Negli ultimi anni il disagio psicologico in Italia è cresciuto in tutte le fasce d’età, complice la pandemia, l’instabilità geopolitica e un diffuso senso di precarietà. I dati più recenti mostrano un malessere crescente tra giovani, adulti e anziani, mentre il sistema pubblico fatica a rispondere a causa di carenza di personale, lunghe liste d’attesa e investimenti insufficienti.
Negli ultimi anni il tema della salute mentale è tornato al centro del dibattito pubblico nazionale e internazionale. Alla spinta iniziale legata alla pandemia da Covid-19 si sono sommati l’instabilità geopolitica, i conflitti in corso e un diffuso senso di precarietà economica e sociale: fattori che incidono sul benessere psicologico e alimentano un malessere che attraversa fasce d’età e contesti diversi.
A confermarlo sono le più recenti indagini. L’ultimo rapporto OCSE Mental Health Promotion and Prevention (2025) rileva in Italia un’ampia diffusione di sintomi ansiosi e depressivi, a fronte di un trattamento che rimane insufficiente rispetto alla domanda reale, complici la carenza di personale e gli scarsi investimenti in materia di prevenzione.
Un quadro che già nel 2024 trovava riscontro nelle stime ISTAT, che fotografavano un indice di salute mentale MH3 pari a 68,7 punti, stabile rispetto all’anno precedente e senza reali miglioramenti dal 2016. Dati che restituiscono un sistema di assistenza non ancora in grado di rispondere alle esigenze collettive, fatto di iniziative parziali, spesso in fase di sperimentazione o disomogenee sul territorio.
Cerchiamo di fare il punto sullo stato della salute mentale e sul welfare nel nostro Paese.
Salute mentale e welfare in Italia: i dati recenti
In Italia il bisogno di supporto psicologico riguarda ormai tutte le fasce d’età.
Disagio crescente tra i giovanissimi
Secondo la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), un minore su cinque presenta un disturbo neuropsichiatrico, con segnali che vanno dai disturbi del sonno alla disregolazione emotiva, dalle difficoltà relazionali ai disturbi alimentari. Una tendenza che rispecchia il quadro globale delineato dall’OMS, secondo cui oltre la metà dei disturbi mentali esordisce prima dei 14 anni e un adolescente su sette convive con un disturbo diagnosticato, spesso ansioso o depressivo. Negli ultimi anni la condizione dei giovani è diventata ancora più critica: secondo l’OCSE, tra il 2018 e il 2022 i disturbi mentali multipli negli adolescenti sono aumentati del 20%, con un impatto marcato sulle ragazze.
Adulti e anziani: malessere diffuso e non intercettato
Anche tra gli adulti si osserva una quota significativa di malessere. Le stime dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che il 6% degli adulti presenta sintomi depressivi; la prevalenza sale al 9% tra gli over 65, e supera il 13% tra le persone con più di 85 anni. Le donne risultano sistematicamente più colpite, mentre le condizioni economiche aggravano il rischio: tra gli anziani in difficoltà finanziaria, uno su quattro manifesta sintomi depressivi.
Le indagini sulla popolazione generale confermano un quadro diffuso di fragilità emotiva. Secondo l’Osservatorio Sanità UniSalute, il 43% degli italiani fatica a mantenere un umore stabile, con livelli di stress frequente o quotidiano nel 38% dei casi, con picchi tra giovani e donne. Nonostante ciò, solo una minoranza si rivolge a un professionista: molte persone rimandano o valutano i costi come un ostacolo. Un andamento che si inserisce in una tendenza europea più ampia: secondo l’OCSE, un adulto su cinque manifesta sintomi depressivi o ansiosi, ma oltre due terzi non accedono ai servizi per via di barriere economiche, liste d’attesa e stigma.
Carenza di personale e fondi insufficienti
Su questo scenario pesano diversi fattori: la carenza di personale – con una media di 3,5 psicologi ogni 1.000 abitanti – e una rete territoriale spesso frammentata e caratterizzata da tempi d’attesa molto lunghi. A ciò si aggiunge un livello di investimenti ancora limitato, con appena lo 0,6% del PIL destinato alla prevenzione in ambito salute mentale, e una forte disomogeneità nell’accesso ai servizi.

