunio o dedicati in modo specifico agli anziani.
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