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Piano Nazionale per la Salute Mentale 2025-2030: le misure previste
Anche lo scenario dei prossimi anni non sembra offrire prospettive di reale avanzamento. Il Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025-2030 elaborato dal Ministero della Salute insieme alle Regioni e in attesa dell’intesa in Conferenza Unificata, pur introducendo sostanziali integrazioni rispetto a quello precedente del 2013, lascia irrisolti diversi nodi fondamentali.
Ecco alcune delle misure previste.
- Rafforzamento dei servizi territoriali e dei Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali (PDTA) condivisi.
- Formalizzazione e standardizzazione a livello nazionale dello psicologo di base (psicologo dell’assistenza primaria), con l’obiettivo di offrire interventi psicologici brevi e di prossimità nei distretti e nelle Case di Comunità. Si tratta di un servizio attualmente limitato ad alcune Regioni che hanno avviato sperimentazioni o approvato leggi specifiche (tra cui Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia).
- Équipe dedicate ai giovani 14-22 anni, per garantire continuità assistenziale nel passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta.
- Introduzione del case manager, figura incaricata di coordinare i percorsi di cura nei casi più complessi.
- Integrazione dei servizi per le dipendenze, con PDTA condivisi tra Salute Mentale, SerD e Neuropsichiatria infantile.
Restano tuttavia da definire due elementi cruciali: le risorse economiche e i tempi di attuazione. Senza finanziamenti certi e dei tempi di attuazione chiari, molte di queste proposte rischiano di rimanere sulla carta. L’approvazione definitiva del piano sarà quindi decisiva per stabilire come e quando potrà essere implementato in modo uniforme sul territorio nazionale.
Il “bonus psicologo”
Nel 2025 è stato rinnovato il cosiddetto bonus psicologo, un contributo economico rivolto ai cittadini con un ISEE fino a 50.000 euro per sostenere le spese per sedute di psicoterapia. L’importo riconosciuto varia in base alla fascia economica e può coprire sedute fino a 50 euro ciascuna, entro i seguenti limiti massimi:
- 1.500 euro per ISEE inferiore a 15.000 euro
- 1.000 euro per ISEE tra 15.000 e 30.000 euro
- 500 euro per ISEE tra 30.000 e 50.000 euro.
Pur ampliato rispetto alle edizioni precedenti, il bonus continua a evidenziare limiti strutturali rispetto all’ampiezza del bisogno. Le risorse disponibili per il 2025 – 9,5 milioni di euro, parte di un totale di 21,5 milioni stanziati tra 2024 e 2025 – coprono infatti solo una frazione delle richieste. A fronte di circa 360.000 domande – presentate nella finestra compresa tra il 15 settembre e il 14 novembre – potranno accedere al finanziamento poco più di 7.000 persone, selezionate in base all’ISEE e all’ordine di arrivo delle istanze.
Salute mentale in Italia: il settore privato offre maggiore assistenza
Di fronte a una carenza del pubblico, nel nostro Paese ancora una volta il settore privato sembra aver risposto più velocemente e in modo più incisivo all’emergenza. In molti casi, infatti, sono stati attivati dei servizi e garantiti pacchetti di intervento psicologico, soprattutto online. Tuttavia, le criticità del sistema pubblico non possono essere colmate da iniziative di questo tipo, che comunque non arrivano a tutta la popolazione, ma soltanto ad alcune fasce più agiate.
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Le domande più frequenti dei pazienti
Perché oggi si parla così tanto di salute mentale?
Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo di ansia, stress e depressione in tutte le fasce d’età, complice la pandemia da Covid-19 e le crisi nell’assetto politico mondiale. Le indagini internazionali mostrano che molti disturbi iniziano già nell’infanzia o nell’adolescenza, mentre tra adulti e anziani cresce la domanda di supporto psicologico.
Quali sono le principali criticità del sistema italiano?
Tra le problematiche più frequenti rientrano la carenza di personale specializzato, tempi d’attesa lunghi, servizi territoriali disomogenei e risorse insufficienti. Inoltre, non tutte le Regioni offrono lo stesso livello di assistenza, creando disuguaglianze nell’accesso alle cure.
Cos’è lo psicologo di base?
Lo psicologo di base (o dell’assistenza primaria) è un professionista che offre interventi psicologici brevi e di primo livello nei distretti sanitari e nelle Case di Comunità.
Come funziona il bonus psicologo nel 2025?
La misura è stata riattivata con una finestra di domanda dal 15 settembre al 14 novembre. Il contributo varia in base all’ISEE e può arrivare fino a 1.500 euro per sedute di psicoterapia.


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